Dal piercing ai cheloidi
La moda impone a ragazzi e soprattutto ragazze d’adeguarsi e conficcarsi nella pelle piercing di ogni forma e colore. Si tratta di aghi che si conficcano nella pelle che presentano, a un’estremità, una pallina o un pupazzetto metallico, talvolta sono ornati con pietre preziose.
Con il termine piercing, dall’inglese to pierce, “perforare”, s’indica la pratica di forare alcune parti della superficie cutanea allo scopo di introdurre oggetti in metallo, osso, pietra o altro materiale, quale ornamento o pratica rituale.
Questi oggetti vengono conficcati nei padiglioni auricolare, nella lingua, nell’ombelico e in qualsiasi altra parte del corpo venga in mente. Senza preoccuparsi dell’allergia al nichel, delle possibili infezioni nelle aree cutanee traumatizzate e delle intolleranze ai coloranti questa moda si sta rapidamente diffondendo, coinvolgendo tutte le età.
Aumentando il numero di persone che si sottopongono a questa che è una pratica invasiva di cosmesi, quegli effetti collaterali legati al forare e traumatizzare la pelle che una volta si osservavano raramente, stanno divenendo sempre più frequenti.
Dopo che la pelle ha subito un’aggressione meccanica, da parte di aghi metallici di grandezza e tipo diversi, il processo di guarigione generalmente si realizza rapidamente e di solito non lascia esiti salvo, alcune volte, una cicatrice piatta e poco visibile. A volte, però, la cicatrice può presentarsi ipertrofica, o addensata, ma rimanendo limitata al margine della ferita. Sono quelle che vengono definite cicatrici ipertrofiche che tendono a essere più rosse e possono ridursi da sole (un’evoluzione benigna che può richiedere un anno o più). La guarigione spontanea può essere accelerata con trattamento a base d’iniezioni di cortisone (steroidi a lunga emivita) che possono però agire anche sui valori glicemici e della pressione arteriosa. Ma si possono osservare anche delle complicanze della cicatrizzazione di gravità maggiore da un punto di vista estetico.
Si tratta dei cheloidi che, al contrario delle cicatrici ipertrofiche, possono iniziare qualche tempo dopo l’infissione del piercing ed estendersi oltre il sito della ferita.
Questa tendenza a migrare in aree circostanti che non sono state ferite, distingue originariamente i cheloidi dalle cicatrici ipertrofiche. I cheloidi compaiono tipicamente dopo un intervento chirurgico o una lesione, ma possono anche nascere spontaneamente o in conseguenza di una lieve infiammazione, come un foruncolo sul seno, che non sia stato né graffiato né irritato. Altre lesioni minori che possono scatenare i cheloidi sono ustioni e piercing.
I cheloidi possono assumere forma diversa. Si possono presentare come noduli di consistenza molle e di forma simile a un muffin, o come lesioni peduncolate, simili a un fungo, più o meno rilevate rispetto al piano cutaneo.
Queste lesioni non tendono alla regressione spontanea e non rispondono alla terapia topica condotta con qualsiasi tipo di crema o unguento (tranne con quelle ai siliconi).
L’asportazione chirurgica espone in oltre la metà dei casi a recidive che, in circa il 50% dei casi provoca la comparsa di cheloidi di dimensioni e consistenza più grave di quello asportato. La chirurgia aiuterà solo se si è molto fortunati, ma chi è sicuro di esserlo?
Il piercing ha origini antiche, risalenti alla preistoria. Venivano praticati allo scopo principale di distinguere i ruoli assunti da ogni membro all’interno della comunità, al fine di regolare i rapporti tra i vari individui, sia nella vita quotidiana sia durante le cerimonie religiose, rendendo immediatamente visibile tutta una serie d’informazioni sull’individuo e il suo rapporto con il gruppo di appartenenza. La dimostrazione storica dell’antichità della pratica della perforazione del lobo dell’orecchio è stata confermata dall’analisi dei corpi mummificati, a partire dalla più antica mummia mai scoperta finora, la mummia del Similaun, ritrovata nel 1991 nel ghiacciaio di Similaun sulle Alpi Venoste. Ötzi, così è stata soprannominata la mummia, oltre a numerosi tatuaggi, aveva un foro all’orecchio di circa 7 mm di diametro.
Nella Bibbia gli orecchini vengono indossati sia dagli uomini che dalle donne. Nel Libro dell’Esodo 32, Aronne fa fondere gli orecchini per farne il vitello d’oro. Nel Deuteronomio 15:12-17 si dispone la perforazione dell’orecchio per quegli schiavi che hanno scelto di non venire liberati.
Durante l’Impero Romano, gli orecchini erano comunemente adoperati anche dagli uomini oltre che dalle donne.
Nelle città Azteche i lobi delle orecchie venivano dilatati per indicare l’appartenenza a una determinata tribù, mentre, nel periodo delle esplorazioni e dei lunghi viaggi in mare i marinai portavano orecchini d’oro, cosicché, se fossero morti in mare e il loro corpo fosse stato ritrovato, con essi si sarebbe potuta pagare la sepoltura.
A chi volesse ritornare a quest’antico metodo di riconoscimento tribale, è opportuno ricordare che il miglior metodo di cura dei cheloidi è la prevenzione. Quindi, se in passato si è notata una lentezza nella cicatrizzazione di graffi ed escoriazioni, eventi comuni nella vita di tutti, è bene evitare i piercing che condurrebbero, quasi sicuramente, alla formazione di un cheloide.
raffaeleiandoli.ilponte@gmail.com