“A NORD DI LAMPEDUSA”… C’È LA SALVEZZA!
INTERVISTA CON DAVIDE DEMICHELIS,AUTORE DEL DOCUMENTARIO CHE RACCONTA DI UNO DEI TANTI (TROPPI!) NAUFRAGI NEL MEDITERRANEO.
3 ottobre 2016, la storia di un naufragio al largo delle coste dell’isola di Lampedusa e delle relazioni che si sono create tra i sopravvissuti e un abitante del posto che li ha tratti in salvo. Il racconto di questa storia è nel documentario dal titolo “A Nord di Lampedusa“. Abbiamo incontrato e intervistato l’autore Davide Demichelis, giornalista e documentarista.
D. A NORD DI LAMPEDUSA,che storia è ?
R. Dobbiamo partire da un nome, quello di Vito Fiorino, titolare di una gelateria, proprietario di una piccola imbarcazione da otto posti. Vito quella sera, il 2 di ottobre del 2016, decide di uscire in mare con i suoi amici, si fermano a dormire in rada,un fatto eccezionale perché erano sempre rientrati,quella notte cambiarono programma, si addormentarono sulla barca. Alle 3 di notte avvenne un naufragio, a poche centinaia di metri dalla costa un imbarcazione con circa 500 persone, in gran parte erano provenienti dall’Eritrea. Circa alle 6 del mattino Vito e i suoi amici vennero svegliati da grida provenienti dal mare. All’inizio si pensò fossero versi di gabbiani, ma tra la foschia si scorsero ben presto mani che chiedevano aiuto. In mare vi erano tante persone, uomini,donne, di ogni età. La piccola imbarcazione si avvicinò al luogo del naufragio. Vennero fatti salire a bordo,tratti in salvo 47 persone, la pilotina era stracarica, si consideri che poteva trasportare massimo 8 persone e ne aveva già 55,incluso Vito e i suoi amici. Il tempo di arrivare a riva, far scendere tutti e ritornare in mare per salvare altre vite. Ma le condizioni non lo consentirono, troppo tardi, erano tutti morti, un bilancio tragico: 368 persone. Quel naufragio fece notizia perchè avvenne proprio davanti alle coste. Oltre 300 bare in fila nell’hangar. il 3 ottobre venne proclamato giorno della memoria e dell’accoglienza dei migranti. Vito Fiorino è rimasto in contatto con gran parte dei 47 sopravvissuti che lo chiamano papà, in segno di riconoscenza. 46 sono in Italia ed uno in Italia. Noi siamo andati a trovarne otto, tra Svezia,Norvegia e Olanda, e abbiamo raccontato le loro storie di integrazione. C’è Alex che fa il parrucchiere in Olanda,Solomon in Svezia è un conducente di autobus, Abraham lavora in un supermercato in Norvegia , e poi c’è chi ha avuto tre figli…persone che conducono una vita normale.
D. Come è stato l’incontro con i Migranti sopravvissuti?
R. Molto commovente. E’ stato molto bello vedere l’incontro con Vito e i migranti che lo chiamano papà in segno di gratitudine.
D. Perché avete realizzato questo documentario?
R. Lo scopo di questo documentario che ho realizzato insieme ad Alessandro Rocca, grazie al sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo, è raccontare il dopo, storie che nessuno racconta, storie di integrazione che aiutano a capire di non aver paura dei migranti. E poi c’è Vito, una persona eccezionale, che è una persona normale, non lavorava per le ONG, quella notte era lì per caso, e mai avrebbe pensato di trovarsi al centro di un salvataggio così importante. Vito è nato in Puglia,emigrato da bambino a Milano con i genitori che avevano una piccola impresa. A 50 anni Vito ha deciso di cambiare lasciando Milano e di andare a vivere a Lampedusa dove ha aperto una piccola attività. Per 5 anni ha taciuto quell’episodio, non lo ha detto a nessuno, lo ha custodito come fosse un segreto,poi ha cominciato a raccontare e la sua storia si è diffusa. La prima volta a Milano, mentre ricordava ad una manifestazione quanto era accaduto quella notte, è scoppiato a piangere, suscitando molto interesse e commozione tra i presenti all’evento. Nessuno in questi anni aveva raccontato il dopo ed è proprio dalle storie, il cui racconto è compito di noi giornalisti, che emerge la normalità di vite salvate, la generosità e l’integrazione.
D. Che Strada percorrerà questo lavoro?
R. È stato presentato a febbraio alla Camera dei deputati, la scorsa settimana è andato in onda sui canali Rai, nella trasmissione Geo. Lo scopo del documentario che stiamo portando in giro per l’Italia, lo abbiamo proiettato anche in Svizzera, è quello di comprendere che sui circa 5 Milioni di immigrati, l’8% della popolazione italiana, se una minima parte può aver commesso errori, la maggioranza chiede solo accoglienza e una vita normale.
D. Perchè sono tutti all’estero?
R. Perchè probabilmente non siamo pronti all’integrazione come in altri Paesi, siamo approdo e centro di prima accoglienza. Alex ad esempio è stato assistito, per due anni ha frequentato un corso per imparare la lingua, ha avuto un tetto ed un lavoro.
D. A Vito è stato conferito un riconoscimento?
R. Dal governo italiano nulla, ha uno spazio a lui dedicato nel giardino dei giusti a Lampedusa.
Quello di Davide Demichelis è un lavoro davvero interessante, utile a comprendere le dinamiche di un percorso di integrazione assolutamente da rivedere e rendere più efficiente, magari seguendo esempi virtuosi già collaudati tralasciando invece quelli decisamente peggiori; ricordiamo infatti che numerose imbarcazioni prima di naufragare transitano per altri porti del Mediterraneo,come è accaduto più volte all’isola di Malta,vedendosi negare il permesso di attracco e di avvicinamento alla costa.
A cura di Mario Barbarisi