La pet therapy funziona, ma attenti alle allergie.
Con il termine pet therapy s’indica una terapia basata sull’interazione uomo-animale.
Si tratta di un metodo di cura, classificata come “dolce”, che integra cercando di rafforzare e coadiuvare le tradizionali terapie, grazie alla presenza di un animale domestico scelto dal paziente.
Può essere impiegata su pazienti affetti da differenti patologie, sia fisiche sia psichiatriche, con l’obiettivo di migliorare le condizioni psico-emotive così da aumentare l’aderenza alle tradizionali cure farmacologiche.
La pet therapy da sola non è quindi una cura ma può essere considerata una co-terapia che si affianca a una terapia farmacologica tradizionale già in corso che deve protrarsi a lungo o che non è accettata favorevolmente dai pazienti.
Lo scopo di questa co-terapia è di facilitare l’approccio terapeutico e migliorare il rapporto medico-paziente sia per le terapie intensive che riabilitative, in tutti quei casi in cui il paziente non dimostra collaborazione e accettazione spontanea.
La presenza di un animale scelto dal malato permette in molti casi di consolidare un rapporto emotivo con il paziente e, tramite quest’accettazione emotiva, stabilire sia un canale di comunicazione paziente-animale-medico sia stimolare la partecipazione attiva della persona alla cura della sua malattia.
Nel 1960 lo psichiatra infantile, Boris Levinson, constatò che prendersi cura di un animale può calmare l’ansia, può trasmettere calore affettivo, e aiutare a superare lo stress e la depressione.
Fu in seguito a tali osservazioni che enunciò, negli anni ’60, per la prima volta, le sue teorie sui benefici della compagnia degli animali, metodo che egli stesso iniziò ad applicare nella cura dei suoi piccoli pazienti.
I successi ottenuti condussero alla formazione della Delta Society, in Australia, nel 1997. Tale society nasceva con lo scopo di studiare gli effetti terapeutici legati alla compagnia degli animali.
Attualmente la pet therapy, che ha ottenuto un completo riconoscimento scientifico, trova ampia applicazione in svariati settori socio-assistenziali, tra i quali: case di riposo, ospedali, comunità di recupero.
A Torino, qualche giorno fa, un grande successo ha riscosso la seconda gara podistica non competitiva “La Cittadella corre per la Salute”, che si è svolta il 15 maggio su un percorso di 7 km lungo il Valentino, organizzata a scopo benefico dalla Città della Salute e della Scienza di Torino. Gli iscritti sono stati 2000, hanno consentito di raccogliere la considerevole cifra di circa 9.200 euro, grazie alle sole quote d’iscrizione, escluso quanto offerto dagli sponsor. Il denaro raccolto sarà destinato all’ampliamento del Progetto The DOGtor, la pet therapy presso gli ospedali Molinette, Cto, e altri grandi ospedali della città.
In questa cura è fondamentale individuare l’animale corretto per il singolo paziente. Questo sarà scelto in base alle preferenze personali, alle capacità psico-fisiche, all’analisi delle eventuali fobie specifiche, alle allergie e in base alla risposta emotiva nelle prime sedute. Ad esempio nel caso si abbiano più cani, si dovrà definire l’abbinamento cane-paziente tenendo conto della taglia del cane, dell’indole e del tipo di pelo.
Nella pet therapy è possibile utilizzare diversi tipi di animali anche di grande taglia come delfini, rapaci, cavalli (come nel film “L’uomo che sussurrava ai cavalli”), alcuni preferiscono i roditori, ad esempio i criceti, altri le lucertole o i serpenti. Ma quelli frequentemente più richiesti sono i cani, i conigli, gli uccelli, e i gatti. In particolare questi ultimi per il loro carattere indipendente e autosufficiente, ponendo pochi problemi per la cura e la pulizia, e per il temperamento affettuoso e rassicurante, sono tra i più utili da un punto di vista curativo.
I cani sono ugualmente utili ma, in alcune persone, anche se adulte, inducono un’immotivata paura, una vera e propria avversione fobica, che ne rende impossibile il contatto con i pazienti a finalità terapeutiche. Difficilmente un gatto spaventa sia adulti sia bambini, specie quelli simpatici come quello della foto.
La sola controindicazione a questa terapia è l’allergia ai derivati epidermici degli animali. In questi casi è possibile adoperare preventivamente un vaccino desensibilizzante specifico. Personalmente prescrivo i vaccini orali che hanno il vantaggio di poter essere eseguiti direttamente dal paziente, a casa, senza incorrere in particolari rischi. Nella mia esperienza, già nel primo anno di terapia, con questi vaccini i pazienti possono ritornare ad accarezzare i loro amici preferiti.
Per saperne di più:
– Renata Fossati, Guida alla pet therapy: verso il benessere psicofisico con gli animali da compagnia, Sesto Fiorentino, Olimpia, 2003.
– Giovanni Ballarini, Animali amici della salute: curarsi con la pet therapy, Milano, Xenia, 1995.
raffaeleiandoli.ilponte@gmail.com