IN ITALIA MUORE UN OBESO OGNI DIECI MINUTI
Negli ultimi undici anni i tassi di mortalità in Italia sono diminuiti del 35%. E’ un successo senza precedenti. Si contendono il primo posto le malattie cardiache (149.897 morti nel 2015) ed il cancro (124.320 morti, sempre nel 2015 con i tumori di trachea, bronchi e polmoni in evidenza con 33.386 decessi per neoplasia ”respiratoria” nell’anno precedente). Al terzo posto si collocano le malattie cerebrovascolari con 57.230 morti. I decessi in totale in Italia nel 2014 erano stati 598.670 con la media di 85,3 morti ogni 10.000 residenti. L’unico dato che lascia sorpresi, ma non troppo, è il numero dei morti a causa delle complicanze legate dal sovrappeso: ben 57.000 all’anno, in pratica mille a settimana, uno ogni dieci minuti. Un terzo (35,3%) della popolazione italiana adulta è in sovrappeso e della pericolosità di tale situazione se n’é discusso alla Giornata Europea dell’Obesità di due settimane fa. Si è discusso di come combattere questa vera malattia del benessere. I sei milioni di italiani obesi generano una spesa al Servizio Sanitario Nazionale di 4,5 miliardi di euro all’anno. Questa spesa non tiene conto delle altre indotte. Basti pensare ai letti particolari, alle barelle super-resistenti, al trasporto con ambulanze con dotazioni particolari. Un vero problema anche questo. Solo la Regione Lombardia è al di sotto della media nazionale, tutte le altre Regioni fanno paura, e la prima per l’obesità infantile è la nostra Campania, patria indiscussa ed invidiata da mezzo mondo della dieta cosiddetta “mediterranea”. Ma non pensiate che poi la “Padania” stia veramente tanto bene, infatti 319.000 abitanti (31,9%) sono sovrappeso e ben 87.072 (8,7%) sono obesi. Negli ultimi anni il punto più alto di spesa pubblica per l’obesità è stato nel 2014 allorquando si…”mangiò” il 4% della spesa sanitaria del nostro Paese. Tutti questi soldi sono stati erogati anche per colpa delle comorbilità. Infatti l’obesità vera e propria e l’eccesso ponderale provocano l’80% dei casi di diabete, il 55% di ipertensione arteriosa ed il 35% delle cardiopatie ischemiche e dei tumori. Oggi, perfino coloro i quali sono affetti da Malattia di Parkinson ed hanno posizionato un impianto di stimolazione cerebrale, non devono andare in sovrappeso perché quest’alterazione viene considerata una complicanza della stimolazione profonda. Quindi anche il sovrappeso è importante in certe malattie. La differenza tra obesità e sovrappeso viene chiarita subito: si calcola in base al peso in maniera matematica grazie all’indice di massa corporea o BMI (Body Mass Index), considerato un grosso aiuto per determinare la presenza di grasso corporeo in eccesso. Per calcolarlo si usa il peso in chilogrammi diviso per il quadrato dell’altezza. Quando il risultato è minore di 18,5 allora si è sottopeso, da 18,5 a 29,9 si è normali e l’obesità scatta da 30 in poi. Il problema più grave di oggi è quello dell’insorgenza dell’obesità tra bambini ed adolescenti, esposti in questo modo fin dall’infanzia a problematiche respiratorie, articolari, disturbi dell’apparato digerente oltre a quelli di carattere psicologico. Chi è obeso fin dalla prima infanzia lo sarà con molta probabilità anche da adulto, con rischio di sviluppare precocemente quei fattori di rischio che tanto combattiamo: malattie coronariche, ipertensione arteriosa, diabete mellito tipo 2, ipercolesterolemia ed altre. Non ci sono dubbi che ci troviamo di fronte ad una vera e propria epidemia globale, anche se l’obesità è una malattia curabile. E proprio in quanto tale si devono avviare una serie di attività volte a sensibilizzare sulla popolazione della prevenzione. Ai limiti troppo elevati a cui siamo giunti non si può più procrastinare un intervento che debba essere avviato a soluzione, anche perché tutti i soggetti interessati sperano in una soluzione efficace ed in tempi brevi. Per poter fare questo, bisogna creare le unità di riferimento, le famose Obesity Unit americane ed anglosassoni, in cui l’approccio è multidisciplinare con la presa in carico dell’obeso a 360 gradi. Concorrono alla risoluzione dei problemi: nutrizionisti, dietologi, psicologi, clinici, chirurghi. La Regione Veneto, per ridurre le spese che gravano sul Sistema Sanitario Nazionale, da tempo ha avviato i centri per l’Obesità per garantire una migliore gestione degli ammalati, ma soprattutto un risparmio economico di gestione. Nei casi più gravi si può ricorrere alla chirurgia bariatrica, che secondo i calcoli dei nostri scienziati è una soluzione importante per l’obesità perché si guadagnano almeno tre anni di vita, vissuta in pieno benessere, con la riduzione annua di dodicimila euro a paziente.
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