Il compito della buona Politica
La Evangelii Gaudium, ai numeri 203 e ss, pone all’attenzione dei cattolici temi di straordinaria importanza, sul piano politico e su quello economico-sociale: “La dignità della persona umana ed il bene comune sono questioni che dovrebbero strutturare tutta la politica economica, ma a volte sembrano appendici aggiunte dall’esterno…. Quante parole sono diventate scomode per questo sistema. Dà fastidio che si parli di etica, dà fastidio che si parli di solidarietà mondiale, dà fastidio che si parli di distribuzione dei beni, dà fastidio che si parli di difendere i posti di lavoro, dà fastidio che si parli della dignità dei deboli, dà fastidio che si parli di un Dio che esige un impegno per la giustizia!”.
Ora, che queste cose siano invise ai non credenti o a coloro che orientano la propria vita alla sequela di altri valori, è normale. Non è per niente giustificabile che quel disagio ( riguardo alla solidarietà, alla giustizia sociale o al rispetto della dignità degli ultimi) sia manifestato da “presunti” cattolici, dai “maestri di fariseismo” che occupano le prime fila nelle chiese o nelle associazioni cattoliche!
E non parliamo, solo, degli uomini politici: che dovrebbero lavorare ad una società più giusta, che garantisca la dignità del lavoro a tutti. Che dovrebbero organizzare il futuro delle nostre comunità avendo come unico obiettivo la dignità della persona ed il bene comune.
“Non possiamo più confidare nelle forze cieche e nella mano invisibile del mercato. La crescita in equità esige qualcosa di più della crescita economica…,richiede decisioni, programmi, meccanismi e processi orientati ad una migliore distribuzione delle entrate, alla creazione di opportunità di lavoro, ad una promozione integrale dei poveri che superi l’assistenzialismo. Lungi da me il proporre un populismo irresponsabile ma l’economia non può ricorrere a rimedi che sono un nuovo veleno, come quando si pretende di aumentare la redditività, riducendo il mercato del lavoro e creando in tal modo nuovi esclusi”!
C’è, nelle parole di Papa Francesco, un richiamo ai governanti ed agli imprenditori: a quelli cioè che dettano le regole della economia sovranazionale ed a quelli (gli imprenditori) che svolgono “un nobile lavoro, sempre che si lascino interrogare da un significato più ampio della vita”!
Quale giustizia c’è nel trasferire le attività produttive dal nostro Paese in altri Stati dove il costo del lavoro è più basso, perché sono più basse le paghe o perché sono ridotti o inesistenti le tutele dei lavoratori? Certo, la ricerca del massimo profitto suggerisce queste scelte: ma c’è qualcuno che potrebbe giudicarle “giuste”, soprattutto se fatte da imprese che in passato hanno sfruttato tutti gli incentivi e le risorse messe a loro disposizione dallo Stato?
I problemi della società contemporanea sono ancora più seri in conseguenza degli effetti perversi di una “cattiva” globalizzazione: l’aumento delle disuguaglianze, per cui cresce il numero dei poveri e diminuisce il numero dei ricchi, i quali, però, vedono incrementare le proprie risorse individuali; l’aumento della ricchezza e del reddito medio, calcolato con i “vizi” di tutte le statistiche; la crescita senza occupazione, che procede parallelamente al processo di mondializzazione dei mercati, creando malessere e sfiducia soprattutto nelle giovani generazioni.
Tuttavia, il vero dramma, del quale non abbiamo ancora piena consapevolezza, è che non siamo ancora entrati nella “totale” evoluzione dei mezzi di produzione e distribuzione che saranno, presto, completamente affidati allo sviluppo dell’intelligenza artificiale e della robotica! Che ne sarà di tante “professioni”, di tanti sistemi produttivi, quando, nei prossimi vent’anni, uomini, macchinari e sistemi distributivi diventeranno improvvisamente “vecchi e inutili” e saranno integralmente sostituiti dai robot o da altre strutture “diversamente umanizzate”? Se, già oggi registriamo una crescita esponenziale della mancanza del lavoro (senza che si riescano a trovare soluzioni adeguate), quali risposte potremo inventare nel prossimo futuro?
Una sollecitazione chiara la dà, ancora una volta, il Santo Padre, nella sua bellissima Esortazione Apostolica: “E’ indispensabile che i governanti e il potere finanziario alzino lo sguardo ed amplino le loro prospettive , che facciano in modo che ci sia un lavoro degno per tutti”!
Perciò,oltre ad anticipare i tempi per essere pronti al nuovo, sul piano della conoscenza e delle risposte, è necessario “umanizzare l’economia”, a partire dall’oggi, per progettare un futuro che possa essere costruito seguendo questi obiettivi: la persona umana sia sempre fine e mai mezzo; essa sia individuale e, insieme, comunitaria, soggetto di diritti , di libertà e di dignità!
Cominciamo da subito: a lavorare meno per lavorare tutti! Cominciamo a valorizzare l’educazione ai sentimenti, il diritto al lavoro, alla cultura, alla libertà ed all’eguaglianza vera! Proviamo a costruire una società dove cresca la vera solidarietà: che favorisca l’inclusione degli ultimi e degli emarginati! Perché, se riuscissimo, già oggi, a diffondere “il seme della giustizia sociale” nelle nostre comunità, forse potremmo essere pronti ad affrontare le difficoltà ed i problemi che i nostri figli e nipoti si troveranno a vivere in futuro. Per evitare che essi stessi possano diventare gli “scarti” della nuova società!
E’ questo il vero compito della Politica “buona”, è questa la vera battaglia da vincere! Perciò Papa Francesco ama pregare: “Chiedo a Dio che cresca il numero di politici capaci di entrare in un autentico dialogo che si orienti efficacemente a sanare le radici profonde e non l’apparenza dei mali del mondo”! (Evangelii Gaudium n. 205).
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