UNA NUOVA ECONOMIA È POSSIBILE, PAROLA DI PAPA FRANCESCO.
The Economy of Francesco, la scuola di formazione ad Assisi.
A cura di Giuseppe Aderno ‘
“Approfondire i temi dell’Economia di Francesco a partire dai beni comuni” è l’obiettivo dell’incontro mondiale, scuola di formazione, “The Economy of Francesco School”, che coinvolge il più vasto movimento di giovani economisti e imprenditori, provenienti da tutto il mondo, impegnati “per una economia nuova, all’altezza dei tempi nuovi”.
Il primo incontro era programmato ad Assisi in presenza dal 26 al 28 marzo 2020, per il lockdown è stato rinviato a novembre 2020 e si è svolto in modalità online, come pure il secondo incontro che si svolge dal 3 marzo 2021.
Luigino Bruni, coordinatore scientifico EoF, ha dichiarato che “Con il terzo millennio siamo entrati definitivamente nell’era dei beni comuni. Se continuiamo a sentirci proprietari e padroni della Terra, dell’atmosfera, degli oceani, continueremo soltanto a distruggerli. Dobbiamo, presto, imparare a utilizzare i beni senza esserne padroni, dobbiamo velocemente apprendere l’arte della gratuità, il principio dell’altissima povertà di Francesco d’Assisi: l’uso senza proprietà”.
L’economia doveva servire ai governi per favorire il benessere sociale e promuovere la cultura e la civiltà, l’economia aziendale considerava “l’azienda era strumento operativo per rispondere ai bisogni dell’uomo mentre l’economia politica tende a promuovere la ricchezza delle nazioni nel contesto di una macroeconomia a scapito del cittadino.
La strada della ricchezza a tutti i costi, abbattendo i principi e i valori dell’umanesimo ha avuto il sopravvento ed oggi la “E” dell’economia è scritta corpo 72, mentre la “E” dell’Educazione che occupa risvolti maggiori e coinvolge tutto l’uomo e tutti gli uomini, viene scritta corpo 7, apparendo quasi illeggibile e insignificante
Mentre è noto a tutti il volume “Dei delitti e delle pene” di Cesare Beccaria, suocero del Manzoni , pochi conoscono che il marchese Giacinto Dragonetti (1738-1818), giurista abruzzese e avvocato fiscalista, laureato alla cattedra di Antonio Genovesi a Napoli, e nel 1792 magistrato della Monarchia di Sicilia, la seconda carica per importanza dopo quella di viceré, scrisse in riposta al Beccaria: nel 1766 scrisse “Delle virtù e dei premi” ponendo l’accento sulla valorizzazione delle virtù, premiando anche l’impegno profuso nel conseguire il benessere dei cittadini,
Sono questi i nuovi filoni da seguire per assicurare all’economia sociale una garanzia di successo e di sviluppo.
La politica, che per definizione corrisponde alla “ricerca del bene comune”, dovrebbe avere questo costante obiettivo non solo verbale, ma concretamente applicato nelle scelte politiche a vantaggio e a beneficio del miglior bene e a vantaggio di tutti i cittadini, senza trascurare nessuno, senza escludere i poveri, i senza tetto, gli emarginati, che Papa Francesco chiama “gli scartati”.
La pandemia ha fatto emergere con durezza i limiti di un’economia che spesso ha messo da parte il più debole, il più fragile e che oggi mostra il suo fallimento nei confronti dell’umanità.
In una lectio magistralis nel corso di convegno promosso da “Futurlab”, il professor Stefano Zamagni, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, dettando le linee guida per una possibile “soluzione alla crisi” di oggi ha sottolineato i valori della “donazione, reciprocità e gratuità, crescita e sviluppo”, termini che ben adoperati rivelano un significato sociale differente nel costruire la cornice di un’economia sociale che ha per oggetto l’uomo “amico della natura” e come tale capace di apprezzare e valorizzare i beni materiali facendone buon uso secondo i principi dell’umanesimo civile che sostiene l’equità e la giustizia sociale.
Il paradigma dell’uguaglianza costituisce la base della vera democrazia che rispetta e valorizza tutti e ciascuno e la prospettiva economica di Papa Francesco segue, appunto, questa scia di valori e condanna i modelli economici “che concentrano il loro interesse immediato sui profitti come unità di misura…”.
Per dare un’anima all’economia è necessario correggere i modelli di crescita che non rispettano, l’uomo, l’ambiente, la dignità della persona. Nella lettera del primo maggio 2019 rivolta ai giovani economisti, imprenditori e imprenditrici di tutto il mondo, “artigiani di futuro”, il Pontefice ha indicato la strada del modello economico da costruire, quello di “una economia diversa, che fa vivere e non uccide, include e non esclude, umanizza e non disumanizza, si prende cura del creato e non lo depreda”. Un modello economico nuovo, dunque, “frutto di una cultura della comunione, basato sulla fraternità e sull’equità”.
L’intento di Papa Francesco, come si legge nelle due encicliche “Laudato si” e “Fratelli tutti” è, appunto, quello di fare un “patto” per cambiare l’attuale economia e dare un’anima all’economia di domani”, registrando un “atto di fondazione” di un’economia alternativa, ripensando in chiave solidale i modelli economici, così da saldare il “debito ecologico” che divide il Nord ricco e industrializzato e il Sud del mondo.
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Giuseppe Adernò