CONVEGNO A FIRENZE, GREENACCORD RICORDA ALEX LANGER
COSA CI DIREBBE, OGGI, ALEX LANGER?
A Firenze, una giornata di studio organizzata da Greenaccord per approfondire, alla luce delle emergenze e delle nuove visioni socioambientali, il pensiero di Alex Langer, un visionario ambientalista.
Avrebbe dovuto svolgersi il 5 marzo – in partnership con la Regione Toscana e l’Ordine dei giornalisti della Toscana – questa giornata organizzata da Greenaccord Onlus, associazione internazionale di giornalisti ambientali, per ricordare il 25mo della scomparsa di Alexander Langer: “Più lento, più profondo, più lieve. Il ‘buen vivir’ secondo Alex Langer. Convegno dedicato al più grande ambientalista italiano del Novecento”. Post emergenza covid, l’incontro viene ripreso oggi.
Chi sia Langer, quale promotore del movimento politico dei Verdi, di cui diventa primo capogruppo al Parlamento Europeo nel 1989, più o meno tutti lo sanno. Che si sia suicidato, a Firenze, nel mezzo della campagna di Pian dei Giullari, anche questo ormai tutti lo sanno. Era il 3 luglio 1995, lui aveva 49 anni. Dove la vicenda umana si confonde con quella politica, nel senso più alto che questo comporta, diventa difficile addentrarsi nello sviluppo del pensiero ecologista di Alexander Langer.
Abbassare i tassi di consumo, di inquinamento, il livello di violenza, rallentare. Quello che Langer programmava già nel secolo scorso, si chiamava futuro – e non sviluppo – sostenibile, “treno sul quale i due terzi del mondo non potrebbero salire”.
Dopo venticinque anni da quel momento di evidente profonda sofferenza, tanta da decidere di andarsene, quanto bisogno ci sarebbe, oggi, dell’ecologia profonda e dell’analisi di Alex Langer?
Mauro Banchini, giornalista di lungo corso e moderatore di questa sessione di approfondimento sulle idee e le anticipazioni di Langer – dimensione locale, democrazia ecologica, valore di scambio sono solo alcuni dei concetti da lui definiti con largo anticipo e da lui stesso intuiti come troppo difficili da applicare nella realtà sociopolitica del suo tempo – si chiede se sia giusto definire Langer un visionario. È sufficiente?
«Erano i primi tempi della nostra militanza ecologista, tempi in cui si cercava di dare una pennellata verde alla politica, un indirizzo; ma Alex aveva questa necessità di tenere tutto insieme, una consapevolezza sulla totalità complessa da tenere unita, e forse non c’era questa sua connotazione forte e diretta verso la sola scelta verde. C’era tutto». Giannozzo Pucci, editore fiorentino e intellettuale amico di Langer, fondatore della rivista l’Ecologist italiano, ammette che parlare a posteriori di tutta la vicenda ecologista e politica – soprattutto se focalizzata su una nostra visione nazionale – permette una analisi diversa, che certo lo stesso Langer non aveva potuto fare a quel tempo. «Dobbiamo necessariamente sottolineare che la Laudato sì di Papa Francesco è quella rivoluzione che Alex non ha avuto modo di vedere» ammette Pucci; anche per questo ricorda la spinta di Langer «con la riconversione ecologica, aveva capito dove fosse la speranza per questo mondo, un cambio di rotta da seguire con tenacia ma anche condivisione sociale», che alla fine è sempre la più difficile.
Infatti, la parabola di Langer sulla rivoluzione ecologica concreta è quella che ricorda Uwe Staffler, che ha lavorato come suo giovane segretario al Parlamento Europeo.
«Alex sapeva perfettamente che non puoi imporre alla gente i comportamenti giusti per raggiungere quello scopo che sappiamo essere giusto, non si otterranno consenso e partecipazione». Langer promuoveva una cultura per fare scaturire il bisogno, tra le persone, per potere chiedere – e non subire – gli atti ecologici. «Un progetto verde, anzi totalizzante, la terra deve essere sana per tutti». È poi di un realismo senza sconti, l’intervento successivo di Staffler; «Nel nostro giornalismo io non vedo tutto questo interesse ad approfondire i temi ambientali, vedo solo forze politiche che fanno pressione sull’informazione. Nessuno ha seguito la strada dei verdi tedeschi, che hanno impostato la politica su due valori fondamentali: ambientalismo e questione sociale, facendo sintesi. Purtroppo, oggi, in Italia non c’è nessun partito in cui si possa stare bene e dare all’altro anche la possibilità di dissentire». Nel proseguire e richiamare il pensiero di Langer, Staffler torna sull’attualità: «Non possiamo neanche sognare una vita migliore, oggi che abbiamo tutte le opportunità, ci mancano le idee. Tra le intuizioni bellissime di Alex c’era l’urgenza di introdurre, per tutte le scelte politiche, un meccanismo per verificarne la compatibilità ecologica. Ecco, oggi che abbiamo finalmente l’opportunità di farlo, dobbiamo capire che ci servono finalmente le persone giuste. Abbiamo i fondi per dare vita a quel meccanismo per cui ci giochiamo il futuro, quel meccanismo cui Langer aspirava, che riesca a verificare su ogni legge la compatibilità ambientale su cui ci giochiamo il futuro. Dobbiamo creare sistemi per politiche a lungo raggio e veduta e non per sostenere le elezioni politiche dell’indomani, una delle più grandi debolezze del nostro paese rispetto al resto dell’Europa. Smettiamo di dirci che è un privilegio stare in Italia con questi difetti di sistema, dobbiamo ancora iniziare a ribaltare i meccanismi legati alle amicizie e alle connivenze politiche, dobbiamo sradicare questa difformità tutta italiana».
La parabola di Alexander Langer, infatti, va cercata nel suo percorso di vita: «Da giovani si tende ad esagerare, estremizzare, e lo faceva anche Alex. Lo sviluppo e la maturazione personale aiutano a progredire; lui che da giovane rifuggiva il potere per definizione, si dedicò infine all’impresa folle di candidarsi a sindaco di Bolzano perché aveva capito che era il bagno di realtà quello che ci avrebbe cambiati». La storia è andata diversamente, e quello che ancora impariamo dalla storia di Langer è che lui «non sopportava più di impegnarsi all’infinito per non trovare poi un riscontro nel quotidiano, nel miglioramento completo e reale della vita». Quanta concretezza riusciamo a dare al nostro idealismo? Senza valori non andiamo da nessuna parte, senza una azione reale, nemmeno.
LUISELLA MEOZZI