UN GENE AFFATICA CHI LAVORA DI NOTTE
“Ogni giorno la vita è una grande corrida, ma la notte no!” Così iniziava la famosa canzone di Renzo Arbore che costituiva l’apertura e la chiusura di un celeberrimo programma televisivo di intrattenimento serale di vastissimo successo nella seconda metà degli anni Ottanta. Per tanti operai, medici, infermieri, ecc, invece, proprio la notte è una grande corrida nel senso che i turni notturni stancano in maniera importante. Ci sono altrettanti individui turnisti notturni che sopportano bene la notte e non fanno una piega per un turno in più o in meno dopo le ventidue. Pur facendo lo stesso identico lavoro, addetti alla stessa mansione, c’è chi finisce il turno in piena forma e chi dà l’impressione di non chiudere un occhio da mesi. Questa differenza è stata analizzata dall’Università di Helsinki che ha valutato la tolleranza al lavoro notturno come varia da una persona all’altra, avendo a disposizione anche connazionali nei quali, oltre ai turni di notte c’è da valutare i sei mesi di buio ed i sei mesi di luce continui, almeno per quelli che vivono al Polo Nord. A tal proposito è stata individuata una variante del gene 1/A della melatonina quale possibile causa del senso di affaticamento notevole di alcuni turnisti che sono stati scelti tra i piloti e gli addetti all’aereonautica militare e tra quelli che lavorano nell’ambito della sanità. E’ stato messo in luce, quindi, il gene che codifica per un recettore della melatonina determinando così il grado di tolleranza. Esso si chiama MTNR1A ed è stato determinato dopo che è stato letteralmente setacciato l’intero genoma, studiato con il sistema genetico denominato GWAS. La responsabile della ricerca dell’Università di Helsinki, la Professoressa Tiina Paunio ha, inoltre, ipotizzato che la variazione genetica connessa con il gene MTNR1A è da mettere in correlazione con la metilazione del DNA della sequenza che regola il gene. Questo “cambiamento” sarebbe influenzato da fattori ambientali e dal mutamento dei ritmi sonno-veglia. La ricercatrice nord-europea ha fatto intendere chiaramente che la tolleranza ai turni di lavoro potrebbe essere dovuta ad altre concause, oltre alla codificazione del gene melaninico. Alla conclusione dello studio i ricercatori finlandesi hanno spiegato che la variante genetica da loro individuata può spiegare solo una parte della variabilità inter-individuale al lavoro a turni. Bisogna dire che la scoperta che abbiamo riportato è solo l’inizio di un filone che potrebbe rilevarsi importante nel futuro per medicare i disturbi legati al ritmo circadiano del nostro organismo. Nel frattempo, finchè altri studi saranno di supporto per determinare anche la terapia della…stanchezza, si può combattere in maniera parziale l’eccessivo “sfinimento” muscolare assumendo piccole dosi di melatonina che, dovrebbe facilitare il sonno, invece nei turnisti affaticati li aiuta a meglio sopportare la…. lunga notte di lavoro. La melatonina è una sostanza che produciamo nell’epifisi per regolare il ritmo sonno-veglia e la sintetizziamo di notte con il buio dalle 2 alle 4 del mattino. Non sempre funziona così come un orologio perchè possono esserci i lunghi viaggi in aereo o i turni di notte per cui si dorme di giorno, in pratica ci sono occasioni in cui non dormiamo e non “costruiamo” la melatonina. Questo è il motivo per cui si usa per chi soffre di insonnia, al posto di farmaci ansiolitici o ipnoinduttori, che sono comunque sostanze chimiche, ma non “tossicologicamente” pari alla melatonina sintetizzata artificialmente in laboratorio. Oggi si stanno studiando le possibilità di poter utilizzare la melatonina “artificiale” per indurre la morte delle cellule cancerogene in diversi tipi di tumori: dalla mammella alla prostata, dal rene ai linfomi. L’azione sarebbe dovuta all’inibizione dello sviluppo dei vasi sanguigni che alimentano i tumori. La melatonina viene oggi studiata anche contro l’invecchiamento in associazione allo zinco ed al selenio. Mettendo a riposo la ghiandola pineale si ha la possibilità di regolare al meglio il sistema ormonale con il miglioramento di tutti i parametri metabolici. La melatonina studiata per la cura di chi non riesce a prendere sonno e per far riacquistare la forza ai turnisti stanchi, manca poco che verrà usata anche nel diabete, come già si sussurra nel mondo scientifico.
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