I pericoli dell’immersione subacquea

 

 

L’esplorazione di zone sconosciute del mondo è un desiderio innato nell’uomo e, visto che due terzi del nostro pianeta sono coperti da mari e oceani, inevitabilmente si è spinti ad andare sott’acqua.
In un precedente articolo abbiamo già parlato dei pericoli che corrono i polmoni (la sovradistensione polmonare), la mente (l’ebbrezza degli abissi) e il sangue (l’embolia) durante l’esplorazione del mondo sommerso.
Ma altri organi, quali le orecchie, risentono dolorosamente dell’aumento della pressione idrostatica.
Sulla spiaggia, e nella vita di tutti i giorni, sul nostro corpo grava solo il peso degli undici chilometri di aria atmosferica che ci sovrastano. Tale peso venne misurato da Torricelli, nel suo celebre esperimento, grazie al quale lo valutò pari a quello di una colonnina di mercurio di 76 cm d’altezza. Tale valore si è stabilito per convenzione equivalente ad una atmosfera. Ogni centimetro quadrato della nostra pelle sopporta una pressione pari, più o meno, ad un’atmosfera a seconda se ci troviamo in riva al mare o in alta montagna. Questa pressione grava anche sul timpano, una membrana che separa l’orecchio esterno dall’orecchio medio e interno, e che serve a farci udire suoni e parole. Serve inoltre a proteggere le strutture dell’orecchio interno, quelle che ci consentono di mantenere l’equilibrio, separandolo dall’ambiente esterno.
Perché tale membrana resti in equilibrio occorre che ci sia dell’aria anche alle sue spalle, per questo l’orecchio interno è collegato alle vie aeree attraverso un tubicino chiamato tuba di Eustachio (punto dieci dello schema).  Quando la pressione nell’orecchio esterno è diversa da quella dell’orecchio interno come durante l’atterraggio o il decollo di un aereo, s’avverte un rumore secco, come uno schiocco, dovuto alla variazione della posizione del timpano che si realizza quando le due pressioni si riequilibrano.
Quando si inizia a scendere sott’acqua la pressione dell’acqua (una atmosfera in più ogni dieci metri di profondità) si somma a quella dell’aria schiacciando e deformando il timpano. Ciò provoca un forte dolore che aumenta quanto più si scende in profondità. Per evitare che la pressione dell’acqua provochi la rottura del timpano bisogna compensare la pressione esterna aumentando la pressione nell’orecchio interno. Tanto si ottiene con la manovra di Valsava, cioè otturandosi il naso, stringendolo tra le dita, e espirando con forza come per soffiarselo.
In questo modo si forza l’aria attraverso la tuba di Eustachio fino a farla giungere dietro il timpano, spingendolo all’esterno contro l’acqua che invece preme verso l’interno. In questo modo il timpano resta in equilibrio e non si avverte più dolore. Se la tuba di Eustachio è infiammata, come accade in caso d’allergie respiratorie o di raffreddore, è quasi impossibile compensare. Per questo bisogna immergersi solo quando si è in buona salute. Consiglio sempre d’assumere una compressa di un antinfiammatorio non pericoloso per lo stomaco (Boswellia Serrata Casperome e Bromelina) e di adoperare uno spray nasale la sera prima dell’immersione.
Dalle prime fasi dell’immersione bisogna iniziare a compensare, prima che compaia il dolore, per evitare la rottura del timpano.
Il metodo è semplice, anche se faticoso ma è indispensabile per evitare la irreversibile rottura del timpano e la conseguente sordità.
Sia nell’immersione con le bombole che in apnea ‘bisogna compensare con la manovra di Valsalva appena si inizia l’immersione’ è la regola di Antonio, uno degli esperti istruttori del “centro Sub Campi Flegrei”. Evitato il dolore le nostre orecchie non corrono più pericoli, e se siamo a Baia, possiamo esplorare con tranquillità la città sommersa. Si tratta di un ampio tratto dell’antica città romana che nell’età dell’imperatore Claudio era composta dalle più eleganti ville della nobiltà dell’impero. Negli anni il bradisismo ha fatto salire il livello del mare di circa 40 metri così che tutto è stato ricoperto dall’acqua. Splendide statue, frammenti d’anfore, pavimenti in marmo insieme a pesci e anemoni di sabbia sembrano ricordare il passo del Vangelo (Matteo 6,19-23): ”..non accumulate tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano..”

Per saperne di più:

-V.Maione, P. Vassallo: Parco Archeologico Sommerso di Baia. Valtrende Editore.
-Centro Sub Campi Flegrei. Francesca istruttore PADI, tel: 081 853 1563. Via Miliscola, 165, 80078 Pozzuoli NA. www.centrosubcampiflegrei.it

raffaeleiandoli.ilponte@gmail.com

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: