La Fototerapia, il Tacrolimus e i JAK inibitori per La cura della Vitiligine
Nella mia esperienza, buoni risultati con limitati effetti collaterali si raggiungono con la combinazione della fototerapia con la luce UV-B a banda stretta (UVB-NB 313-315nm), effettuata in ambulatorio, seguita da un ciclo di terapia topica con tacrolimus topico allo 0,1%.
Per praticarla disponiamo di diverse lampade. La prima classificazione le distingue in lampade ad alta pressione e quelle fornite da lampade a tubi. Le prime in caso di urti possono dar luogo a piccole esplosioni, come facevano le vecchie lampadine a filamento incandescente, motivo per cui preferisco i tubi a fluorescenza.
Possiamo ancora scegliere tra cabine e pannelli irradianti. Le prime offrono il vantaggio che il paziente non deve girarsi per trattare tutto il corpo, ma hanno lo svantaggio che i pazienti claustrofobici e gli anziani non si sentono a proprio agio. I pannelli radianti, quelli che preferisco, hanno lo svantaggio che il paziente deve girarsi per trattare la schiena e il torace, ma non perde il contatto con l’ambiente che lo circonda, potendo parlare tranquillamente con il medico.
Prima d’iniziare la terapia con luce ultravioletta si deve escludere che il paziente soffra di malattie del collagene. Queste sono un grande gruppo di patologie che peggiorano con l’esposizione alla luce solare. Vengono diagnosticate con l’accurata anamnesi e con gli esami di laboratorio che, nella mia esperienza, devono precedere l’inizio della terapia (ANA, ENA, Ac. Anti DNA).
Eseguiti questi esami, se sono nella norma, si comincerà la fototerapia con UVB-nb effettuando due o tre sedute settimanali.
In corso di fototerapia si può associare una premedicazione con la Kellina o con gli psoraleni per uso topico.
I metil-psoraleni possono essere somministrati anche per via orale, due ore prima dell’esposizione agli UVA, dosandoli secondo il peso corporeo. In questo caso, tutta la cute diverrà fotosensibile e lo rimarrà anche per diverse ore dopo il trattamento medico. Di conseguenza, nel resto del giorno il paziente dovrà adeguatamente proteggersi dalla luce solare. Ma ci sono anche alternative alla fototerapia per coloro che non vogliono, o non possono, farla e per coloro che vivono lontani da un centro di fototerapia.
Nel 2014 un amico del II Policlinico di Napoli, Antonello Baldo, portò a termine uno studio allo scopo di valutare l’efficacia, in termini di tasso di repigmentazione, del tacrolimus topico 0,1% rispetto all’UVB a banda stretta, in pazienti affetti da vitiligine bilaterale.
Nello studio sono stati trattati 48 pazienti adulti, affetti da vitiligine che simmetricamente colpiva gli arti. I pazienti hanno ricevuto la terapia NB-UVB due volte a settimana per 36 settimane, le chiazze localizzate su quella sinistra e tacrolimus topico 0,1% due volte al giorno, per lo stesso periodo le chiazze vitiligoidee localizzate sulla metà destra del corpo. La valutazione è stata eseguita, ogni 2 settimane, clinicamente, con fotografie e mediante una scala di soddisfazione globale compilata dai pazienti.
Al termine dello studio si è osservata una repigmentazione parziale nel 71% dei pazienti in trattamento con tacrolimus topico 0,1% e nel 69% dei pazienti trattati con NB-UVB.
Ciò consente di concludere che l’efficacia del tacrolimus topico 0,1% in termini di tasso di repigmentazione è paragonabile a quella della fototerapia NB-UVB. Il tacrolimus topico 0,1% risulta ben tollerato sia durante un trattamento a breve che a lungo termine e consente una validissima terapia domiciliare per tutti quei pazienti che non possono raggiungere centri di fototerapia.
Pur non avendo una terapia sicuramente efficace, si può dire che disponiamo di una serie di metodiche che offrono una ampia possibilità di scelta, così da poterle adeguare alle esigenze individuali, e sono seguite da una discreta percentuale di successo terapeutico.
raffaeleiandoli.ilponte@gmail.com