LA “PROTEZIONE” GASTRICA E’ DAVVERO EffiCACE?

 

 

Sono oramai quaranta anni che conosciamo direttamente i farmaci che ci aiutano a combattere l’ulcera dello stomaco e del duodeno ed il fastidioso reflusso gastro-esofageo. Il loro utilizzo nel mondo è sempre più ampio e diffuso perché capaci in caso di necessità acute di bloccare l’acidità gastrica, per un utilizzo di breve durata. Col tempo si è visto che da farmaci cosiddetti “amici” iniziano a diventare “nemici”, nel senso che col passare del tempo vengono sempre di più dimostrati effetti collaterali dannosi.      Il fatto che siano chiamati “protettori” non significa che debbano fare sempre o solo del bene. E’ oramai un vezzo quello di assumerli ogni qual volta in contemporanea  si utilizza un altro farmaco per una qualsivoglia patologia, grave o lieve che sia. Insomma, il “protettore” dello stomaco non si nega a nessuno. Ragionando in questi termini in Italia si è giunti a consumare, solo nel mese di dicembre dello scorso anno (dai dati di 17.300 farmacie su 18.000), quasi nove milioni di scatole di Pantoprazolo, Lansoprazolo ed  Omeprazolo, rispettivamente prima, seconda e quinta molecola più venduta nel nostro Paese. Nel  mondo gli antiulcera sono secondi in assoluto, con incassi annui da venticinque miliardi di dollari.  Questi inibitori di pompa (chiamati così perché inibiscono direttamente l’enzima gastrico H/K/ATP-asi, detto pompa a protoni) presi a lungo termine possono essere pericolosi, soprattutto quando sono utilizzati all’infinito e senza rivalutazione della patologia gastrica e senza sottoporsi a controlli mirati. Le preoccupazioni sono iniziate da quando è stato dimostrato in maniera scientifica che esiste documentazione di coloro i quali hanno sofferto di un infarto miocardico e  possano presentare una recidiva (del 31%!!!)  se utilizzano un antiaggregante insieme ad un protettore gastrico. Questa metanalisi effettuata su 160mila infartuati è stato il primo colpo alla presunta “innocuità” degli inibitori di pompa. Subito dopo é venuto fuori che i livelli terapeutici erano alterati quando si utilizzavano  alcuni chemioterapici, antimicotici, antiretrovirali per l’AIDS e farmaci per la tiroide. Poi sono           state dimostrate: la riduzione dell’assorbimento della Vitamina B12 e del ferro,  del magnesio con conseguenti aritmie, convulsioni ed altro.   Oggi si parla, poi, di complicanze infettive favorite dagli inibitori, nefriti interstiziali acute e reazioni psichiatriche (messe in evidenza dall’AIFA= Agenzia Italiana per il Farmaco) ,intese come effetti indesiderati “maggiori”, ma tra quelli “minori” non vanno dimenticati: la diarrea, la flatulenza, la cefalea, i dolori addominali, le vertigini, le eruzioni cutanee e le palpitazioni cardiache.  Per utilizzi particolarmente lunghi bisogna porre attenzione all’osteoporosi che può dare un aumento sensibile delle fratture del collo del femore. Questa raccomandazione è stata raccolta al volo dalle varie agenzie dei farmaci nazionali. Infatti quella inglese che regola il commercio e la produzione di farmaci e prodotti per la salute umana (M.H.R.A.) ha emanato, se si prolunga per oltre tre mesi la terapia con i  gastroprotettori, delle linee guida di raccomandazione ai medici prescrittori imponendo il controllo della magnesiemia prima e dopo il trattamento. Nelle terapie che durino oltre i 12 mesi va controllata l’osteoporosi, perché chi assume farmaci gastroprotettori presenta fratture delle ossa maggiore del 30-40%          rispetto a chi non li utilizza. Dopo la Gran Bretagna anche la FDA  degli Stati Uniti e la Health Safety del Canada  hanno lanciato precisi allarmi sull’utilizzo indiscriminato degli anti-ulcera. Nell’epoca in cui viviamo si parla spesso e bene della medicina basata  sull’evidenza e sull’appropriatezza     prescrittiva, la protezione gastrica sfugge a controlli seri e mirati sull’efficacia e sui possibili effetti collaterali. Basti solo pensare al fatto che gli “ex protettori” nascondono sintomatologie di dolori epigastrici che potrebbero nascondere, a loro volta, tumori del viscere gastrico o altre patologie minori che purtroppo sfuggono ad una diagnostica più attenta in virtù della scomparsa del sintomo dolore.              Gli inibitori di pompa tolgono il dolore ed il bruciore allo stomaco, ma danno fastidio alla  digestione. Senza acidi gli enzimi non agiscono, facendo in modo che gli alimenti complessi arrivino nell’intestino senza         essere stati ridotti ad elementi  semplici. Tutto ciò che si mangia lo si ritrova per  “intero”,  facendo in modo che il potere allergizzante degli alimenti  venga messo ancora più in….evidenza. In considerazione delle tante preoccupazioni causate dagli studi recenti sui PPI (Proton Pump Inibitors), dovrebbero uscire in Canada a breve le linee guida per la “deprescrizione” dei protettori gastrici, che fino ad oggi nel nostro Paese, per un eccesso pericoloso di buonismo, e ci ripetiamo volutamente, non sono mai stati negati a nessuno.
gianpaolopalumbo.ilponte@gmail.com

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