MENTRE DORMIAMO FISSIAMO I RICORDI

 

 

Concita De Gregorio, notissima giornalista e scrittrice di rango, nel suo ultimo libro: “Mi sa che fuori è primavera” sottolinea che il ricordo ha una parte costituita dall’oblio e una dalla dimenticanza, quasi a dirci che si deve differenziare la memoria dal ricordo, perché il ricordare possiede l’implicazione del sentimento.  Senza il ricordo e la sua dimensione non avremmo mai considerazione dell’attuale vita che conduciamo.       I nostri ricordi, con la nostra storia e le nostre radici, ci servono come carta di identità del presente. Il ricordo non può essere cancellato se non per motivi patologici, ma soprattutto, non deve essere cancellato, perché costituisce il nostro racconto, la nostra vita, il nostro vissuto, la luce che si accende sul buio del passato.  Il Nobel per la letteratura Bob Dylan ama dire: “Abbi cura dei tuoi ricordi perchè non puoi viverli di nuovo”, e proprio per questo ognuno di noi si tiene dentro di se il proprio passato, le pagine di un libro che dobbiamo conoscere a memoria per via della ….memoria. Ma la memoria come e, soprattutto quando, fissa i ricordi?  In questo caso sono stati gli scienziati italiani a fornirci una risposta precisa, e inconfutabile. Il Professor Giulio Tononi e la Dottoressa Chiara Cirelli lavorano all’Università di Madison nel Wisconsin e in collaborazione con i colleghi dell’Università Politecnica delle Marche di Ancona hanno pubblicato sulla famosa rivista “Science” il frutto di una loro ricerca ottenuta da osservazioni fatte, per ora, sui topi di laboratorio. (Per i curiosi della geografia ricordiamo che il Wisconsin,  è uno Stato del Nord America ed  ha meno abitanti della Campania con una superficie quasi dieci volte più grande e possiede cinque famose sedi universitarie.) Il tutto era iniziato per indagare cosa succede al nostro cervello quando andiamo a letto e dormiamo profondamente, e si è notato che il cervello si “riorganizza” e svolge questo compito con notevole efficacia, dati i risultati che riesce ad ottenere. Tra le primissime cose certe è stato notato lo sgonfiarsi delle sinapsi, uno dei motivi per cui il sonno è necessario (poco ma …buono). E’ stato osservato che le sinapsi che si gonfiano durante il giorno si rimpiccioliscono di notte perché, nel riordinare ciò che abbiamo appreso, si cancellano le informazioni superflue. Il sonno è essenziale perché ci permette di conoscere cose nuove ogni giorno gonfiando di queste nuove nozioni le sinapsi, le quali però, non possono continuare a “gonfiarsi” all’infinito, per cui debbono assolutamente “dimagrire” e scremare tutto ciò  che si  è stipato e che viene considerato un di più. Dato che le sinapsi di un cervello di grandezza media conta cento miliardi di sinapsi, non è possibile ingrossarle di nozioni a dismisura.     La sinapsi (dal greco “sinaptein” che significa connettere) è una struttura di contatto tra due cellule nervose e che permette agli impulsi nervosi di viaggiare da un neurone all’altro. Funzionalmente la trasmissione di impulsi può avvenire attraverso le sinapsi in maniera elettrica o in maniera chimica. Ritornando all’utilissimo “dimagrimento”  delle sinapsi, va detto che tale cura va somministrata durante il sonno. Di tutte le informazioni ricevute vengono archiviate solo quelle rilevanti ed il resto viene eliminato dimenticandolo. I ricercatori italiani, muniti di super microscopi hanno letteralmente visto che in 6-7 ore di sonno si riducono l’80% delle sinapsi del 20%.  Le sinapsi risparmiate dal dimagrimento sono le più grosse in assoluto ed è probabile che siano conservati lì i ricordi duraturi e stabili.  Il futuro di questa ricerca prevede altri impegnativi step, prima di tutto cosa succede alle sinapsi se il sonno è disturbato, poi se è minore di un determinato numero di ore e successivamente,  la valutazione da andare a fare è quella se  è possibile il riordino dei ricordi durante il giorno.               In pratica, siamo solo all’inizio dell’affascinante ricerca della cassaforte dei ricordi. Per adesso siamo fermi al numero ed alla quantità, ma ci troveremo di fronte alla qualità dei ricordi. Come si farà a catturare quelli belli e gettar via quelli “brutti”? Come si potranno rivivere in maniera diversa quelli sopravvissuti al dimagrimento delle sinapsi? Anche perché per dirla come Gabriel Garcia Marquez: “la vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla”.
gianpaolopalumbo.ilponte@gmail.com

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