la via del cambiamento

 

 

Zygmunt Bauman ripeteva, spesso, un meraviglioso pensiero, tratto dalla saggezza cinese: “Se pensi all’anno prossimo semina riso…,  ai prossimi dieci anni pianta alberi, ma se pensi ai prossimi cento anni, allora fai studiare gli uomini”.
Pensando alla nostra città, mi capita di chiedere quali possano essere stati i “pensieri” di quelli che si sono avvicendati alla guida del comune negli ultimi lustri! Per questo, purtroppo, un amico mi accusa di essere ottimista: “Molti di loro non erano nemmeno in grado di pensare, sono stati intenti, solo, a fare le cose che riuscivano a soddisfare i loro appetiti (non i pensieri) primari”!
Eppure, quanto sarebbe bello raccontare della dote più bella che i politici dovrebbero possedere e far “fruttare” quando si dedicano al servizio del bene comune:         la curiosità. Perché, la curiosità, accompagnata all’intelligenza ed alla fantasia, fa “grandi” gli uomini che si occupano della vita e dei beni di tutti. E la curiosità del futuro fa belle le comunità e le aiuta a crescere!
I partiti non fanno niente per scoprire queste qualità tra i loro iscritti: soprattutto tra i più giovani. Ed è un vero peccato! Perché, tornando a Bauman, la vera “povertà” della nostra società nasce nel momento in cui tutte le “agenzie formative” del Paese hanno smesso di avere una “visione lunga” del futuro della comunità. Per scelta volontaria o  indotta dai centri di potere, ai quali premevano risultati immediati, legati al denaro ed alla finanza (incentivare la crescita dei bisogni e dei consumi). Lo Stato, i Partiti  hanno, per così dire, abdicato rispetto al compito della formazione delle classi dirigenti! Ecco, se penso alla generazione dei politici cattolici che ha guidato le sorti dell’Italia nell’immediato dopoguerra, non posso non essere convinto che essi ebbero occasione di crescere grazie all’impegno di tanti sacerdoti e vescovi che si dedicavano alla formazione “complessiva” dei giovani: quella sociale e culturale insieme a quella spirituale e strettamente religiosa. Purtroppo, c’è stata una battuta di arresto ed una deviazione verso obiettivi autoreferenziali ed improduttivi di risultati visibili!
Per non parlare delle famose “scuole di partito”: dove si insegnava, anche, l’onestà, la correttezza e lo spirito di servizio a favore degli altri!
E quando il popolo decide di ribellarsi rispetto alle indecenze ed alle inadeguatezze della classe dirigente è facile spiegarne le cause: i politici non solo non si sono mai dedicati alla “formazione” ma non hanno, nemmeno, pensato di piantare, nella coscienza della comunità, gli “alberi” della passione civile, quelli della correttezza e dell’onestà nella gestione della cosa pubblica! Poi, si dà la colpa ai populismi, facendo l’errore di confondere gli effetti con le cause e restando ben lontani dall’immaginare la terapia giusta per eliminare il malessere!
Mi chiedo: cosa si può fare per impedire che il pessimismo risulti vincente, che la disperazione possa indurre i cittadini a fare scelte ingiuste, di egoismo, di chiusura o di intolleranza? E quali potrebbero essere le azioni da sollecitare o da intraprendere per limitare i danni e le conseguenze di decenni di silenzio, di inerzia e di abbandono dei doveri di cittadinanza, dopo aver delegato agli incapaci, agli inetti, agli arrivisti ed ai corrotti la guida delle comunità?
E’ indispensabile riscoprire il valore della testimonianza personale a favore del bene comune: non un progetto di pochi destinato ad una minoranza illuminata, ma l’impegno di tutti per costruire un patto sociale in grado di guidare il nostro futuro!
Ecco, pensando al domani “prossimo”, anche della nostra città, credo che “chiunque” possa farsi carico di “accendere la luce”, di avviare il processo, di creare le condizioni, senza vantare primogeniture e senza porre condizioni! Poi, tutti avremmo il dovere di partecipare, di non restarcene a guardare, solo perché rileviamo una presenza che non ci entusiasma o supponendo che la proposta non appare del tutto convincente. Dovremmo obbligarci a dare il nostro contributo di pensiero, di idee, di proposte e di suggerimenti, qualificando la nostra presenza con una virtù essenziale: l’umiltà, che è la capacità di farsi carico delle ragioni degli altri, di saper ascoltare i desideri, i sogni e le volontà che animano quelli che si preparano all’impresa!
Infine, vorrei richiamare un insegnamento (un metodo di risposta) tratto dalla prolusione di Dossetti: Sentinella quanto resta della notte. Il politico e monaco “santo” racconta che quando Mosè propose la Legge ad Israele, il popolo, nel momento più solenne della sua storia, disse: “Faremo e udremo”, scegliendo, cioè, l’adesione al Bene, prima di ogni altra valutazione tra il Bene ed il Male.         E Dossetti segnala che quella scelta, per così dire  “anormale”, diventa addirittura “mezzo e via” della vera conoscenza!
Tornando ai nostri problemi, la gravità della situazione ci suggerisce un’unica risposta: bisogna “invertire l’ordine normale” delle cose, quello in cui l’intendere (udire) precede sempre il fare, quello in cui il capire ed il convincersi deve, sempre, dare origine ai comportamenti ed alle scelte!
Per noi, poi, è molto più facile! E’ chiaro, nei cuori e nelle menti di tutti, dove e come si è esercitata la mala-politica. Oggi è necessario (oltre che giusto ed opportuno) “fare”: costruire, con un piccolo atto di fede, un’alternativa valida e praticabile, senza voler, per forza, “intendere”, senza lasciarsi prendere dai dubbi o dall’accidia! Può essere questo “il mezzo o la via”  per un cambiamento irrinunciabile!

michelecriscuoli.ilponte@gmail.com

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