CAMBIAMENTI CLIMATICI, DAL CALDO AL FREDDO ESTREMO


Il cambiamento climatico che stiamo vivendo,
insieme ad un innalzamento della temperatura media globale causa episodi di freddo estremo sempre più frequenti in tutto l’emisfero settentrionale.


Gli episodi di forti nevicate e freddo estremo, in particolare ad altitudini e latitudini elevate, che si sono verificati in quest’inverno 2020-2021, non smentiscono certo il fatto che il pianeta si sta riscaldando. A spiegare le dinamiche di quello che sembra un controsenso, è Domenico Gaudioso, membro del Direttivo di Greenaccord Onlus, responsabile per i Rapporti internazionali, già dirigente ISPRA.

«Per capire il fenomeno – dichiara Gaudioso–, è necessario ricordare la differenza tra il tempo meteorologico, che si riferisce alle condizioni che si stanno verificando in questo momento, e il clima, che è l’insieme delle condizioni meteorologiche considerate su un periodo di decenni.
Ad esempio, il mese di febbraio 2021 ha visto episodi di freddo estremo con potenti nevicate in molte aree dell’emisfero settentrionale. In Texas si sono registrate temperature fino a -19°C. In Italia, in Trentino Alto Adige, si sono toccati i -26°C.
Gli eventi meteorologici invernali dell’emisfero settentrionale sono una complessa interazione tra le condizioni dell’alta atmosfera sulle regioni polari e le condizioni di media latitudine sugli oceani e sulla terra. Il cambiamento climatico comporta potenziali implicazioni per molti di questi fattori, tra cui il riscaldamento artico, la corrente a getto polare (jet stream) e il vortice polare. In generale, il cambiamento climatico rende più probabili condizioni meteorologiche estreme e irregolari e, in alcuni casi, più gravi».

Gli scienziati stanno studiando attentamente la connessione tra i cambiamenti nella regione polare artica e gli eventi meteorologici più estremi alle medie latitudini. Quello che stanno scoprendo potrebbe aiutare a spiegare alcuni casi di freddo estremo e neve. 

«Nell’Artico – riprende Gaudioso –, il ghiaccio marino e i ghiacciai si stanno ritirando e la temperatura del permafrost è in aumento. 

Le rilevazioni satellitari evidenziano una costante diminuzione della superficie della banchisa, con un ritmo medio del 6,4 per cento per decennio tra il 1979 e il 1992, che sale al 13,3 per cento tra il 1993 e il 2006 per poi tornare al 4 per cento tra il 2007 e il 2020.
Si tratta di cambiamenti considerati senza precedenti almeno negli ultimi 1.450 anni. L’estensione minima estiva del ghiaccio marino registrata nel 2020 è stata la seconda più bassa osservata dal 1979, quando sono iniziate le osservazioni satellitari [Quinto Rapporto di Valutazione dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), o AR5].
Queste tendenze riflettono la cosiddetta “amplificazione polare”: significa che gli aumenti di temperatura sono superiori alle medie globali. Molte condizioni sono senza precedenti, inclusa la bassa estensione del ghiaccio marino artico. Lo scioglimento dei ghiacci modifica la cosiddetta “albedo”, cioè la capacità della superficie terrestre di riflettere la radiazione solare. I ghiacci artici, per il loro colore bianco, riflettono maggiormente la radiazione. Scomparendo, lasciano esposte varie aree di acque libere più scure, che invece assorbono i raggi, immagazzinano calore, determinando così un innalzamento della temperatura».
 
La corrente a getto è una corrente d’aria in rapido movimento, che si forma lungo i confini tra aria calda e fredda, e diventa più pronunciata durante l’inverno, quando le masse d’aria artiche e di media latitudine contrastano più fortemente l’una con l’altra.
Il vortice polare è una vasta area di bassa pressione e aria fredda che circonda entrambi i poli terrestri. Il vortice polare artico è una circolazione del vento nell’alta atmosfera, in altre parole, un fenomeno molto ordinario. Si forma ogni anno in autunno, quando il sole raggiunge a malapena il Polo Nord. In primavera si dissolve di nuovo lentamente. Soprattutto a causa dell’amplificazione artica, il comportamento del vortice polare è cambiato negli ultimi decenni. Questo a sua volta può influenzare il comportamento della corrente a getto, abbreviazione di “corrente a getto polare troposferica”. Un vortice polare indebolito a causa del riscaldamento dell’Artico, porta ad un indebolimento della corrente a getto, con la possibilità che l’aria fredda artica raggiunga latitudini inferiori con un clima solitamente più caldo. Allo stesso tempo, è possibile che l’aria più calda possa arrivare dalle latitudini più basse a quelle più alte, portando a condizioni meteorologiche insolite in Alaska, Canada settentrionale o Eurasia settentrionale.

*Domenico Gaudioso, esperto di cambiamenti climatici, componente del direttivo di GREENACCORD, è stato anche relatore al Sinodo sull’Amazzonia.

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