SETE DI GIUSTIZIA, IL CASO EVA BRESCIA.

A cura di Mario Barbarisi

Nei giorni scorsi mi è capitato di attraversare l’area esterna del Tribunale di Avellino, uno snodo centrale della città capoluogo, ed è qui che ho incrociato una “nonna sandwich”, una persona anziana che sorreggeva un cartellone di forma rettangolare, dove erano attaccate copie di sentenze, con appunti scritti a penna, sottolineature e brevi commenti. All’inizio ero passato a gran velocità, praticamente correndo, sfiorando la signora: andiamo tutti di fretta! Dopo aver percorso alcuni metri sono tornato indietro sui miei passi, ho chiesto se potevo leggere. Sotto un basco di lana due occhi vispi, accompagnati da un dolce sorriso, hanno lasciato intendere che potevo (dovevo!) leggere. Il cartone è stato sollevato e teso meglio per facilitare la visione. Preferisco non entrare nel merito del contenuto:non sono né un avvocato, né un esperto, chi desidera può scaricare ed ingrandire l’immagine per leggere ed approfondire. È, tuttavia, mia intenzione far notare la “sete di Giustizia” che emerge da questo accaduto:una anziana signora che sfida le intemperie, all’impiedi per ore, per mostrare una vicenda personale che la addolora da tempo, chiede giustizia, praticamente un suo legittimo diritto. Possibile che “nessuno del Palazzo” l’abbia notata? Vista la scena mi è venuto alla mente l’episodio narrato nel Vangelo secondo Luca (18,1-8),noto come la parabola del giudice iniquo o della vedova persistente, nel quale episodio si chiede con la, talvolta, necessaria insistenza di ricevere Giustizia. Auguro alla signora Eva Brescia di trovare ascolto, ricordando che nelle beatitudini è scritto: “beati coloro che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati”.

Il caso Brescia – “la nonna sandwich”

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