NATALE 2016, UN ANNO DA RICORDARE. COSTRUIRE LA SPERANZA PER IL FUTURO.
UNO SGUARDO AL MONDO
Per i credenti il Natale è il vero capodanno, la nascita del Salvatore rappresenta l’inizio di un percorso di fede e di speranza. Il Bambino è luce che illumina la grotta e l’intero mondo, riscalda i nostri cuori e porta in dono la speranza. Quello che ci accingiamo a festeggiare è un Natale da vivere con gioia ma anche condividendo le tante sofferenze, sempre più evidenti e sempre meno lontane da noi. Il 2016 è l’anno che sarà ricordato per gli attacchi terroristici che hanno colpito l’ Europa; in Germania l’ultimo in ordine di tempo: si sono tinti di rosso sangue anche i mercatini di Natale.
Il rosso è lo stesso colore che prevale ad Aleppo, in Siria, da dove fuggono migliaia di profughi che approdano sulle coste italiane. I conflitti in corso fanno comprendere, molto meglio e più efficacemente del mercato della moneta unica, cosa significa il termine globalizzazione: le distanze si accorciano, i confini saltano, viene meno una prospettiva di pace. La politica nazionale annaspa nella mediocrità come non mai. Il voto referendario, intriso di un chiaro significato politico antigovernativo, è stato ancora una volta ignorato da coloro che hanno potere decisionale. Il rimpasto di governo a guida Gentiloni è il peggiore dei segnali che le Istituzioni potessero dare. Ne è testimonianza l’ennesimo scivolone del ministro Poletti, che parlando dei giovani che lasciano l’Italia si è permesso di dire che alcuni giovani è meglio che se ne vanno. È sconcertante! Per molto meno in Paesi seri esponenti di governo vengono allontanati dalle Istituzioni. Dopo la bufera è pervenuto nelle redazioni giornalistiche nazionali un video messaggio di scuse, per rimediare. Lo avrà sicuramente accettato il figlio del ministro Poletti, Manuel, rimasto in Italia grazie ai contributi statali ricevuti per le spese vive: circa 500mila euro in tre anni. Non direttamente consegnati a lui ma al piccolo settimanale che dirige. I tanti pseudo governanti, che si aggirano nelle comode stanze, offendono il Paese, le tante intelligenze,e i giovani in particolare. I cittadini non sanno più cosa fare per far comprendere, in modo pacifico, che non si sentono adeguatamente rappresentati.
NEL NOSTRO TERRITORIO
Sono poche le differenze tra quanto accade su scala nazionale e il territorio locale: anche in una provincia molto piccola come quella irpina spira forte il vento della crisi economica, della disoccupazione giovanile, della mancanza di Servizi adeguati e di una programmazione per lo sviluppo, non solo di carattere economico ma sociale e culturale. Oramai si è compreso fin troppo bene che per ottenere validi risultati c’è bisogno di scegliere non a caso ma tra chi ha indiscusse capacità, la conoscenza e la competenza dovrebbero venire prima dell’appartenenza, è un requisito indispensabile per poter fare le cose bene e con criterio. Vi invitiamo a scrivere al nostro posto la prosecuzione di questo articolo. Vorremmo davvero evitare valutazioni eccessivamente critiche. Ma come ritenete sia possibile definire un amministrazione che è incapace di migliorare la qualità della vita? La città di Avellino non vive più. Lo dicono anche due autorevoli fonti giornalistiche nazionali, che hanno pubblicato di recente i risultati dei parametri di valutazione per determinare città per città la qualità della vita, si tratta del Sole 24ore e di ItaliaOggi. Perfino le luminarie di Natale, decisamente migliori degli anni precedenti, non riescono a far luce sul futuro di una terra martoriata da interessi che tutelano solo gli interessi di pochi, a danno dell’intera collettività. Nell’intera provincia irpina, e ad Avellino in particolare, c’è grande disattenzione per le nuove povertà, per il disagio giovanile, e per tutte le esigenze delle fasce deboli. Il Rapporto presentato in Diocesi di recente dimostra la precarietà dei Servizi e i numerosi ed accresciuti bisogni.
IL SALUTO AL VESCOVO FRANCESCO MARINO
Sembra ieri che il vescovo Francesco Marino si è insediato nella nostra Diocesi, eppure sono trascorsi 12 anni. A breve si recherà nella vicina diocesi di Nola. Tutta un’altra realtà: molto più grande, sotto il profilo dell’estensione territoriale, anche per questo più impegnativa e difficile da gestire. Per queste ragioni auguriamo al nuovo vescovo della Diocesi di Nola di fare bene e di raccogliere consensi e soddisfazioni in un territorio bisognoso di una nuova guida spirituale. Auguri.
SE QUESTO E’ LAVORO E SVILUPPO. IL RUOLO DELLA POLITICA E DEI SINDACATI
Nel 2016 in Irpinia c’è stato ancora meno lavoro degli anni precedenti: sono aumentati i disoccupati, e di un incremento dell’offerta di lavoro non se ne parla neanche per il 2017. Del resto le strategie si pianificano e come abbiamo più volte avuto modo di raccontare nel corso di questi mesi, le attività di programmazione non sono in Agenda, né di chi fa politica, né delle sigle sindacali.
Non riteniamo opportuno guardare alle tante aziende fallite, perché in gran parte la loro esistenza era legata a scelte speculative o a radicamenti produttivi privi di ogni fondamento, ma alle risorse naturali che offre il territorio, a cominciare dall’acqua. La nostra terra è talmente ricca di acqua che più volte abbiamo detto che se l’acqua fosse stata petrolio l’Irpinia sarebbe diventata una sorta di Arabia Saudita. E in effetti è proprio così: L’acqua è stata definita l’oro blu, perché è un bene indispensabile per la vita di ogni essere vivente. Lo sanno bene i pugliesi che si approvvigionano dalle fonti idriche irpine, lo stesso vale per gran parte della popolazione presente nell’area partenopea. Il tutto a costo zero, cioè senza dare alcun ristoro all’Irpinia. Vi sembra normale?
Pensate che per poter trasportare l’acqua nelle case irpine il gestore, Alto Calore Servizi, è costretto a pagare una bolletta di energia elettrica di bel 16milioni di euro all’anno, e nessuno viene in aiuto per sostenere questi costi, nonostante la “beneficenza” che l’Irpinia fa a parte del Sud. Non si è levata una sola voce di esponenti politici per fare, su questa questione, nelle sedi opportune un argomento di discussione e di battaglia politica. Ma c’è dell’altro. Mentre nel Paese si parla di semplificazione legislativa ecco che il De Luca, governatore della Campania, crea le basi, con apposita legge regionale, per un altro carrozzone politico per la gestione degli acquedotti della Campania. Da oggi, quindi, sarà finalmente ancora possibile riciclare politici scartati, funzionari e tecnici affaristi muniti di tessera di partito, ed inserirli in un nuovo organismo appositamente creato. Non è un posto fisso ma nell’EIC (Ente Idrico Campano) si starà comodi, si percepirà un bel gettone, proprio come quello che fa girare le giostre, insomma un bel divertimento assicurato, riservato solo ai fedelissimi! E cosa ancora peggiore è che della partita sembrano far parte anche alcune sindacati. Sulle questioni che contano il silenzio dei sindacalisti, sul piano provinciale ed anche regionale è “assordante”. Una cosa è certa: quando in molti perderanno il posto di lavoro, l’unica certezza è che i sindacalisti resteranno ancora seduti al loro posto, magari faranno una conferenza stampa, un comunicato, ma non diventeranno certamente disoccupati! Già, a pensarci bene viene da chiedere: ma chi licenzia i sindacalisti, quelli seduti a far niente da anni?
Il 2016 sarà ricordato anche come l’anno dove i conti non tornano. Sembra il titolo di un film di Sergio Leone. Forse sarebbe meglio cambiare autore e scegliere come titolo: il fantasma del teatro. Ci riferiamo alle tristi e penose vicende del Teatro Carlo Gesualdo, purtroppo non è un film, ma una vicenda reale che si consuma da tempo trascinandosi fino al cenone del 31, con il serio rischio che vada ben oltre. Siamo stati i primi a chiedere trasparenza per i conti e le vicende legate alla gestione del Teatro. Siamo ancora in attesa delle risposte alle domande che abbiamo posto ufficialmente. Vi assicuriamo, cari lettori, che la nostra agenda funziona bene:non dimentichiamo! Sarebbe ora che si avviasse finalmente un nuovo corso di trasparenza reale per tutte le amministrazioni pubbliche, sui siti online vorremmo vedere tutto, ma proprio tutto, a cominciare dalle spese nel dettaglio, questo vale anche per l’Amministrazione provinciale!
Sul Teatro siamo sempre più convinti che dovrà essere la magistratura a fare la dovuta chiarezza. Speriamo presto!
Mario Barbarisi