ATTIVITA’ FISICO-SPORTIVA COME PREVENZIONE DELLE PRINCIPALI PATOLOGIE

 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda, per ottenere un relativo benessere, trenta minuti al giorno di esercizio fisico moderato/intenso, ma il 65% della popolazione del pianeta non segue tale raccomandazione. Non si tratta di praticare sport a livello agonistico, che potrebbe far male per qualità, quantità, mancanza di correlazione con lo stile di vita, ecc., ma solo di una semplice attività fisica che corrisponde a qualunque sforzo esercitato dal sistema muscolo-scheletrico che si traduce in un consumo di energia superiore a quello in condizioni di riposo. In tale definizione rientrano non solo le attività sportive ma anche i semplici movimenti quotidiani come camminare, andare in bicicletta, ballare, giocare, fare giardinaggio e lavori domestici. Gli effetti positivi di questa attività sono immediati a livello di apparato neuromuscolare, cardiocircolatorio e metabolico. Già il semplice controllo del sovrappeso riduce il rischio dei tumori, ma è importante potenziare l’efficienza cardio-vascolare (con l’aumento del colesterolo “buono”), la funzionalità cardiaca e la riduzione dei valori della pressione arteriosa. L’attività fisica fa aumentare anche il flusso ematico, soprattutto a livello muscolare, che amplia il letto vascolare, le dimensioni dei vasi e la capillarizzazione muscolare. Lo stesso flusso ematico aumentato stabilmente consente anche agli ioni potassio, all’adenosina  ed all’0ssido di Azoto di agire come vasodilatatori sulle arterie terminali. Da non trascurare un altro benefico effetto dell’attività fisica: la stimolazione e la regolazione ormonale (controllo della glicemia, stimolazione dell’ormone della crescita, ecc.), oltre ad un’azione psichica con il controllo delle tensioni emotive, della forza di volontà e dell’autostima.  Se l’attività praticata è di tipo aerobico comporta l’intervento progressivo dell’apparato respiratorio e cardiocircolatorio e si evidenzia con l’aumento del massimo consumo di ossigeno al minuto. La variazione quantitativa dipende dalle caratteristiche genetiche, dalla sedentarietà iniziale e dal tipo di allenamento intrapreso. Molti si chiedono perché l’attività fisica e non lo sport. Prima di tutto lo sport agonistico cambia la fisiologia del nostro organismo e quello amatoriale può essere “sbagliato”  per quantità, qualità, per troppa quantità, per troppa qualità, perché è un obiettivo alternativo alla salute o perché non è correlato allo stile di vita di chi lo pratica. Secondo l’Organizzazione  Mondiale della Sanità l’attività fisica è un qualunque sforzo esercitato dal sistema muscolo-scheletrico che si traduce in un consumo di energia superiore a quello in condizioni di riposo. In questa definizione rientrano non solo le attività sportive ma anche semplici movimenti quotidiani come camminare, andare in bicicletta, ballare, giocare, fare giardinaggio e lavori domestici da praticare almeno trenta minuti al giorno. Purtroppo, il 65% della popolazione mondiale non segue questa raccomandazione. I benefici  sono importanti in cinque aree di intervento: la prima è la protezione e l’efficienza cardio-vascolare, la seconda riguarda il controllo del peso corporeo, la terza l’efficienza muscolo-scheletrica,  la quarta la stimolazione e regolazione ormonale e la quinta l’azione psichica.        I vari tipi di sport non sono ovviamente equivalenti ai fini della salute, poichè hanno una diversa efficacia nelle varie aree di intervento. Per i benefici da annoverare nel primo gruppo  c’è da ricordare l’aumento della funzionalità cardiaca, il controllo dell’ipertensione arteriosa, l’aumento del colesterolo HDL (quello definito “buono”),  la riduzione della frequenza cardiaca, l’aumento della gittata sistolica, l’aumento delle capacità contrattili delle cellule muscolari del cuore. C’è anche da riportare in questo gruppo l’ipertrofia cardiaca o “cuore d’atleta”, oggi considerato un adattamento fisiologico. Il più importante beneficio, al giorno d’oggi, nel praticare attività fisica ci viene da una “ricaduta”, nel senso che controllando il sovrappeso si riduce in maniera tangibile il rischio di tumori. Infatti, è stato dimostrato in uno studio di Steve Moore dell’Istituto Nazionale dei Tumori in America, che ha pubblicato sulla sezione di Medicina Interna della famosa rivista J.A.M.A. (Allenamento aerobico come scudo protettivo) i primi risultati di uno studio durato undici anni su come incida l’attività fisica nel ridurre il rischio di ammalarsi di cancro. Gli individui, tutti in buona salute, erano in numero di un milione e 440mila, con l’assoluta totalità (almeno dichiarata)  di essi che svolgeva attività fisica nel tempo libero (correre, camminare, nuotare, ecc.). Si è potuto constatare che, dopo il lunghissimo periodo di osservazione, si è abbattuto il rischio mediamente del 20%, con punte di meno 42% per il tumore dell’esofago al meno 20% per il tumore della mammella. Solo il tumore della prostata è aumentato del 5%.  Per tutti, la prescrizione dell’esercizio era di 50 minuti tre volte a settimana, o comunque di una somma di 150 minuti a settimana secondo i dettami dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Alla fine solo in 187mila si sono ammalati di cancro però il 93% aveva svolto meno attività fisica di quella programmata ed il 7% non ne aveva svolta alcuna. Le ipotesi prese in considerazione per questo successo sono legate al fatto che l’esercizio fisico agisce con diversi meccanismi: riduzione del peso corporeo, effetto antinfiammatorio e regolazione ormonale.   Non ci voleva questo studio, per giunta non ancora concluso per quanto riguarda i tumori del polmone , per confermare l’importanza del movimento per l’uomo. Infatti, 479 anni prima di Cristo, in Cina Confucio diceva che la ginnastica, ed in particolare il Kung Fu combatteva le malattie del cuore  e degli organi interni. La stessa cosa la ribadiva l’inventore della medicina moderna, Ippocrate, che nello stesso periodo di Confucio scriveva che: ”se potessimo dare ad ogni individuo la giusta quantità di nutrimento e di esercizio fisico, né troppo né poco, avremmo trovato la giusta strada per la salute”. Ippocrate ebbe modo di osservare anche che la morte improvvisa colpiva statisticamente molto di più gli obesi che i soggetti magri.  Alla fine, una cosa è certa: ci dobbiamo muovere, buttare via tutti i telecomandi che ci rendono pressocchè inoperosi, bisogna guardare poco la televisione, usare anche poco i computer ed i videogiochi, fare le scale e non prendere sempre l’ascensore, camminare per andare a fare la spesa e parcheggiare la macchina quanto più è possibile lontano da dove si deve andare. Per completezza bisogna due o tre volte a settimana svolgere attività ricreative (va bene anche il giardinaggio) o sottoporsi ad esercizi fisici (flessioni, piegamenti, ecc.). Tre/cinque volte a settimana per venti minuti camminare a passo svelto, andare in bicicletta o per trenta minuti praticare qualche sport, ma basta anche ballare o fare delle escursioni.  In pratica per vivere meglio, di più e senza cancro, ci si deve muovere. Il movimento è vita.
gianpaolopalumbo.ilponte@gmail.com

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