L’inquinamento ambientale e i gabbiani sul centro storico
L’aumento dei consumi nelle società industrializzate sta conducendo a un progressivo aumento dei rifiuti che ogni famiglia produce. Si è passati da qualche sacchetto di carta marrone, nei tempi della nostra infanzia, a diversi sacchi di plastica (materiale non biodegradabile) al giorno.
La mancanza di termoconvertitori, capaci di incenerire i rifiuti producendo corrente elettrica, obbliga a raccogliere i quintali di rifiuti in discariche autorizzate, i cui vapori ed esalazioni sono percepibili a grandi distanze. L’uso degli inceneritori è legato al problema dello smaltimento delle ceneri tossiche. Ma le discariche e queste strutture, tecnologicamente complesse da realizzare, non bastano. Durante il penultimo governo della Repubblica i tentativi di aprire inceneritori in Campania vennero ostacolati dalle proteste degli ambientalisti. Quindi, anche per ridurre i costi di stoccaggio, alcuni “imprenditori”, vicini ad ambienti equivoci (Mafia? Camorra?), adoperano discariche non autorizzate per smaltire anche rifiuti industriali, tutti molto tossici, che inquinando il suolo e le falde acquifere costituiscono un rischio alla salute difficilmente identificabile ed eliminabile. Le falde acquifere scorrono fino a grandi distanze dalla discarica e il suolo che irrigano viene contaminato rendendo rapidamente tossiche le verdure e la frutta degli alberi coltivati in quelle aree. Così pure per l’erba, il nutrimento dei bovini da latte e da macellazione.
È quanto accaduto nella cosiddetta “Terra dei Fuochi”, i cui rischi alla salute sono stati scritti e documentati dal Professor Antonio Marfella, celebre oncologo ambientale napoletano. Le acque contaminate possono raggiungere il mare avvelenando plancton e pesci contribuendo, con le variazioni globali del clima, alla modifica dell’habitat marino.
Ogni alterazione dell’ambiente non resta confinata in una determinata area ma, alla fine, i suoi effetti si risentono anche a grandi distanze.
Probabilmente è quanto sta accadendo ai gabbiani e ad alcuni altri tipi d’uccelli.
I gabbiani sono uccelli di taglia medio-grande che vivono lungo le coste e nelle città di mare ma, da alcuni giorni, volano anche sul Centro Storico della nostra città. Un evento eccezionale che, a quanto si ricorda, non si era mai visto. Possono avere dimensioni che vanno dai 29 cm di lunghezza e 120 gr. di peso della piccola gabbianella, ai 75 cm di lunghezza e 1,75–2 kg di peso del grande mugnaiaccio. Quelli che volteggiano intorno alla torre dell’orologio e sui tetti del Comune sono di questa grandezza. Il becco è lungo e robusto e le zampe palmate, le ali sono bianche e ampie.
A Capri e Ischia i gabbiani scendono fino ai tavoli dei bar per mangiare gli avanzi.
La Cornovaglia, la punta estrema a sud-ovest del Regno Unito, ha visto un evento particolare che ha coinvolto i gabbiani considerati, in tale regione, una specie protetta. Questi uccelli sono divenuti particolarmente aggressivi, attaccando animali domestici, altri uccelli e anche qualche malcapitato turista.
La situazione, in alcune zone, è divenuta talmente preoccupante che il Primo Ministro David Cameron, intervistato dalla BBC, dichiarava indispensabile un intervento, anche se il problema appariva difficile da affrontare.
Non si sa cosa stia modificando il comportamento di questi uccelli e la loro scelta di habitat atipici. L’inquinamento elettromagnetico e le variazioni globali del clima sono le cause generalmente considerate, ma recentemente è stato proposto che all’origine dell’urbanizzazione dei gabbiani ci sia anche l’accumulo e la mancata rimozione della spazzatura. L’accumulo dei rifiuti nelle periferie urbane costituirebbe una fonte di cibo facilmente accessibile per questi uccelli. Se tale teoria fosse accreditata, si tratterebbe di un nuovo problema per gli assessorati preposti.
Per saperne di più:
Antonio Marfella: convegno Terra dei Fuochi. YouTube.
NapoliUrbanBlog. YouTube.
raffaeleiandoli.ilponte@gmail.com