Il ritorno di Renzi
Ho letto, con attenzione, l’intervista di Renzi a Repubblica, nonché i commenti che giornalisti e politici hanno fatto sul suo “ritorno” alla politica attiva.
Si è ripetuto un rito antico: tutto ciò che il leader del PD ha detto nella sua intervista ha subito una metamorfosi implacabile attraverso l’interpretazione “calcolata” della cosiddetta stampa libera. Le valutazioni, le ipotesi e le semplificazioni dei commentatori sono riuscite a stravolgere il contenuto delle idee di Renzi! Gli esperti la chiamano “post-verità”: la interpretazione del pensiero o dello scritto di qualcuno fatta da chi ritiene di avere una cognizione piena del suo retro pensiero, dei suoi veri progetti e della realtà cui essi sono destinati. Così, la post-verità appare tanto credibile, attuale e per l’appunto “vera” da diventarne l’unica traduzione!
Un po’ come è successo con il referendum costituzionale! In molti si sono esercitati a segnalare le somiglianze tra Renzi e Berlusconi da rendere assolutamente plausibile questa ipotesi (per chi, invece, volesse saperne di più, segnalo un recente articolo di Ezio Mauro che, a posteriori, ha evidenziato le notevoli differenze tra i due). Uno degli argomenti forti dei promotori del NO al referendum è stato che l’approvazione della riforma costituzionale avrebbe comportato seri rischi per la democrazia e la libertà nel nostro Paese: perché avrebbe affidato (come si temette per la riforma di Berlusconi) tutto il potere ad un uomo solo (a prescindere dal fatto che Renzi non fosse proprietario di alcun giornale o di alcuna TV privata, che non possedesse aziende di primaria importanza e che fosse, invece, il segretario dell’unico partito, in Italia, nel quale ancora si celebrano i congressi ed i rappresentanti sono scelti, prevalentemente, dai cittadini con le primarie). Alla fine: potenza della comunicazione costruita ad arte, la maggioranza degli italiani si è convinta di una “falsa” verità che ha contribuito ad influenzare il voto.
Per fare il bastian contrario, vorrei limitarmi ad una lettura per così dire autentica del pensiero renziano. Per provare a capire di più.
Tuttavia, prima di commentare le novità dette da Renzi, mi sia concesso di esprimere la mia delusione per quello che vanno facendo gli esponenti più in vista del Movimento 5Stelle. Non riesco a capire se i loro sono errori voluti (perché hanno paura delle responsabilità cui potrebbero essere chiamati, in caso di vittoria), o se invece sono la dimostrazione dei limiti culturali e politici, di un progetto non del tutto chiaro. Per questo ritengo che fino a quando non riusciranno a rendere accessibile la loro struttura organizzativa ed a dare le necessarie garanzie di democrazia e libertà al loro interno, resteranno, secondo il mio modesto avviso, solo una bella idea di cambiamento ed un interessante modello di partecipazione dal basso ma non saranno, mai, una vera forza politica, in grado di suscitare gli ideali e la passione necessari a coinvolgere i cittadini verso un progetto nuovo e diverso di società. Probabilmente, il giudizio è viziato dal un’idea antica di partecipazione politica che, forse, non è al passo con i tempi: ma costituisce una pregiudiziale che impedisce un affidamento totale!
Tornando a Renzi, ci sono due cose che mi hanno colpito nella sua riflessione: la consapevolezza degli errori commessi e l’impegno a rinnovare il partito, partendo dalle periferie e non solo dal centro!
Verrebbe da dire: finalmente! Perché se Renzi è stato sconfitto sulla riforma costituzionale una delle ragioni più vere sta nel fatto che il suo partito è rimasto (non è solo apparso) come l’emblema della casta che non vuole morire e come il regno dei rituali più odiati dai cittadini elettori (le lotte per il potere tra personaggi di scarsa qualità, che anziché preoccuparsi dei problemi dei cittadini sono impegnati a regolare, quasi esclusivamente, le loro ambizioni di carriera). E’ stato questo uno dei tradimenti che gli italiani non hanno perdonato al leader PD!
Perciò è interessante sentire il Renzi che parla di un partito nuovo e diverso: capace di rispondere ai problemi che la crisi pone alla Sinistra (non solo a quella italiana) ed in grado di offrire risposte alle nuove polarità della società: esclusi ed inclusi, innovazione ed identità, paura e speranza!
Che dire? Il pericolo più serio per le nostre comunità sta proprio nella difficoltà della Politica ad offrire risposte valide ed efficaci ai problemi seri dei cittadini. Ed il rischio vero è che la paura prevalga sulla speranza, che gli elettori si lascino guidare, nelle future scelte, dalla pancia e non dalla testa e dal cuore.
Il Partito Democratico ha, in questa fase, una grande responsabilità. Potrebbe organizzare il cambiamento vero: degli uomini, delle coscienze e delle modalità di partecipazione alla politica. Potrebbe, invece, attardarsi in discussioni motivate dal desiderio di rivincita o in diatribe interne finalizzate all’occupazione del potere: le stesse che hanno impedito, in passato, alla sinistra di guidare il cambiamento. Probabilmente, il futuro dipende anche dalle risposte e dalle scelte che i democratici sapranno dare e fare: perché, se dovessero, ancora una volta, fallire, gli elettori non avranno altra scelta che rifugiarsi nelle oscure proposte di “novità” di quelle forze che sanno ben sfruttare le incertezze, le ansie e le paure della nostra società! E questa non è solo una minaccia: è una certezza che dovrebbe convincere tutta la Sinistra ad evitare di commettere errori!
michelecriscuoli.ilponte@gmail.com