NATALE – IN IRPINIA C’È IL PRESEPE “SCOMODO”
A cura di Mario Barbarisi
Con il Natale la rievocazione storica della nascita del salvatore, attraverso la raffigurazione presepiale, prende vita e colore in tanti modi, c’è chi si attiene alla tradizione, costruendo uno scenario ed un paesaggio simile alla Betlemme di oltre duemila anni fa e chi dona un tocco di colore e di originalità aggiungendo scenari nuovi, ambientando la rappresentazione in paesaggi di vario genere, come quello costruito in un igloo al polo nord. Ma c’è chi si concentra, invece, sul significato del presepe, cercando di rendere attuale e contestualizzare il messaggio della nascita di Gesù. È, quest’ultimo, il caso del presepe costruito in Irpinia da don Vitaliano Della Sala, parroco della chiesa dei santi Pietro e Paolo, in località Capocastello di Mercogliano, paese in provincia di Avellino. Sta facendo discutere da giorni l’installazione presepiale ai piedi dell’altare dove il posto di San Giuseppe (rimasto in sagrestia) è occupato da un’altra donna. Si tratta di un chiaro riferimento alle coppie di fatto, alle famiglie allargate, alle donne separate e risposate, insomma: a tutte quelle situazioni che oggi restituiscono una famiglia “diversa” da quella di duemila anni fa. Quella di Don Vitaliano è una provocazione rivolta prima di tutto alla stessa Chiesa:come ci comportiamo con questi figli di Dio? Siamo pronti a costruire una società inclusiva o ci fermiamo a giudicare e ad allontanare chi è diverso? Purtroppo questo messaggio, seppur profondo, almeno all’inizio non è passato immediatamente, forse per colpa di una spiegazione incompleta , o forse perché chi fa comunicazione ha voluto cogliere solo l’aspetto marginale e più eclatante del presepe “con due madri”. Tra tutte le rappresentazioni presepiali, se ne contano milioni solo nel sud Italia, quella di don Vitaliano è quella di cui si discute di più, basta vedere il web con i lanci di agenzia, tra cui anche la Reuters e i tantissimi commenti, alcuni addirittura feroci, altri di condivisione e solidarietà.
Don Vitaliano Della Sala non è nuovo ad iniziative del genere, per Lui il presepe è fede ma anche riflessione per scoprire il vero senso della nascita. Alcuni anni fa l’altare della chiesa dei Santi Pietro e Paolo ospitò un gommone con all’interno la natività, simboleggiava i migranti; per Don Vitaliano Gesù nasceva lì, tra i dimenticati, così come duemila anni fa, al freddo della grotta di Betlemme, perché non c’era altro posto, non c’erano carità ed accoglienza per una giovane partoriente e per il nascituro. Con gli oltre centocinquanta pasti serviti la notte di Natale nella sola mensa dei poveri, nella piccola città di Avellino, a cui si aggiungono le tante iniziative di solidarietà in tutta Italia, continuano, evidentemente, ad essere troppi gli esclusi, posti ai margini di una società pronta a festeggiare dimenticando il vero senso del Natale.