Le zone d’ombra della democrazia diretta

 

 

Francois Fouret, nel saggio del 1995  “Il passato di un’illusione”, da uomo di sinistra, concludeva la sua analisi sul fallimento del comunismo segnalando che “La democrazia, con la sua sola esistenza, fabbrica il bisogno di un mondo che venga dopo la borghesia ed il capitale, in cui per la sua sola esistenza potrebbe sbocciare una vera comunità umana”.
Anche l’utopia della democrazia diretta ha sempre affascinato l’uomo: l’idea che ognuno possa concorrere,con la propria intelligenza e fantasia, al governo del bene comune, rappresenta, di per sé, una visione rivoluzionaria della vita comunitaria. Soprattutto in una fase della vita sociale e politica, come quella attuale, nella quale i partiti vivono una grave crisi e la storia (o la filosofia) non ci ha ancora regalato un modello di società che consenta il superamento delle ideologie!
Forse, per queste ragioni è nato il Movimento 5Stelle: inventato da un visionario (Gianroberto Casaleggio) che aveva intuito le potenzialità della comunicazione a mezzo web  e da un comico (Beppe Grillo) che amava inserire nei suoi spettacoli di satira una forte denuncia contro i poteri forti e l’inerzia delle istituzioni rispetto a proposte innovative sul piano energetico ed ambientale.
Leggendo le idee-guida del Movimento è facile esprimere una valutazione positiva, per la loro capacità di presa sulla pubblica opinione. Perciò, i risultati ottenuti dai 5Stelle non debbono stupire più di tanto, anche quelli che non hanno dimestichezza con i mezzi di diffusione del loro messaggio (il famoso “web”). Tuttavia, una valutazione complessiva non può non tener conto dei comportamenti concreti che essi hanno assunto rispetto al concetto stesso di “democrazia”.
Facciamo qualche esempio, per capire meglio.
“In politica, nel movimento, uno vale uno” è lo slogan più interessante del Movimento: quello che esalta la partecipazione democratica e garantisce la serietà delle scelte affidata ad una maggioranza variabile sulle diverse proposte! Quante volte quello slogan si è dimostrato un bluff? L’ultima, in ordine di tempo, la decisione di Grillo di annullare le votazioni per la designazione del candidato sindaco a Genova, dove aveva vinto una professoressa non gradita al leader maximo: in quel caso, la volontà di “uno” (Grillo) ha contato molto di più delle centinaia di persone che avevano partecipato alle “comunarie”!
E che dire del “garantismo variabile” dei 5Stelle rispetto agli avvisi di garanzia che hanno toccato i loro esponenti. Pollice verso nei confronti di Pizzarotti, poi archiviato, (colpevole, però, di troppa autonomia) o nei confronti del Sindaco di Quarto. Invece, pieno sostegno e fiducia nei confronti della Virginia Raggi, che pure aveva dimostrato tanta “scioltezza” nelle frequentazioni con soggetti non del tutto “puliti” che l’avevano aiutata a vincere!
Il limite più incomprensibile nei comportamenti dei 5Stelle resta, però, il loro rifiuto rispetto ad ogni possibile alleanza di governo! Come dire: votateci pure tanto noi non governeremo mai!
In astratto, il loro ragionamento non fa una grinza: “perché dovremmo allearci con quei partiti che sono la causa dello sfascio morale, economico e sociale del Paese? Se lo facessimo la nostra “purezza” durerebbe, al massimo, una settimana: saremmo coinvolti in uno dei soliti scandali e gli elettori (che ci hanno scelto non per le nostre capacità ma solo per la nostra onestà) ci abbandonerebbero in massa!”. Ora, se questa scelta ha una prospettiva nelle elezioni comunali in considerazione del sistema elettorale maggioritario (nei piccoli comuni all’unico turno o in quelli più grandi, al ballottaggio),  ciò non vale per le elezioni politiche per le quali si prevede un legge elettorale che dovrebbe riproporre il proporzionale puro o un maggioritario con premio di coalizione piuttosto alto.
E che dire dell’ ingombrante ostacolo della “loro” democrazia interna: difficilmente comprensibile dalla maggioranza dei cittadini e regolata da un sistema, di fatto, poco chiaro?
Ecco, possono, anche, andar bene  le regole di comportamento (la politica come servizio a termine; la riduzione delle indennità con devoluzione a favore delle piccole e medie imprese; le scelte a favore degli ultimi, il reddito di cittadinanza ed il concetto di effettiva solidarietà sociale tra i ricchi ed i poveri della stessa comunità) ma i cittadini vogliono che la trasparenza più importante e decisiva sia dimostrata nella loro struttura organizzativa: la piattaforma Rousseau, le regole interne, la gestione delle risorse, le modalità delle scelte…!
E’ giusto  parlarne: perché la fragile democrazia italiana non può permettersi “zone d’ombra” in una forza politica che potrebbe concorrere al governo del Paese. Ed anche perché gli altri partiti, tutti insieme, continuano nelle scelte dissennate che servono solo a far crescere la sfiducia nelle Istituzioni (il voto anti Legge Severino a favore di Minzolini  o la vicenda Consip e gli scandali che ogni giorno investono gli amministratori locali, ovunque, anche nella nostra Irpinia).
Purtroppo, l’idea di un’”altra” politica (che immagini di costruire una “società alternativa dove i cittadini siano veramente liberi ed eguali”), è diventata quasi impossibile da pensare: tra i vecchi partiti, poi, nessuno avanza la minima traccia di un nuovo concetto sul tema. Per questo motivo, oltre ad interrogarci sulla seduzione che potrebbe indurre gli elettori (sfiduciati)  a scegliere i 5Stelle, è bene provare a capire di più rispetto a quello che potrebbe riservarci il futuro ormai prossimo!

  michelecriscuoli.ilponte@gmail.com

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