La realtà è più importante dell’idea

 

 

L’Esortazione apostolica che Papa Francesco propose ai cattolici tre anni fa, (la Evangelii Gaudium) torna utile per spiegare il risultato del Referendum sulla riforma costituzionale.
“La realtà è più importante dell’idea”, titola il paragrafo 231 della E.G. e così continua: “L’idea staccata dalla realtà origina idealismi e nominalismi inefficaci, che al massimo classificano o definiscono, ma non coinvolgono. Ciò che coinvolge è la realtà illuminata dal ragionamento. Bisogna passare dal nominalismo formale all’oggettività armoniosa. Diversamente si manipola la verità, così come si sostituisce la ginnastica con la cosmesi. Vi sono politici (e anche dirigenti religiosi) che si domandano perché il popolo non li segue, se le loro proposte sono così logiche e chiare. Probabilmente è perché si sono collocati nel regno delle pure idee ed hanno ridotto la politica o la fede a retorica. Altri hanno dimenticato la semplicità e hanno importato dall’esterno una razionalità estranea alla gente”! Dovrebbero riflettere tutti sulle parole del Santo Padre: i “dirigenti religiosi” (per le loro competenze) e, soprattutto, “gli uomini politici”!
A noi queste indicazioni possono servire per comprendere il senso di un risultato elettorale, temuto o voluto a seconda degli schieramenti, atteso e determinante nella vita politica italiana. Perché, da domani, dovremo abituarci a distinguere le vicende politiche usando come spartiacque proprio il voto referendario sulla riforma proposta da Renzi.
Nel risultato c’è, sicuramente, un dato positivo: l’ampia partecipazione al voto che esprime un desiderio di coinvolgimento da parte dell’elettorato. Poi, è giusto fare due annotazioni: da un lato, che la materia del contendere (la Costituzione, cui i cittadini  si sono mostrati legati oltre ogni immaginazione) resta un “simbolo sacro” del Bene comune; dall’altro, che la semplificazione del voto (Si o No) non ha impegnato gli elettori a valutare  una proposta di governo del Paese ma solo ad esprimere un giudizio preciso su alcune, importanti, modifiche istituzionali. Gli italiani sono stati chiamati a scegliere su un “pacchetto preconfezionato”, costruito da una rappresentanza parlamentare che vive, da tempo, una condizione di precarietà: oggettiva (la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità della legge elettorale che ha eletto questo Parlamento) e soggettiva (i partiti politici attraversano una crisi di identità e di valori senza precedenti). A ciò si aggiungono gli errori nella gestione politica della vicenda da parte del Governo e di Renzi, prima degli altri.
Per capire meglio ci vengono in aiuto le parole della Evangelii Gaudium: come mai, se le proposte di Renzi apparivano (a lui ed a quelli, come me, che hanno votato SI) così logiche e chiare, il popolo non le ha capite? E per contro: può essere accaduto che i riformatori hanno dimenticato la semplicità, inseguendo una razionalità estranea alla gente?
Premesso che su tanti punti della riforma costituzionale (l’abolizione del CNEL e delle Provincie o la modifica delle competenze delle Regioni, se affrontati da soli), le scelte degli italiani sarebbero state ben diverse, è evidente che l’“idea madre” della riforma era: “la semplificazione del procedimento legislativo e la riduzione dei costi della politica e del numero dei parlamentari”. Da qui una domanda decisiva: la bocciatura della riforma sta, forse, a significare che gli italiani hanno scoperto una rinnovata fiducia nella classe politica, tanto da difendere il numero ed i costi dei politici o da convincersi della immutabilità del  sistema di formazione delle leggi?
Personalmente, (ma è un parere del tutto opinabile) credo proprio di no! Anzi, sono convinto che i cittadini abbiano espresso, con questo voto, l’ennesimo giudizio negativo nei confronti dell’establishment politico: in primis, Renzi, poi, i partiti e gli uomini che compongono questo Parlamento (tutti insieme: quelli che hanno perso, ma anche quelli che hanno vinto, anche a loro insaputa). Quindi, l’ampia partecipazione al voto è la prova della “paura” degli elettori per un cambiamento delle regole istituzionali (che danno sicurezza e fiducia), proposto da una classe dirigente che non è riuscita a coinvolgere la mente ed il cuore del popolo.
Si possono fare tante altre valutazioni sulle cause che hanno “concorso” al risultato finale: la gravità della situazione economica, la vicenda irrisolta delle Banche e l’odio per quei poteri che sembrano sempre sfuggire ai giudizi della storia, l’auto-isolamento politico del Presidente del Consiglio (l’arroccamento nel cosiddetto “giglio magico”), infine, la difficoltà a gestire situazioni che incidono sulla “carne viva” dei cittadini come la disoccupazione, i giovani o il tema dei migranti e quello della scuola …etc!!
Se le mettiamo insieme (e proviamo ad interpretarle) sono le questioni che rappresentano la “realtà” che ci circonda: un mondo fatto di persone che aspettano risposte importanti e  ineludibili, una realtà che, in occasione del voto, è diventata ben  “più importante delle idee” di riforma che pure avevano suscitato interessi e passioni contrastanti.
Avremo tempo per approfondire il voto. Oggi, il compito più delicato, più complesso e più difficile, è quello di convincere i “presunti vincitori” (che sono tanti, variopinti e contenti) del fatto che, all’esito del risultato referendario, essi non hanno posizioni di potere da occupare, che non vi sono incarichi da gestire, ma che avranno, invece,  il dovere della responsabilità di scelte concrete a favore del Bene della comunità nazionale!
Mi auguro che tutti insieme, vincitori e vinti, riescano a memorizzare le parole dell’E.G.: “ciò  che coinvolge è la realtà illuminata dal ragionamento!”. Perciò, si sentano impegnati a dare risposte concrete ai cittadini, con la testa e con il cuore e non “con la pancia” dei loro indicibili desideri. Perché, solo così è possibile evitare il peggio!

 michelecriscuoli.ilponte@gmail.com

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