MALATTIE INFETTIVE: IL VETTORE E’ LA ZANZARA “TIGRE”

 

 

Le zanzare sono una famiglia di insetti dell’ordine dei ditteri che conta 3.540 specie. Non è il numero o le varianti che ci impressionano, ma la loro perseveranza nel darci fastidio d’estate con il  loro odioso ronzio.  Non sempre basta mettere aceto e limone in un piatto o usare citronella e lavanda e tanti altri intrugli autogestiti: ci vogliono insetticidi, zanzariere alle finestre e repellenti per il corpo, soprattutto braccia e gambe.   Quando ci “attaccano” di sera difficilmente riusciamo a sottrarci alle loro punture perché sono velocissime ed agitano le ali mille volte al secondo.  In Italia le zanzare sono di casa per la presenza di risaie e di zone umide di acqua stagnante, sopravvissute alle grandi bonifiche, ma ci sono anche nuove tipologie di insetti che si sono stabiliti nel nostro Paese in particolare e nel Vecchio Continente in generale che creano non pochi problemi di salute per l’uomo. Stiamo parlando della zanzara “tigre” detta così perché zebrata con strisce bianco-nere sulle zampe e sull’addome con una striscia bianca sul dorso e sul capo. E’ particolarmente aggressiva, come l’animale feroce da cui prende il nome. La zanzara “juventina” (tigre), che punge senza scrupoli anche di giorno, arrivò in Europa grazie ad un viaggio transoceanico a bordo di un carico di pneumatici usati ed anche dall’Asia grazie ad un grosso carico di piante ornamentali trasportate in acqua. Oggi la zanzara tigre è presente in ogni parte d’Italia, esclusa la Valle d’Aosta, e le regioni più colpite sono il Veneto ed il Friuli, ed a seguire Lombardia ed Emilia ed alcune zone del Centro. Dovunque sono presenti non vanno al di sopra dei 500 metri di altitudine ed il “privilegio” di “colpire” le zone di pianura lo si legge nel coinvolgimento del 77% dei Comuni della Bassa Padana, nel 64% dei pianori friulani e nel 50% di quelli veneti. Tutta questa diffusione è anche dovuta all’aumento globale della temperatura media ed alla maggiore frequenza delle ondate di calore.  E’ vero che in Europa il 75% delle infezioni è dovuto alla clamidia, alla salmonellosi, alla gonorrea, alla campylobacteriosi ed alla tubercolosi con 6.700 morti all’anno legate a TBC, AIDS, legionellosi e listeriosi, ma è anche vero che stanno velocemente risalendo la china della classifica due malattie infettive il cui vettore è proprio la zanzara tigre.           Si tratta delle infezioni da virus Dengue e da virus ChiKungunya.  La Dengue, con le sue quattro varianti virali, viene trasmessa dalle zanzare tigre dopo aver punto una persona infetta. Prima la cosiddetta “Febbre Dengue” era appannaggio dall’India e dell’America del sud, oggi in Europa la si trova “tranquillamente” anche se in numero accettabile di casi ed è considerata da “importazione”, data la frequenza di spostamento di persone ma anche di mezzi. Le sue caratteristiche sono: febbre elevata dopo 4-5 giorni dalla puntura, con vomito, cefalea e dolori diffusi con irritazione della pelle. Può guarire in due settimane ma può anche sviluppare una grave forma emorragica con sanguinamenti importanti in diverse parti del corpo.               La Chikungunya si chiama così (“ciò che si contorce” in lingua Shahili) perché le artralgie che gli ammalati patiscono sono così intense da non farli stare fermi. Fu descritto un caso isolato nel 1952 in Tanzania, un altro nel 1979 in Indonesia, ma la diffusione maggiore era descritta in Asia ed Africa già prima degli anni Cinquanta del secolo scorso. Dopo la puntura della zanzara tigre possono trascorrere anche da 3 a 12 giorni prima che l’individuo colpito presenti febbre alta, nausea, cefalea intensa, vomito e quello che più dà fastidio le terribili poliartralgie. La Chikungunya presenta anche due forme molto gravi: quella emorragica, per cui viene molto spesso avvicinata alla Dengue e quella neurologica, entrambe fatali soprattutto negli anziani e con comorbilità.  Dagli scenari clinici che abbiamo descritto, e che sono correlati alle punture di questa “feroce” zanzara, si intuisce la crescente preoccupazione dei sistemi sanitari delle nostre regioni, sempre con meno soldi a disposizione, per far fronte allo sviluppo di questo vettore di malattie infettive che, per essere debellato, ha bisogno di strategie integrate di controllo.
gianpaolopalumbo.ilponte@gmail.com

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