Se ne è andato un pezzo di storia della Chiesa e dell’Irpinia. Nella notte tra sabato e domenica si è spento Monsignor Luigi Barbarito, Nunzio apostolico emerito e Arcivescovo di Fiorentino.
Avrebbe compiuto 95 anni tra un mese, lo avevo incontrato nella sua residenza poco tempo fa. Era, come sempre, lucido nel pensiero, autonomo nei movimenti. Avevamo concordato un incontro al Circolo della Stampa da tenere in primavera per presentare il suo ultimo libro: una riedizione di un’intervista rilasciata alcuni anni fa al settimanale IL PONTE. Barbarito era molto legato al nostro giornale, di cui era, tra l’altro, un collaboratore. La settimana scorsa telefonai alla Redazione di Roma dell’ADISTA, quando mi presentai mi fu detto: sì, conosciamo bene il suo giornale, vi scrive anche il Nunzio Barbarito.
Barbarito era un convinto sostenitore della Stampa, davanti all’ultimo caffè preso insieme mi ha ricordato di essere un giornalista pubblicista, il più anziano d’ Irpinia. In Australia aveva inaugurato anche la redazione di una Tv locale ed aveva seguito sempre con interesse i Media. Era un comunicatore nato e la sua carriera ecclesiastica ne aveva perfezionato l’abilità. Quando venni eletto per la prima volta nel Consiglio nazionale della Fisc mi telefonò per complimentarsi, mi invitò nella dimora che aveva a Roma, presso le suore Immacolatine. Ogni volta che avevo la riunione della Fisc andavo a trovarlo. Alle pareti aveva le foto con i pontefici che aveva incontrato, Papa Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI a cui si è aggiunta di recente la foto di Papa Francesco. Le onorificenze non si contavano e poi sulla scrivania c’era il meglio della tecnologia avanzata: computer Mac portatile, telefono fisso e cellulare, fax e rassegna stampa, italiana ed internazionale. La stessa dotazione tecnologica l’ho ritrovata a Pietradefusi, nella casa dove ha trascorso gli ultimi anni, fino a qualche giorno fa. Monsignor Barbarito aveva una cultura immensa e doti non comuni di analisi politica. Eccellente scrittore, aveva curato varie pubblicazioni, la più recente risale al 2016. Attaccatissimo alle radici irpine e alle tradizioni locali, ovunque andava portava sempre con sé il ricordo dell’Irpinia. Ha svolto con dedizione i ruoli assegnati dalla Santa Sede, in Australia, Africa ed Inghilterra, fino ad ottenere ampi riconoscimenti.
Mario Barbarisi
Monsignor Luigi Barbarito è orgoglio della Chiesa e della terra di Irpinia
La chiesa di Sant’Ippolisto ad Atripalda, martedì mattina, era gremita di fedeli accorsi per tributare l’ultimo saluto a Monsignor Luigi Barbarito, Nunzio apostolico emerito spentosi all’età di 95 anni nella notte tra Sabato e Domenica. Alla celebrazione del rito funebre era presente tutto il clero avellinese, attualmente guidato dall’Amministratore Diocesano Monsignor Enzo De Stefano, il Vescovo di Nola Monsignor Francesco Marino, il Vescovo di Ariano Monsignor Sergio Melillo, il Vescovo di Benevento Monsignor Felice Accrocca, l’Abate di Montevergine Riccardo Luca Guariglia, il Vescovo emerito Gerardo Pierro.
La concelebrazione è stata presieduta dal Segretario di Stato Vaticano, S.E. Monsignor Angelo Becciu. La terza carica di Stato della Santa Sede è giunta in mattinata ad Avellino per testimoniare l’importanza dei ruoli ricoperti e lo spessore religioso, umano e culturale di Monsignor Luigi Barbarito. Nel corso dell’omelia funebre, Monsignor Becciu ha ricordato gli anni della collaborazione a Londra, le virtù e le principali tappe della brillante carriera ecclesiastica e diplomatica di Monsignor Luigi Barbarito.
Pubblichiamo di seguito una sintesi dell’Omelia.
“Reverendo Monsignor Amministratore Diocesano della Diocesi di Avellino, eccellentissimi confratelli dell’episcopato, cari sacerdoti, religiosi e religiose, illustri autorità civili e militari, cari fratelli e sorelle, la fede ci ha convocati oggi intorno all’altare per celebrare le esequie del caro Arcivescovo Sua Eccellenza Monsignor Luigi Barbarito. Ringrazio il Signore di poter presiedere questa eucarestia e così onorare Monsignor Barbarito per tutto il bene da lui compiuto e di cui io stesso sono stato beneficiario nei due anni di vita insieme nella nunziatura apostolica a Londra. Durante le sue frequenti conversazioni ho sentito parlare spesso di Atripalda, della vostra città che oggi a ragione piange uno dei figli più illustri, come tanti di voi lo hanno definito. Porto il saluto e il cordoglio del Santo Padre Papa Francesco, cordoglio espresso anche nel telegramma del Segretario di Stato letto all’inizio della celebrazione. E’ doveroso, altresì, ringraziare quanti hanno assistito l’amato presule fino all’ultima ora, in particolar modo le Suore Francescane Immacolatine che lo hanno avuto ospite presso l’Istituto San Giuseppe di Pietradefusi. Mi unisco alla vostra comunità nella preghiera di suffragio. Qui Monsignor Barbarito è stato battezzato. San Paolo spesso ci parla proprio del battesimo, egli ricorda che la vita e la morte cristiana si comprendono dal battesimo che ci ha innestati nel mistero pasquale di Gesù Cristo, morto e Risorto per noi. Nel battesimo sono le radici più profonde, le radici della fede ereditate dai nostri genitori, dai nostri nonni, rigenerate in noi dalle grazie di Dio con la nostra umile e fedele collaborazione. Per noi che abbiamo ricevuto la missione di rappresentare il Papa in Paesi Lontani, e che per questo passiamo tanti anni lontani dalla nostra terra natia, è ancora più importante attingere costantemente a queste radici, fare memoria del nostro battesimo e rinnovarlo sempre, specie nella Santa Veglia Pasquale in cui si legge ogni anno un brano della Lettera ai Romani richiamante il Battesimo. L’Apostolo ci dice che il Cristiano è una persona morta e risorta con Cristo e che la nostra resurrezione significa camminare in una vita nuova, significa libertà dal peccato, perché è il peccato che invecchia l’anima, che la incupisce, mentre la grazia di Dio la ringiovanisce; camminare in una vita nuova significa avere in noi i sentimenti e gli atteggiamenti di Gesù Cristo: bontà,misericordia, mitezza. Possiamo dire che Monsignor Barbarito mostrava questi segni cristiani, aveva un animo buono, paterno, trasparente, sincero. Chi lo ha frequentato non poteva rimanere indifferente di fronte a tanta sua bontà, generosità, intelligenza, in questi atteggiamenti si fondevano insieme la sua indole, la sua educazione e l’azione dello Spirito Santo, operata in lui mediante l’iniziazione cristiana qui ricevuta e nel cammino di formazione dove il Signore ha seminato la vocazione sacerdotale, coltivata nel Seminario Diocesano di Avellino e proseguita in quello Regionale di Benevento … ad appena 22 anni (nel 1944) lo Spirito Santo si posò su di lui, andava fiero della dispensa ricevuta da Pio XII per poter essere ordinato sacerdote così in giovane età. L’altra ordinazione, quella episcopale, il 10 Agosto del 1969. Da giovane prete spese le migliori energie per la sua terra, duramente provata dalla forza distruttrice della guerra, si impegnò nel giornalismo, in Azione Cattolica, in politica. Tutte passioni che lo hanno accompagnato nel corso di tutta la sua esistenza. Si può dire che la sua vita è stata tutta conformata all’amore per la Chiesa, in modo particolare per il Papa….”