AUMENTANO LE GUARIGIONI DEGLI ITALIANI DAL CANCRO
Siamo giunti a cifre straordinariamente confortanti per le guarigioni dal cancro. Oramai il 68% degli italiani a cui è stato diagnosticato un tumore sconfigge la malattia. Per la prostata si raggiunge il 91% di remissione totale della malattia e per il tumore al seno l’87% delle donne guarisce, che poi sono le due neoplasie più diffuse. Il 4,9% della popolazione (più di tre milioni di cittadini italiani) vive con una diagnosi di tumore e due milioni vivono dopo aver sconfitto la malattia. Una cosa che cresce a dismisura nell’ambito dell’oncologia è il numero spaventoso di test per i marcatori tumorali. A fronte dei numeri che abbiamo precedentemente riportato, gli italiani si sono sottoposti a 13 milioni di test. E’ un numero eccessivo se ci si rende conto che sono esami a bassa specificità e che possono trovarsi falsamente positivi. Il problema della falsa positività è quello legato al passo successivo: la medicina difensiva e la preoccupazione del paziente. Vanno effettuati al solo scopo diagnostico e nei follow up a distanza degli ammalati oncologici. Il futuro nel campo dei tumori dovrebbe iniziare ad essere ancora più roseo di quello attuale con la discesa in campo della medicina personalizzata. Questo passo in avanti è stato reso possibile dalla ricerca italiana in collaborazione con la Silicon Biosystem del Gruppo Menarini di Firenze. La parte di ricerca pura è stata condotta dall’Università di Verona dal gruppo del Professor Aldo Scarpa, che dirige il laboratorio di Ricerca Applicata sul Cancro. L’apparecchiatura della Silicon Menarini è capace di isolare cellule tumorali da campioni di biopsie per andare a studiare con precisione le caratteristiche genetiche, in maniera da poter scegliere farmaci più selettivi e mirati quanto più sia possibile ai sottogruppi delle cellule isolate. Gli studiosi veronesi hanno mirato a riconoscere le “famiglie” di cellule che costituiscono il tumore vero e proprio. Si deve scomporre così il gruppo di cellule isolate con la biopsia ed analizzarle separatamente. Questi gruppi possono essere anche molto piccoli ma la tecnologia DEPArray (così si chiama la magica macchina) è riuscita ad isolare e far analizzare biopsie tissutali in cui la percentuale di cellule tumorali era minore del 20%. Va senza dire che con questa percentuale un normale esame istologico non si sarebbe potuto effettuare. La DEPArray permette anche di individuare mutazioni specifiche del tumore e così dare la possibilità ai clinici di personalizzare ancora di più la terapia, ma anche di “dissezionare” la molteplicità del tumore. Il tutto con un “pezzettino” piccolissimo di tessuto e con pochissime cellule tumorali al suo interno, da cui isolare le cellule tumorali “circolanti”, che sono quelle cellule che “fuggono” dal tumore primario e vanno in circolo attraverso il sangue a diffondersi nel resto dell’organismo. L’utilità di tale tecnologia si gioca anche sul fatto che spesso il tumore primitivo è localizzato in maniera da essere difficilmente raggiunto da un ago per biopsia ed allora un piccolissimo accumulo in periferia ci permette non solo la precisione diagnostica, ma anche la possibilità di stabilire la gravità e l’evoluzione della malattia stessa, oltre a poter fare una previsione sulla risposta farmacologica che, grazie appunto alla Silicon Menarini, dovrebbe essere la più personalizzata possibile. A riguardo del DEPArray, l’azienda italiana ha presentato la settimana scorsa a Bologna un’ulteriore evoluzione di questa già straordinaria apparecchiatura: il tipo NxT, che si presenta notevolmente più piccolo, può analizzare i campioni in tempi molto più brevi del precedente e quindi risultare più utile clinicamente, potendo permettersi di fare le ricerche anche attraverso un semplice prelievo. Oltre, quindi, alla possibilità della medicina personalizzata la straordinaria tecnologia italiana in questo particolare campo permette di effettuare la biopsia cosiddetta “liquida”, nel senso che in un semplice prelievo di sangue periferico è possibile isolare cellule tumorali circolanti, necessarie ovviamente per stabilire le mutazioni e la terapia “ad personam”. Su questo argomento specifico ci lavorano da tempo i ricercatori dell’Università inglese di Manchester diretti dalla Profesoressa Caroline Dive che sono stati capaci da pochi cellule circolanti a risalire ad un tumore polmonare “a piccole cellule”, uno dei peggiori per prognosi ed anche per la rapidissima evoluzione. Ovviamente ci sarà tutta una cascata positiva anche per quanto riguarda i farmaci, e così, vista la velocità di definizione diagnostica e la velocità di intervento, difficilmente ci troveremo di fronte al problema della farmaco-resistenza. In conclusione, siamo orgogliosi come italiani dell’avanzata della nostra tecnologia e del nostro livello di impegno nella ricerca, ma dobbiamo comunque ricordare che l’apparecchiatura della Menarini viene dopo le prime “avvisaglie”del cancro, per cui per cercare solo di non ammalarsi, i consigli sono sempre gli stessi: non fumare, evitare le carne rosse soprattutto alla brace, camminare a piedi quanto più a lungo possibile: uno sorta di sport non agonistico.
gianpaolopalumbo.ilponte@gmail.com