La Teriaca, il più antico dei farmaci anti vipera
Dal caso esaminato notiamo che quando una persona è morsa da un rettile è di fondamentale importanza considerare che:
1. il rettile potrebbe non essere una vipera;
2. se il rettile è una vipera potrebbe non aver inoculato il veleno (“morso secco”), o averne inoculato una dose ridotta se, ad esempio, precedentemente si era nutrita.
In Italia ci sono 4 specie di vipere: Vipera ammodytes (vipera dal corno), Vipera berus (marasso), Vipera aspis (vipera comune) e Vipera ursinii.
Il loro veleno è una miscela di circa dodici enzimi con azione di vario tipo (fosfolipasi, L-aminoacido-ossidasi, fosfodiesterasi, nucleotidasi, fosfomonoesterasi, DNAsi, RNAsi, ATPasi, ialuronidasi, NAD-nucleosidasi, arilamidasi, peptidasi, argininaestere idrolasi, chininogenasi, enzima trombinosimile, attivatore del fattore X e attivatore della protrombina).
Il morso delle quattro specie di vipere presenti in Italia raramente mette in pericolo la vita della persona malcapitata, soprattutto se è un adulto o un bambino con età superiore ai 6-8 anni. La gravità degli effetti del morso dipende da alcune variabili. È importante la quantità di veleno iniettato. Se la vipera è di piccole dimensioni oppure ha appena morso un altro animale la quantità di veleno può essere minima. È importante rilevare quale parte del corpo sia stato morso. Si ha il massimo pericolo nei casi di morso al collo o alla testa, minimo invece se si tratta degli arti inferiori o superiori.
Nel malaugurato caso di un morso la prima cosa da fare è verificare se effettivamente si è trattato di una vipera considerando che per l’emozione ed il dolore, specie se si tratta di bambini, difficilmente si ottiene una descrizione precisa oltre la frase “mi ha morso un serpente”!
Il morso della vipera ha delle caratteristiche uniche rispetto al morso di altri serpenti perché sulla cute sono sempre evidenti due buchi, distanziati di circa un centimetro, provocati dai canini del serpente. Se si osservano solo sei piccoli fori dovuti all’arcata dentale del rettile, senza gli evidenti buchi provocati dai canini siamo in presenza del morso di un serpente non velenoso. Dal punto di vista dermatologico, in circa 10 minuti, i fori dei canini si presentano contornati da un alone rosso che in breve diviene bluastro e la zona peri lesionale diviene gonfia e dolente. Possono comparire i segni da linfangite a monte della lesione.
In presenza di questa lesione è fondamentale tranquillizzare il paziente, identificare il rettile che lo ha morso (potrebbe non essere una vipera), e quindi:
1) Immobilizzare l’arto con stecca o altri mezzi di fortuna al fine di impedire i movimenti;
2) Leggero bendaggio linfostatico (il veleno segue il circolo linfatico);
3) Trasportare il paziente in ospedale se si è vicini o chiamare il 118 che provvederà, se necessario anche con l’eliambulanza, ad un trasporto rapido e protetto;
4) Evitare le manovre quali lacci emostatici, somministrazione d’alcool, taglio e suzione della ferita, l’applicazione di ghiaccio e altre manovre da film western;
5) Evitare la somministrazione di siero al di fuori dell’ambiente ospedaliero per il rischio di shock anafilattico dovute alle proteine del cavallo contenute nel siero (immunoglobuline di origine equina);
6) Lavare la parte colpita con acqua (il veleno è idrosolubile) evitando l’impiego di alcool;
7) Somministrare antibiotici ad ampio spettro;
8) Profilassi antitetanica.
Il morso di vipera è doloroso. Se la quantità di veleno iniettata è particolarmente elevata, dopo circa 30 minuti possono iniziare a manifestarsi pallore, sudorazione con brividi, senso di vertigine e tachicardia (battito cardiaco accelerato), vomito, diarrea, mal di pancia e una grave difficoltà respiratoria.
Premesso che qualsiasi paziente con morso di vipera accertato o anche solo sospetto deve essere tenuto in osservazione per almeno 12/24 ore e che solo in ambiente ospedaliero si può valutare l’opportunità della somministrazione del siero antiofidico.
Continua nel prossimo numero
raffaeleiandoli.ilponte@gmail.com