ANCHE LA STANCHEZZA POTREBBE DIPENDERE DAI NOSTRI GENI
Venerdi’ 17 marzo 2017 si è celebrata la Giornata Mondiale del sonno. Tale ricorrenza è stata voluta per richiamare l’attenzione sui disturbi legati al mancato riposo ed al mancato sonno. E’ stata l’occasione per ribadire il concetto, se mai ce ne fosse bisogno, che il dormire fa bene al corpo ed alla mente, proprio in un’epoca in cui i ragazzini sono sempre più connessi tra di loro con il telefonino, che spengono solo pochi minuti prima di andare a letto. La mancanza di sonno è alla base della stanchezza cronica, che è sempre più diffusa nell’intero pianeta. Da qualche settimana si parla di nuovo in campo scientifico che, come tantissimi altri disturbi, anche la stanchezza dipende dal nostro patrimonio genetico. Avviene sempre con maggiore frequenza di sentirsi stanchi e privi di energia. Secondo gli studiosi di due università scozzesi, quella di Edimburgo e quella di Northumbra, l’8% di questa stanchezza è dovuta ad un particolare patrimonio genetico. Il campione di persone esaminate è stato enorme perché composto da 112mila individui dei due sessi che hanno risposto a due semplici domande. La prima era quella che riguardava il soggettivo senso di stanchezza e la seconda se fossero o meno in possesso di valida energia fisica. Dopo due settimane venivano arruolati nella Banca Biologica del Regno Unito, che cercava la connessione tra la genetica e la stanchezza tra gli adulti o gli anziani. Gli scienziati d’Oltre Manica hanno portato a termine alcune indagini statistiche. La più importante è quella con la quale sono stati presi in considerazione tutti i geni degli individui che hanno partecipato allo studio. Sono state poi testate le associazioni genetiche tra la stanchezza ed altre 25 variabili del tipo età, sesso, ed altre ancora relative alla salute. E’ stato così scoperto che la genetica conta fino all’8% delle differenze tra le persone in termini di stanchezza o scarsa energia. E’ stata anche identificata un’associazione tra il senso di stanchezza e la predisposizione ad ammalarsi di particolari patologie. L’associazione più diffusa è quella con il diabete, la sindrome metabolica con obesità e dislipidemia. Altra associazione genetica importante è quella tra la stanchezza e la longevità, ma anche con il fumo, la schizofrenia e la depressione. Un’associazione a latere della rivista riguarda la correlazione tra lo stress mentale e tutti coloro i quali riferiscono di essere stanchi. Quindi tutti, o quasi, i discorsi sulla stanchezza hanno una quota di legami con il corredo genetico degli organismi umani. Questo è solo l’inizio di questi legami, perché è enorme il numero delle persone che ricorrono al proprio medico perché hanno come unico fastidioso sintomo la stanchezza. Escluse, per negatività le indagini bio-umorali, la presenza è legata a patologie da infezioni parassitarie, alle depressione, alla malattie psicosomatiche e non si debbono sottovalutare le presenze del sintomo stanchezza. Quindi, parlare solo di situazioni stressanti e di superlavoro per giustificare la stanchezza, non deve essere più considerato un “rifugio”, quando non si trovano “appigli” utili per formulare la diagnosi. Altre ricerche correlano il sintomo stanchezza alle problematiche tiroidee sia iper che ipo, ma anche all’insufficienza surrenalica, agli squilibri del calcio e del sodio. Esiste dal 1994 una ben consolidata esperienza della Sindrome da Fatica Cronica (CFS), che è un’entità a parte e che dura almeno sei mesi e che non viene “abbreviata” né dal sonno né dal riposo. Fare il medico si fa sempre più difficile e la fotocopia di alcune patologie ci fanno comprendere che oramai tutto passa per la genetica, che unisce sintomi lontani tra loro che concorrono a “creare” patologie sempre più complesse, con sintomi sempre più complessi e che fino a otto giorni fa non erano neppure considerati tali.
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