Intervista alla Politica

 

L’ottimismo della “signora” mi sorprese. Pensai: ne ha viste di tutti i colori, ha conosciuto i personaggi più squallidi che riescono ad intrufolarsi nei partiti, probabilmente, è stata delusa da tanti politici ai quali aveva concesso la sua stima, eppure, era ancora tanto fiduciosa. Perciò, mi lasciai tentare dalla domanda: Quindi, Lei non è tra i rosiconi che fanno tanto arrabbiare il nostro Presidente del Consiglio? A proposito di Renzi, cosa mi può dire?
Il suo sguardo espresse subito un disappunto. Capii che ero venuto meno alla promessa e precisai: Non le chiedo un giudizio personale, mi interessa una sua valutazione politica!
“E’ un po’ difficile, non le pare? Ricorda cosa diceva Nenni?: ”Le idee camminano sulle gambe degli uomini”! Lei vorrebbe che io parlassi delle idee senza occuparmi di chi le ha proposte e, in qualche caso, realizzate. Veda, quando “il fiorentino” è apparso sulla scena politica io mi sono emozionata come non mi succedeva da anni. L’idea della rottamazione della classe dirigente, lo sguardo volto al futuro, una visione nuova della società italiana e dei suoi problemi e la promessa di risolverli con iniziative concrete, tutte cose da far accapponare la pelle. L’Italia sembrava disposta ad abbandonare “il nulla” che aveva dominato la scena e pronta ad una svolta epocale”.
Anch’io ho provato gli stessi sentimenti.
“Mi lasci continuare. Quando, prima, le ho descritto le buone qualità dell’uomo politico (senso dell’ascolto, senso degli insiemi e senso della prospettiva) pensavo anche a come Renzi era riuscito, nelle prime apparizioni, ad interpretare il suo ruolo. Le sue proposte di rinnovamento nascevano, proprio, da una “speciale” capacità di ascolto dei cittadini: dei loro sogni e delle loro speranze e, se vuole, anche della loro rabbia! Mi entusiasmò l’idea di eliminare gli sprechi, di ridurre i privilegi, di lottare la burocrazia e di riformare la scuola, la giustizia, il mercato del lavoro, mettendosi contro tutti coloro (i sindacati, ad esempio) che erano espressione di una mentalità che non vuole morire! Per la prima volta si facevano proposte di riforma che tenevano in considerazione tutti gli aspetti del nostro vivere sociale (il senso degli insiemi): la riforma del lavoro che diventava anche una riforma “fiscale”; la riforma della scuola che era anche occasione per dare lavoro stabile a migliaia di precari e così via! Infine, lo sguardo volto al futuro che i giovani hanno naturalmente, insieme alla capacità di capire ed utilizzare le nuove tecnologie!”
Quindi Lei è una fan di Renzi, scommetto che lo ha anche votato?
“L’ho votato, alle primarie del PD ed anche alle Europee. Non so se lo rivoterei ancora”.
Perché, cosa è cambiato in così poco tempo?
“Non saprei dirle se sono più delusa che preoccupata. Mi ha deluso il parziale tradimento delle promesse: la riduzione delle spese è stato uno slogan, così come l’abolizione dei privilegi della casta. Anche se sapevo bene che era un’impresa impossibile, che i suoi stessi amici non l’avrebbero permessa! Il rinnovamento della classe dirigente si è ridotto a pochi personaggi “invadenti ed ostili”: in periferia tutto è rimasto drammaticamente uguale al passato! Ma la cosa che più mi ha infastidito è stata l’abitudine alla spettacolarizzazione! Ecco, io apprezzo i politici che sanno comunicare con i cittadini, quelli che sanno ascoltare e che sanno dare risposte concrete: che sanno dialogare, cioè! Mi stizziscono quelli che sembrano strumentalizzare tutto: l’inaugurazione di una scuola o di un reparto ospedaliero piuttosto che una vittoria sportiva o un successo artistico di personaggi italiani.
Ma a volte serve. Non dimentichi che gli avversari sono pronti a gravare sul governo anche le responsabilità del passato. Pensi ai politici schierati per il No: nella loro lunga carriera si sono lamentati per le difficoltà a governare il Paese ma non hanno fatto nulla per rendere più  efficiente il sistema istituzionale. Ed oggi  si oppongono a chi qualcosa l’ha fatta!
“Allora lei è a favore della riforma costituzionale? Guardi, in qualche modo anche il mio è un giudizio positivo. Mi permetta, però, di segnalarle un aforisma, tratto dall’ultimo libro che ho letto, “Avrò cura di te” di Gramellini e Gamberale: “Il vero rivoluzionario parte dall’accettazione della realtà per cambiarla con l’esempio!”. Mi spiego: chi vuole cambiare gli altri, chi vuole innovare nella casa comune, dovrebbe, innanzitutto, cambiare sé stesso, cominciando ad innovare in casa propria. Diversamente non è credibile, appare più un imbonitore o un ciarlatano che un rivoluzionario vero!  Sta qui la differenza tra i maestri e i testimoni! Il vero problema della riforma è che essa è affidata ad una classe dirigente immutata. Pensi all’elezione di 74 (dei 100) senatori, fatta da (e tra) i consiglieri regionali e non direttamente dai cittadini, per capire dove è il rischio! Provi a pensare al “mercato delle vacche” che si è verificato per l’elezione dei consiglieri provinciali dopo la semi-abolizione delle province e non potrà che essere d’accordo con me! Però, voglio rassicurarla: voterò Si! Perché è l’unico modo per dimostrare che un cambiamento è possibile. E perché i miglioramenti saranno più facili, se vince il Si. Se vincono gli altri la palude ingoierà tutti: i partiti, i loro dirigenti ed i loro egoismi e probabilmente anche le speranze di cambiamento!”.

(continua nel prossimo numero)
  michelecriscuoli.ilponte@gmail.com

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