CAMPANIA – LA SANITÀ PUBBLICA DI DE LUCA? ALTRO CHE MODELLO!

di Mario Barbarisi

È proprio il caso di ricordare l’espressione:tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, la Sanità pubblica tanto decantata a parole dal presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, presenta lacune sempre più evidenti:tempi di attesa lunghissimi per ricoveri ed accertamenti diagnostici, poche strutture e mancanza di finanziamenti:sette mesi per una risonanza magnetica, quattro per TAC… analisi a pagamento dopo i primi dieci giorni del mese…. etc. ma le segnalazioni più frequenti riguardano le lunghissime attese nei Pronto Soccorso di tutti gli ospedali della Campania, non c’è solo Napoli, dove si segnalano attese di ben dieci ore, ma anche Avellino, Caserta, Salerno e Benevento. Non è un caso che la Regione Campania sia l’unica a non avere un assessore alla Sanità: poteri in capo al Governatore che decide tutto! La colpa non è certamente imputabile a medici ed operatori sanitari, professionisti in gran parte mortificati per i tagli del Personale e dei fondi, costretti a super turni massacranti. Pochi soldi investiti nel Pubblico a tutto vantaggio (involontario) del Privato. L’assistenza sanitaria è pubblica dal 1978, quando il governo guidato da Giulio Andreotti istituì il SSN, Servizio Sanitario Nazionale, con la prima Ministra della Salute donna, l’onorevole Tina Anselmi. Negli ultimi anni, in particolare, complice la pandemia da COVID-19, il sistema sanitario ha subìto una crisi senza precedenti, ritornando a livelli anteguerra, specie al sud,dove hanno chiuso i battenti diverse strutture pubbliche. D’altronde, che la sanità pubblica sia in crisi, soprattutto al Sud, lo dimostrano i numeri: secondo la Commissione Parlamentare d’Inchiesta sugli errori in campo sanitario, dal 2009 al 2012 sono state presentate circa 600 denunce per malasanità. Ad oggi, 2022, i numeri sono praticamente triplicati. La Calabria e la Campania, secondo il Centro per i Diritti del Cittadino, sono le due regioni dove si muore di più per cure e diagnosi tardive o errate, con l’81% di casi di malasanità che si concludono col decesso del paziente. In conclusione in Campania non è assolutamente possibile parlare di Sanità pubblica modello, di fiore all’occhiello. C’è bisogno di raccontare la verità e di procedere a testa bassa, senza proclami, bisogna fare di più, investendo nella ricerca, aprire nuovi ospedali e finanziare adeguatamente strutture e laboratori. L’attesa per ore nei Pronto Soccorso è un segno di inciviltà e palese inefficienza del sistema.

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