ITALIA, DITTATURA O DEMOCRAZIA?

di Mario Barbarisi

Non importa, a questo punto, chi sarà il nuovo presidente della repubblica italiana, ciò che importa è la consapevolezza, maturata dalla maggioranza dei cittadini, che si sentono esclusi dalle scelte politiche. Qualcuno potrebbe obiettare dicendo che il Parlamento è legittimato a procedere, è vero, ma chi ha scelto questo Governo? La risposta la conosciamo tutti:lo ha scelto il presidente della repubblica uscente, Sergio Mattarella. Ci troviamo, quindi, al cospetto di scelte che hanno, di fatto, estromesso i cittadini dalla partecipazione attiva e responsabile. Siamo passati da un Governissimo nazionale, guidato da un uomo delle banche, quale Draghi, preparato, titolato, ma pur sempre un uomo che rappresenta i cosiddetti poteri forti, e che non si è mai misurato di persona per concorrere in una sola competizione elettorale. Come se non fosse sufficiente, per completare il quadro destabilizzante, dobbiamo necessariamente aggiungere che i Ministri al Governo sono espressione di una parte politica sonoramente bocciata dagli elettori o, in alcuni casi, sono Ministri sconosciuti all’opinione pubblica. Ritrovarsi al Governo Gelmini, Carfagna, Brunetta… non fa bene alla democrazia, semmai richiama più le procedure adottate nei regimi dittatoriali. Ovviamente questa è la mia opinione personale ma a quanto pare, se alle ultime consultazioni elettorali ha partecipato circa il 50% degli aventi diritto, è evidente che qualche problema esiste! Siamo al cospetto di una democrazia malata. La verità, tra le tante, è che finiamo col dimenticare in fretta:così i 5Stelle hanno dimenticato la battaglia referendaria per affermare la gestione pubblica dell’acqua, proseguendo hanno dimenticato la lotta agli sprechi, come nel caso dell’eccessivo contratto Rai per Fazio e la sua “che tempo che fa” , e tutte le comode poltrone “inutili” o improduttive di Amministratori e manager, e sopratutto la lotta alla casta, politici in testa. Stipendi e pensioni d’oro per gli onorevoli, con regole e vantaggi che valgono, impunemente, solo per loro, una lista quasi infinita. Risultato? I 5Stelle si sono seduti, comodamente, al pari degli altri, in cambio di vitalizi e tanti altri benefici. Vogliamo parlare di Italia Viva? Con il suo leader che diventa conferenziere a pagamento nei Paesi Arabi? O del Ministro Cartabia che inaugurando l’anno giudiziario ha lamentato la lentezza dei processi, la prescrizione e la mancanza di strutture e personale… a chi lo ha comunicato? A chi la (in) giustizia la subisce? Il Governo conosce i problemi e, anziché risolverli si limita ad enunciarli? Vorrei giusto ricordare che nel Governo attuale siedono esponenti che all’epoca dei fatti alzarono la mano sostenendo che Ruby era nipote di Mubarak e che oltre il 70 per cento dei parlamentari non possiede i requisiti per partecipare ad un concorso pubblico per “bidello” presso un istituto scolastico. In siffatta situazione si corre un rischio enorme:quello di vedere la gente scendere in piazza e creare disordini, c’è tanta crisi, fame e disperazione in giro e nessuno ne parla. I prezzi dei generi di prima necessità sono aumentati, conseguenza degli aumenti dei costi di energia e di tutte le materie prime. In questo scenario apocalittico, pandemico (non post!) si racconta nei TG l’elezione del capo dello Stato come di un fatto privato, nulla da condividere! Difficile scandire i tempi, ma la storia ci ha insegnato che laddove si verifica un oppressione fiscale, carenza di Servizi e mancato coinvolgimento dei cittadini – elettori, si creano le condizioni per insurrezioni, rivolte, disordini di ogni genere;ci auguriamo, ovviamente, sempre che siano azioni pacifiche ma chi potrà dirlo con esattezza? Fa male vedere tanta disaffezione nei confronti della politica, l’istituzione che Papa Paolo VI definiva l’esercizio più bello di carità, erano altri tempi e, sopratutto, c’erano altri uomini, statisti, intellettuali e imprenditori. L’invito è di conservare l’ottimismo, coltivare la speranza, come ha più volte detto Papa Francesco, ma le idee, al pari dei cambiamenti, camminano sulle gambe degli uomini. Quello che viviamo oggi in politica e nelle Istituzioni è un declino il cui processo sembra essere sempre più vicino ad un epilogo, un triste finale la cui gravità è visibilmente trascurata, spesso del tutto ignorata, non solo sul piano nazionale. Al punto in cui si è giunti è difficile immaginare un rimedio, a breve e lungo termine, dobbiamo sperare innanzitutto di poter sfatare il detto secondo il quale al peggio non c’è mai limite.

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