Rane bollite
Qualche giorno fa, mentre chiacchieravamo tra amici, il discorso è scivolato sulla politica a noi vicina. Questa volta, debbo confessarlo, sono stato colpito dal disorientamento profondo e dal pessimismo più nero che ha dominato la discussione.
Qualcuno ha raccontato, inorridito, le vicende dell’ultimo consiglio comunale: una farsa, recitata da personaggi senza qualità che si trovano occasionalmente a vivere un ruolo al quale sono inadeguati. Una maggioranza che da mesi non è in grado di garantire il numero legale; un partito (il PD) nel quale i gruppuscoli (emanazione dei circoli “di borgata”: di proprietà, cioè, di capi e capetti, simili a quelli dello scandalo di “Roma capitale”) sono costantemente all’opposizione della Giunta del loro stesso partito. Nel contempo, c’è una città che muore, senza speranze e senza futuro, guidata da un “sindaco per caso”: forse anche una brava persona ma che paga lo scotto di essere stato “designato”, saltando l’ostacolo delle primarie, dopo aver firmato tante “cambiali in bianco” ai padroncini che lo avevano prescelto!
Altri hanno ricordato la storia del sottopasso di Piazza Libertà (l’ex tunnel che doveva portare ai parcheggi interrati, mai più costruiti): che è già costato decine di milioni di euro (e molti di più ne costerà fino alla fine dei lavori) senza che qualcuno ne abbia spiegato l’utilità, oltre a quella dello spreco di risorse a vantaggio di pochi!
Si è parlato, infine, della vicenda dell’Alto Calore, delle scelte che i sindaci si apprestano a fare “a difesa” (?) della cosa più preziosa: l’acqua-bene comune! Costoro, oggi, dovrebbero aver letto i bilanci che avevano chiesto di poter esaminare. Peccato che i cittadini non siano ancora in grado di sapere la verità: quali (e quanti) sono i debiti veri e, soprattutto, chi ha la responsabilità del dissesto!
Ad un certo punto, il solito “filosofo” (tra noi), per spiegare la situazione di degrado e di assuefazione in cui vivono i nostri concittadini e per lanciare un grido di allarme, ci ha raccontato il “principio della rana bollita” che mi piace riproporre ai lettori: “immaginate in un pentolone pieno d’acqua fredda, nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola e l’acqua si riscalda pian piano. Quando l’acqua diventa tiepida, la rana la trova piuttosto gradevole. Poi, la temperatura sale. Adesso l’acqua è calda, un po’ più di quanto la rana non apprezzi. La rana si scalda ma non si spaventa. Quindi, quando l’acqua diventa troppo calda la rana la trova molto sgradevole. Ma si è indebolita e non ha la forza di reagire. La rana non ha la forza di reagire, dunque sopporta. Sopporta e non fa nulla per salvarsi. La temperatura sale ancora ed alla fine la rana finisce morta bollita!! Se l’acqua fosse stata già bollente, la rana non ci si sarebbe mai immersa, anzi avrebbe dato un forte colpo di zampa per salvarsi”.
La stessa cosa è successa alla nostra città: l’ignavia, l’indifferenza, le convenienze personali ci hanno convinto a sopportare di tutto: le piccole corruzioni delle coscienze ed i piccoli tradimenti dei politici, la loro passione per il potere e le loro scelte scellerate per conquistarlo! Poi, quando i comportamenti sono diventati insopportabili ed i personaggi chiamati a ”guidare” le comunità si sono dimostrati incapaci ed ignoranti, nessuno ha più avuto la forza per ribellarsi, come la rana dell’epilogo! Oggi, che la mala-politica ha contagiato tutti, persino la cosiddetta società civile, possiamo registrare la morte delle intelligenze e l’assenza del coraggio che dovrebbero guidare il riscatto! “Gli avellinesi sono uguali alle rane bollite”, ha concluso, con una vena di tristezza, il pensatore che ama interrogarsi sul futuro della nostra comunità!
Come dargli torto? Come provare a giustificare la difficoltà della nostra città a liberarsi del degrado morale, politico e sociale nel quale una nota classe dirigente ha voluto, scientemente, portarci. Cosa fare per convincere la maggioranza dei cittadini a ribellarsi rispetto a tutto ciò ed a condannare, definitivamente, coloro che, da decenni, stanno “elevando la temperatura dell’acqua” per condannare a morte la nostra comunità, come con la rana dell’esperimento del filosofo americano Cromski ?
Proviamo a guardarci intorno, capiremmo che c’è poco da fare! Quale popolo avrebbe sopportato un’opera come il Mercatone: il “monumento” all’insufficienza mentale degli amministratori? Quale comunità avrebbe permesso che decine di opere pubbliche venissero realizzate in tempi biblici: dieci o venti anni in più di quelli previsti nei progetti? Quali cittadini avrebbero consentito che quelle stesse opere costassero dieci o venti volte di più rispetto ai progetti iniziali?
Altro che rane bollite: il peggio è arrivato e sembra, davvero, che le forze non ci sono più! Qualcuno prova a lamentarsi, a gridare aiuto, sperando di essere portato fuori dal pentolone, credendo di potersela cavare! Ma le forze sono fiacche e il destino appare segnato: verso un futuro senza speranza!
Eppure, abbiamo il dovere di non lasciarsi soffocare dal pessimismo dei filosofi! Lo dico citando Marx che, come è noto, scriveva: “I filosofi finora non hanno che interpretato il mondo. Ciò che devono fare è cambiarlo!”. Basterebbe, forse, cambiare la parola “filosofi”, per scoprire cosa, tutti insieme, dovremmo fare, se provassimo, almeno, a credere nel fatto che “Dio non manca di fantasia … e ne ha fatto un gran dono agli uomini” (come ha scritto un pensatore, cattolico, francese). Dunque, gli avellinesi (i cattolici prima degli altri) la esercitino, con passione, la fantasia “creatrice”! In un momento così decisivo per la vita della nostra comunità!
michelecriscuoli.ilponte@gmail.com