FUORI DALLA PANDEMIA, CON I VACCINI E TANTA CAUTELA.

Intervista al dottor Gianpaolo Palumbo-Medico, componente della Federazione Medico Sportiva italiana

Dottor Palumbo, lei ha maturato, nel corso degli anni di impegno nella professione medica numerose esperienze, tutte prestigiose. Oltre ad essere un appassionato di sport fa parte della Federazione italiana medici sportivi, a proposito della pandemia le chiediamo subito di spiegare perché gli atleti sembrano resistere meglio di altri al Covid?

È vero ma questo vale non solo per il Covid, ma per tutte le patologie, lo sport fa bene, aiuta chi lo pratica, gli atleti proprio perché sottoposti ad un costante allenamento, ad esercizi che, di fatto, fortificano l’organismo in generale hanno le difese immunitarie decisamente rafforzate rispetto ad altri soggetti che non praticano sport.

Secondo Lei la pandemia ha pesato sullo sport?

La pandemia ha portato anche conseguenze per gli sport non professionistici. I dilettanti hanno a favore tanta buona volontà ma poche strutture di cui disporre, spesso non sufficienti e, se presenti, non adeguate.

In tempi di pandemia l’Italia ha fatto registrare una serie di vittorie: gli europei di calcio, le olimpiadi e le paraolimpiadi, e poi ancora il Tennis….

Si, tante vittorie, ma grazie ai professionisti dello sport, i quali hanno risentito davvero poco delle restrizioni, anzi, loro hanno potuto concentrarsi maggiormente sulle discipline sportive. Mentre i dilettanti hanno toccato ancora di più con mano le enormi difficoltà strutturali, a cui accennavo prima. Ovviamente sono dell’avviso che nello sport bisogna fare sul serio, in questo caso la spesa non è un costo ma un investimento. Investire è necessario visti i benefici, sia per la salute che in termini di immagine del Paese.

I dati relativi ai contagi per la pandemia sembrano confortanti, merito dei vaccini e delle misure precauzionali, ciononostante persiste uno zoccolo duro di no vax, lei a riguardo cosa ne pensa?

I no vax dimostrano di voler bene solo a sé stessi, perché il 90% delle persone in ospedale, ricoverate per il Covid, è composto proprio da no vax. È vero che capita anche ai vaccinati di contrarre il virus, ma si tratta di pochissimi casi al mondo e comunque il virus si mostra decisamente meno aggressivo, non letale. Per quanto riguarda i vaccini va necessariamente fatto notare che essi non sono certamente nati oggi, abbiamo esempi antichi, grazie ai quali è stato possibile sconfiggere malattie molto gravi. Per queste ragioni non è possibile comprendere e giustificare scelte non basate su evidenze scientifiche ma su opinioni espresse sull’onda di stati d’animo. C’è un dato verificato e di estrema chiarezza: i miglioramenti nei contagi sono il frutto di azioni di contenimento, poste in essere soprattutto grazie ai vaccini, somministrati in totale sicurezza. Vorrei, a tal proposito, ricordare i vaccini di qualche anno fa, obbligatori per la frequenza scolastica. Oggi se vogliamo riaprire presto le attività, palestre, piscine, ristoranti, scuole….. Etc… dobbiamo insistere su questa strada, con cautela,utilizzando le protezioni, il distanziamento e somministrando i vaccini.

Ora si va verso la terza dose…

La terza dose potrebbe essere necessaria per ora è somministrata ad anziani e categorie a rischio, persone fragili…

È possibile fare previsioni? Cosa accadrà nei prossimi mesi?

Previsioni? Con una certa approsimazione rispondo di sì, ma nel dettaglio ritengo sia un azzardo fare previsioni a lungo termine. È evidente che il virus non è ancora sconfitto del tutto, guai ad illudersi del contrario, per questo invito alla massima cautela, le indicazioni vanno seguite: con le dovute misure di prevenzione e la somministrazione dei vaccini sono convinto che ce la faremo…

Secondo Lei il problema non è tanto l’occidente quanto i Paesi in via di sviluppo, nel Terzo mondo dove la pandemia è fuori controllo? In alcune aree geografiche non si hanno numeri precisi per costruire un quadro definito…

In effetti in Africa abbiamo solo lo 0,79 per cento di vaccinati, parliamo di realtà dove il Sistema Sanitario non esiste, in Italia i vaccinati hanno raggiunto quota 80% con almeno una dose. Per quanto concerne la conoscenza dei dati: gli addetti ai lavori sanno dove trovare i numeri aggiornati, dove attingere notizie. Sappiamo bene che la sfida per sconfiggere le malattie contagiose e, soprattutto, il coronavirus si gioca nei Paesi del cosiddetto terzo mondo, per queste ragioni la ricerca va avanti senza sosta per trovare soluzioni efficaci e rapide per nuovi vaccini.. Solo gli Stati Uniti inviano milioni di vaccini in Africa, anche l’occidente fa la sua parte donando dosi, c’è consapevolezza che la solidarietà è necessaria e indispensabile.

La Pandemia ha richiesto più medici, si è dovuto ricorrere ad un decreto richiamando i praticanti, ciononostante le Facoltà Universitarie di Medicina sono ancora a numero chiuso.

Si questo è un problema, in effetti pur confermando il numero chiuso sono stati concessi molti più posti, il problema, a mio avviso, non è tanto il numero dei laureati quanto le specializzazioni, è lì che bisogna intervenire offrendo maggiore disponibilità di posti e di scelte.

In questi due anni, secondo un recente report, a causa della pandemia, si stima un calo dell’80% di interventi chirurgici, anche per patologie gravi

Credo che la percentuale sia inferiore, resta comunque il dato elevato e la sua gravità; va spiegato che gli interventi necessari sono sempre garantiti, se sono saltati è perché nella fase più critica della pandemia sono mancati gli screening, i pazienti si sono spesso sottratti, per paura di contrarre il virus, ai necessari accertamenti e controlli nelle strutture sanitarie pubbliche. Per questa ragione, non per altro, è calato il numero di interventi.

La riapertura delle scuole, con lezioni in presenza, di cinema e teatri, di stadi e palazzetti dello sport lasciano ben sperare, a patto che si continuino ad osservare le giuste precauzioni.

A cura di Mario Barbarisi

NELLA FOTO- TEST PER ISCRIZIONE ALLA FACOLTÀ DI MEDICINA E CHIRURGIA

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