Giovani e Migranti
Vi sono due questioni centrali, nella vita sociale e politica del nostro Paese: perché appaiono di non facile soluzione e perché registrano il massimo dissenso tra le forze politiche. Sono anche quelle sulle quali si misura la qualità delle risposte (le soluzioni che i partiti propongono) e la loro rispondenza ai valori della Dottrina Sociale Cattolica. E’ innegabile, infatti, che se l’Italia riuscisse a trovare una soluzione al problema dei migranti e dei giovani, riuscirebbe a superare molte delle sue difficoltà.
Tempo fa, in una discussione, ascoltai una frase che mi lasciò basito. Era un giovane che parlava, quasi trentenne, inoccupato e con scarse prospettive di lavoro:“Perché non se ne stanno nei loro Paesi, anziché venire da noi, ad invaderci ed a toglierci il lavoro?”.
Il gelo che seguì a quell’affermazione confermò l’imbarazzo e la difficoltà a leggere la situazione ed a trovare le soluzioni giuste. Debbo confessare che evitai di intervenire: perché non volli toccare il nervo scoperto (la mancanza di lavoro) che aveva indotto il giovane ad un’affermazione così sconvolgente!
Da allora mi sono chiesto: perché tante brave persone sono convinte che lo Stato spreca ingenti risorse per i migranti che potrebbe destinare a misure idonee a ridurre la disoccupazione giovanile?
Il problema dei migranti non si risolve né con la semplice accoglienza-assistenza né con la loro equa distribuzione tra le regioni italiane! Anzi, queste scelte sono, spesso, funzionali ad arricchire pochi opportunisti! Chi non ricorda le parole del capo delle cooperative romane (“gli immigrati rendono più del traffico della droga”) intercettato prima dell’arresto?
Così si spiega la perplessità dei cittadini che si lamentano (penso anche alla nostra città) del fatto che non c’è angolo di strada, (negozio, supermercato o banca…), dove non vi siano queste poveri cristi fermi ad aspettare che i passanti lascino loro qualche moneta! Molti vengono da fuori (Salerno o Napoli), fanno tanta tenerezza ma non è questa, per loro e per noi, la migliore risposta!
Mi chiedo: perché non si fa un vero censimento delle loro capacità, dei loro desideri e delle loro storie, provando a dare le risposte utili a permettere un vero inserimento nella nostre comunità? Perché non utilizzarli (anche in cambio dell’assistenza offerta, oltre a qualche modesto bonus) in quelli che si definiscono “lavori socialmente utili”: risanare le periferie, ripulire le strade (dalla neve o dalla sporcizia), aiutare anziani e persone in difficoltà? Perché non provare a trasferire queste persone in quei paesi abbandonati (quasi deserti) dove loro possano insediarsi anche per continuare le attività (di contadini, artigiani o piccoli commercianti) che erano abituati a fare nei paesi di origine? Quante terre abbandonate e incolte dai legittimi proprietari potrebbero continuare a “vivere” se fossero affidate gratuitamente a contadini siriani o nordafricani?
In Germania le stime di crescita del PIL sono arrivate al 2,3% anche grazie all’ondata di migranti ed agli investimenti che quel paese (dove non si vedono in giro persone a chiedere l’elemosina) sta facendo per gestire la questione migranti. Perché, probabilmente, i soldi spesi per aiutare il loro inserimento sono serviti a creare occasioni di lavoro per gli stessi tedeschi (insegnanti della lingua nazionale o di mestieri, operatori sociali.. etc) e non vengono dispersi inutilmente a favore di pochi furbi! Per non parlare dei vantaggi a lungo termine connessi alla riduzione dell’invecchiamento della popolazione!
Il problema della disoccupazione giovanile è certamente più complesso ma non irrisolvibile! C’è una domanda che ricorre frequente nelle discussioni: perché lo Stato spende decine di miliardi per salvare banche, i soci ed i banchieri che hanno fatto profitti spropositati o incassato stipendi e liquidazioni stratosferici (pur facendo male il loro mestiere) e non destina, invece, risorse per incentivare la crescita e lo sviluppo? Perché non si interviene, da un lato, per eliminare gli sprechi assurdi nella gestione delle risorse pubbliche (i politici sanno bene dove si spreca e dove si ruba, perché sono stati loro a costruire il sistema, soprattutto i più vecchi) e, dall’altro, per imporre un contributo di solidarietà (a termine: per almeno tre anni) a carico di quei soggetti che percepiscono redditi elevati (ad esempio, quelli superiori ai 120.000,00 netti euro all’anno)? Perché non si eliminano tutti i privilegi, gli abusi, le sovvenzioni (di cui beneficiano politici, sindacalisti, imprenditori, magistrati o professionisti), a spese dello Stato? E’ possibile che non si possa studiare una “rivoluzione vera e ben organizzata” della vita sociale ed economica del nostro Paese, organizzando un “piano di investimenti pubblici” finalizzato a risolvere il problema dell’occupazione, soprattutto di quella giovanile?
Sono argomenti scottanti, soprattutto per l’anno di campagna elettorale che ci aspetta. Nessuna forza politica (tranne i demagoghi che hanno le ricette pronte) avrà il coraggio di soluzioni coraggiose: perché nessuno vorrà promettere sacrifici a chicchessia! Anzi è probabile che cresceranno sprechi e regalie! La storia italiana ci racconta che è stato sempre così, che il costo di un’elezione non è valutabile solo per le spese dell’apparato elettorale: che la macchina del consenso costa molto ma molto di più ed anche questa volta nessuno dei concorrenti la vorrà tenere ferma in garage. Giovani e migranti possono ancora aspettare!
michelecriscuoli.ilponte@gmail.com