Il Dubbio

 

 

Quest’estate ho discusso di politica con un ingegnere piemontese, amministratore delegato di aziende italiane e straniere, che ha lavorato anche all’Estero: una persona abituata alle risposte concrete rispetto ai problemi con i quali si è misurato nella vita professionale. Piero, questo è il suo nome, in qualche modo mi ha messo in crisi! Abbiamo parlato della riforma costituzionale di Renzi e del referendum ed ho potuto esprimere, con convinzione, la mia nota opzione per il No. Eppure, non solo non sono riuscito a convincerlo ma sono rimasto, per così dire, turbato dalle sue considerazioni.
Sostiene, in sintesi, Piero: “L’Italia è un Paese straordinario che, malgrado la classe politica che si ritrova da 30/40 anni e malgrado l’immobilismo istituzionale che impedisce ogni possibilità di riforma (della Giustizia, della Pubblica Amministrazione, del sistema bancario e finanziario…etc), è riuscita a stare ai primi posti nel panorama economico mondiale. Un vero e proprio miracolo! Ora che c’è la possibilità di una rivoluzione nel metodo di governo del Paese, il solito gruppo di potere si oppone perché vede minacciato il sistema su cui ha fondato i propri successi!”  Poi, ha concluso: “Capisco le tue preoccupazioni (alcune le condivido e le apprezzo) ma se solo ti fermassi a valutare i personaggi che si stanno schierando per il NO, allora non potrebbe non sorgerti “un dubbio” sulla bontà della tua scelta! Cosa c’è in comune tra la tua passione per la buona politica e le scelte di D’Alema, Berlusconi, Salvini, De Mita, Mastella o Pomicino?”

Il ragionamento non fa una grinza: ci deve pur essere una ragione per cui nessuno è riuscito a modificare le regole per favorire un processo di rinnovamento del Paese! Anche se non mi è ancora chiara la ragione per cui i 5Stelle (che sarebbero i beneficiari della novità) continuano a scegliere il No. Infatti, senza le riforme e la nuova legge elettorale, poiché il M5S non riuscirà mai ad ottenere il 51% ci sarà sempre una maggioranza, dalle intese più larghe possibili, che riuscirà a governare, anche se i grillini ottenessero un risultato eclatante: che so, il 40% dei voti!
Alla luce di questo ragionamento alcune valutazioni appaiono scontate. Se vince il No le cose restano così come sono state negli ultimi 40 anni. I partiti continueranno a morire lasciando in vita, moltiplicati, i comitati elettorali (personali, di affari, di interessi…etc) che riusciranno a trovare accordi più o meno ampi per spartirsi la torta e portare l’Italia ad un degrado ancora maggiore di quello attuale! Il sistema di potere sarà sempre più impermeabile ad ogni ipotesi di rinnovamento e non ci sarà il tempo per sognare il nuovo, perché riusciranno ad uccidere tutte le speranze di cambiamento! Persino la promessa dei 5Stelle, di imporre una mentalità diversa, fondata sul concetto di Politica come “servizio a termine” e sulla “partecipazione” dei cittadini ai processi decisionali, andrà in fumo insieme alla loro ingenuità ed al loro inutile candore!
Restano, in parte, valide le critiche ad una riforma frettolosa e non convincente! Una riforma fatta a colpi di maggioranza: con scelte in parte discutibili (il senato delle regioni), in parte propagandistiche (la semplificazione del processo legislativo), in parte preoccupanti (per effetto dell’accoppiamento delle nuove regole all’Italicum, alla sua prima prova concreta).
Ci sono, però, degli interrogativi, nel ragionamento dell’amico Piero, che hanno lasciato il segno: “Se tu che ami il rinnovamento ti schieri con i conservatori del vecchio sistema, allora non c’è alcuna speranza! Dov’è finito il coraggio cristiano che dovrebbe guidare le tue scelte? E la speranza di concorrere a cambiare in meglio il nostro Paese?”
In verità, sono sempre più convinto che le uniche preoccupazioni, per la democrazia, possono venire non dal sistema, dalle regole o dalla legge elettorale, ma dalla scarsa qualità della classe dirigente, di tutti i partiti! Sono gli uomini che mancano: perché il sistema dei partiti è diventato impermeabile ad ogni sana partecipazione e perché le persone per bene preferiscono non lasciarsi coinvolgere in lotte di potere che nulla hanno a che fare con la buona prassi politica!
Tornando al ragionamento di Piero, è giusto chiedersi: se, malgrado questa classe politica l’Italia è sopravvissuta al peggio allora perché aver paura del nuovo? Perciò, il “dubbio” merita ogni necessaria attenzione! Perché nessuna avversione per Renzi o per il suo partito (ed i dirigenti incapaci ed inaffidabili che si ritrova) meriterebbe un voto contrario al rinnovamento del Paese!
Certo, un voto, da solo, non basta! Servirebbe un SI convinto e ben spiegato: che condanni la vecchia politica ed accenda nelle menti e nei cuori degli italiani il sogno e la speranza di un futuro diverso! Perciò, mi hanno colpito le parole di una vecchia partigiana, favorevole al Si: “scarpe rotte e pur bisogna andare”! E’ quello lo spirito che dovrebbe animare le nostre scelte. Partire dalla consapevolezza del degrado (le scarpe rotte) per andare avanti: provando a “liberare” il nostro Paese dalla brutta politica, senza paura del nuovo e con lo sguardo volto al “sol dell’avvenire”!

 michelecriscuoli.ilponte@gmail.com

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