Tutti sanno che i polmoni sono due organi simili a spugne che si trovano nel torace ed hanno come compito principale quello di trasferire l’ossigeno al sangue e depurarlo dall’anidride carbonica. Compiono, quindi, uno splendido ed utilissimo lavoro ma sono anche gli organi tra i più colpiti dai tumori e dalle loro ripetizioni a distanza: le metastasi. Nei Paesi industrializzati i tumori dei polmoni sono in assoluto tra le prime cause di morte ed in Italia tali neoplasie rappresentano l’11% di questo tipo di malattia con quasi 40mila nuove diagnosi ogni anno, con il 15% di uomini ed il 6% delle donne. Oggi le cose stanno cambiando perché, per via del fatto che il sesso cosiddetto “debole” fuma sigarette in maniera sempre più diffusa, è in atto una sensibile diminuzione del numero degli uomini. Ancora oggi però un uomo ogni nove ed una donna ogni trentasei si ammalano, con percentuali di mortalità a favore delle donne: una su 44 rispetto all’1 su 10 dell’altro sesso. Abbiamo citato prima il fumo che due lustri or sono era “colpevole” del 97% delle neoplasie dell’apparato respiratorio, ma oggi siamo all’80% con il rischio sempre legato al numero di sigarette fumate, all’età di inizio dell’abitudine, alla durata dell’esposizione ed anche all’assenza del filtro che aumenta la quantità di prodotti della combustione (soprattutto i catrami). Nonostante la riduzione delle percentuali di “colpe” il fumo rimane il fattore di rischio più importante e la stessa pericolosità vale anche per il fumo passivo. Il rischio relativo dei fumatori aumenta di 14 volte rispetto ai non fumatori e di venti volte se si superano le 20 sigarette al giorno. A fronte di questi numeri, qualcosa di positivo si muove nel mondo scientifico internazionale. E’ arrivato in Italia, con il beneplacito dell’A.I.F.A., l’Agenzia Italiana del Farmaco che controlla e sottopone a monitoraggio i farmaci, l’anticorpo monoclonale pembrolizumab con il nome di Keytruda: la molecola da usare in prima battuta in alcune neoplasie del polmone. Nel mondo scientifico internazionale se ne parla da tempo, ma è solo dallo scorso luglio che è presente anche nel nostro Paese, con l’efficacia dimostrata di cancellare il tumore. Ma fa anche di più, perché finora tutti i farmaci contro le neoplasie avevano effetti collaterali importanti con “attacchi” anche alle cellule “buone” del nostro organismo. Oggi questo anticorpo riesce a riconoscere specifici bersagli, per cui il futuro di questi farmaci ”intelligenti” sarà sicuramente sviluppato anche nel campo della terapia delle malattie autoimmuni ed infettive. Il Keytruda ha un effetto terapeutico che rappresenta una vera e propria rivoluzione, per la capacità di selezionare il bersaglio, per la grande potenza di azione, per la contemporanea capacità di potenziare il sistema immunitario, riattivando le nostre difese naturali. Questa riattivazione delle cellule schierate a nostra difesa dalle malattie infiammatorie ed infettive (linfociti T) le induce a bloccare il recettore cellulare che fa crescere il tumore. Fino a qualche tempo fa la chemioterapia “semplice” era molto importante, ma possedeva e possiede la “cattiveria” rappresentata da quella sua antipatica capacità di distruggere contemporaneamente le cellule neoplastiche ed i linfociti. In pratica siamo al primo passo veramente concreto verso la totale sostituzione della classica chemioterapia. Questi tipi di farmaci non nascono certo per caso, perché sono almeno dieci anni che si utilizzano nel campo dei tumori solidi ed in quelli del sangue. Gli anticorpi monoclonali hanno avuto grande successo contro i linfomi e le leucemie, contro gli adenocarcinomi e da qualche tempo anche contro i terribili melanomi. Questi ultimi fino a pochi anni or sono erano scarsamente aggredibili, e mortali nel 90% dei casi. Oggi sono curabili anche nelle loro fasi più avanzate. Per correttezza scientifica va detto che il nostro riferimento è un articolo apparso su “Lancet Oncology” in cui viene descritto uno studio effettuato su trecento pazienti con tumore polmonare in fase avanzata (il 70% considerato incurabile con molti casi di carcinoma a non piccole cellule) che erano tutti dopo sei mesi ancora vivi ed in buone condizioni. Di contro era sopravvissuto solo il 40% del gruppo dei casi trattati con la sola chemioterapia. La strada degli anticorpi monoclonali nel campo della terapia oncologica oramai è aperta, tanto è vero che sono in corso le prime sperimentazioni per il loro utilizzo anche nei tumori del colon e del pancreas e le risposte positive a riguardo sono molto significative. Bisogna solo attendere.
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