Le varie pene capitali inducono la morte con meccanismi diversi.
Nell’impiccagione la morte non sempre sopraggiunge per asfissia, ma spesso il condannato muore per bradicardia riflessa, che porta ad arresto cardiaco, causata da uno stiramento del nervo vago. La fucilazione è un tipo di esecuzione capitale effettuata tramite armi da fuoco. Un gruppo di uomini spara al condannato provocandone la morte per rottura del cuore o dei polmoni.
Il “condannato” può sopravvivere al primo colpo e quindi si spara un’altra volta, per far sì che non sopravviva. L’omicidio e la violenza nei rapporti umani ci sono sempre stati, ma le pene inflitte ai colpevoli sono cambiate nei secoli. Il primo omicidio ben documentato è la morte di Abele per mano di Caino, che fu punito da Dio non con la regola dell’‘occhio per occhio’ ma marchiando Abele così che non dimenticasse la sua colpa. La Bibbia parla di un generico marchio sulla fronte, probabilmente è un modo simbolico per indicare quel marchio della mente che oggi chiamiamo ‘senso di colpa’.
Nell’antica Grecia e a Roma s’infliggevano pene diverse in base alla crudeltà del crimine. Si passava dalla crocifissione, alle mutilazioni alla decapitazione.
Nel Medioevo la decapitazione con la scure, dopo la tortura, o lo squartamento erano le condanne più frequenti. Con la rivoluzione Francese e l’illuminismo s’introdusse la ghigliottina allo scopo di non far soffrire il condannato. Ma, dato che il cervello continua a funzionare fino a 8 minuti dopo l’interruzione dell’apporto di sangue, la pena non si può ritenere indolore.
Negli anni delle monarchie assolute si fece ampio ricorso all’impiccagione, alla garrota e alla tortura.
La pena di morte è stata supportata da diversi teologi: Sant’Ambrogio incoraggiò il clero a pronunciarsi a favore della pena di morte; Sant’Agostino nella ‘La città di Dio’ riporta che “non vi è contrarietà nei confronti del comandamento “Non uccidere” per quanti rappresentano l’autorità dello stato e mettono a morte i criminali”. Tommaso d’Aquino e Duns Scoto entrambi dissero che la pena di morte era supportata dalle scritture, Roberto Bellarmino e Alfonso Maria de’ Liguori, Francisco de Vitoria, Tommaso Moro e Francisco Suárez continuarono in tale convincimento.
Nello Stato Pontificio, tra il 1796 e il 1870, si arrivò a 527 esecuzioni, tra impiccagioni e decapitazioni. Il primo condannato al cappio e allo squartamento fu Nicola Gentilucci, l’ultimo decapitato fu Agatino Bellomo.
Con Giovanni Paolo II, il 12 febbraio 2001, fu abrogata in Vaticano la pena di morte che de facto era già stata sospesa da Paolo VI.
La prima voce contro la pena di morte la troviamo nel ‘Dei delitti e delle pene’, scritto nel 1764 da Cesare Beccaria. In questa opera, l’autore, dimostrava la barbarie dei sistemi carcerari dell’epoca e poneva in relazione diretta gli orrori delle sale inquisitorie con la struttura stessa dello Stato.
Affrontando la questione della finalità della pena separava per la prima volta i concetti di ‘peccato’ e di ‘reato’.
Nello stesso periodo nasceva la massoneria, una associazione di uomini del popolo, di nobili e di monarchi, uniti dall’ideale della fratellanza universale e della tolleranza. Fondata nel Settecento, da due sacerdoti, il reverendo James Anderson (ministro della chiesa presbiteriana) e da Jean Théophile Desaguliers (ministro della chiesa anglicana), riteneva che la cultura era il mezzo principale per il miglioramento dell’uomo si schiera a favore della democrazia e contro la violenza e l’arroganza dei potenti, ma ovviamente, per sopravvivere doveva nascondersi.
Secondo i seguaci di Anderson la pena inflitta ai colpevoli non deve, come invece avviene con la tortura o la pena di morte, riprodurre il male generato dal delitto stesso perché in tale modo, provocherebbe solo sentimenti di compassione verso il colpevole o di sdegno verso il governo, aprendo una contraddizione insanabile tra un atto violento, consentito allo stato e vietato al singolo. L’abolizione della pena di morte può scaturire da una nazione eticamente progredita in cui il potere dello Stato ha un limite segnato dal rispetto della dignità e dell’interesse collettivo.
Negli Stati Uniti la politica del nuovo presidente procede in modo inverso. La pena di morte tramite sedia elettrica o iniezione letale non si discute. È stata approvata la tortura come metodo d’indagine ed eletta a dirigere la CIA una donna, la signora Gina Haspel, che sistematicamente adottava la tortura negli interrogatori nelle prigioni speciali. La xenofobia è autorizzata per legge. Evidentemente Trump non ha approfondito né il vangelo né le costituzioni di Anderson, eppure simboli massonici sono impressi anche sui dollari USA e i Cardinali americani hanno una grande influenza sul popolo.  Stiamo assistendo a un ritorno dell’America al medioevo che farà ricordare Trump come il presidente più contestato della storia, intento a cancellare l’ideale americano della ‘nuova frontiera’ ispirato da John F. Kennedy. Intanto in Italia si contesta ‘l’eccessiva umanità’ Di Papa Francesco con manifesti anonimi. Il male, ovunque, non ha nome.

Per saperne di più:
alleanzacattolica.org/cattolicesimo-e-pena-capitale/

raffaeleiandoli.ilponte@gmail.com

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