TERREMOTO
La Regione Campania ha fornito solo i dati relativi al numero dei Comuni che si sono dotati di un piano di emergenza, al momento mancano le informazioni con l’elenco dettagliato dei Comuni.
In Campania su 551 Comuni solo 214 hanno il Piano di emergenza. La percentuale di Comuni che posseggono in Campania il Piano di emergenza è il 39%.
In Irpinia la percentuale sale all’81% (96 comuni su 118), grazie ad un finanziamento dell’anno 2014 della Regione Campania.
Questo è il biglietto da visita, ovviamente negativo, con il quale si presenta la Campania al resto del Paese. Parliamo di un territorio con numerose criticità, a cominciare dal rischio sismico dell’Irpinia, l’area vesuviana, a rischio per una possibile eruzione vulcanica, l’area flegrea soggetta al bradisismo, le zone già colpite dall’alluvione (Sannio, Irpinia e Salernitano), soggette a fenomeni alluvionali con il conseguente dissesto idrogeologico. Tutti fenomeni che già hanno messo a dura prova, nel corso dei secoli, il territorio e le popolazioni che vi abitano, eppure si continuano a registrare inspiegabili ritardi che di fatto non garantiscono la messa in sicurezza.
A poche ore dal 36esimo anniversario del 23 novembre del 1980 la terra in Irpinia è tornata a tremare: tre scosse in sequenza, di lieve entità, hanno messo in allarme le popolazioni di Ariano Irpino e dei Comuni limitrofi. Tutto è affidato al caso, bisogna sperare che la terra tremi per poco tempo e senza raggiungere livelli di scala elevati.
Può una terra che 36 anni fa ha visto sfilare ben 3mila bare continuare a non avere una programmazione ed una messa in sicurezza adeguate alle esigenze dettate dalla natura dei luoghi?
A giudicare dai fatti la risposta sembra destinata ad essere affermativa! Improvvisamente ci si è accorti che nessuno degli edifici scolastici del capoluogo irpino, benché strutture di Calcestruzzo armato, è a norma, ovvero in grado di garantire sicurezza statica. E’ così che con l’intervento deciso della Procura della Repubblica di Avellino sono scattati i primi provvedimenti di chiusura per alcuni istituti scolastici. I primi in ordine di tempo sono stati la Scuola Media Enrico Cocchia e l’Istituto Statale D’Arte. Come era facile prevedere si sono sollevati cori di protesta, di alunni e genitori, sfociati in cortei e manifestazioni varie che hanno finito con il generare solo ulteriore confusione. Infatti, dopo la pessima gestione della vicenda da Parte dell’Amministrazione Provinciale, sono piovute interrogazioni a catena sulla richiesta di sicurezza di tutti gli edifici scolastici, scoprendo che non sono solo due le strutture sulle quali è necessario intervenire.
Per non parlare degli edifici pubblici: dove sono le carte che dimostrano in maniera inequivocabile la garanzia di sicurezza e rispetto delle norme per il Municipio di Avellino, per le sedi di ASL e Alto Calore, e per gli Uffici Postali?
E’ triste ammetterlo, ma l’unica certezza che possediamo è che le disgrazie del passato non sono servite a migliorare la prevenzione e la sicurezza.