IN ITALIA MIGLIORANO GLI STILI DI VITA
Sono anni che ci battiamo affinché ci si muova di più, si mangi di meno in genere ma con più frutta e verdura, ci si vaccini e non si fumi. Questi nostri consigli sembravano non essere ascoltati da nessuno, come quelli molto più autorevoli fatti da grandi scienziati, nutrizionisti, diabetologi, cardiologi, medici dello sport e tanti altri. La settimana scorsa è stato pubblicato il rapporto sulla salute degli italiani per l’anno 2015 che presenta tanti aspetti migliorativi ma anche delle ombre e delle previsioni non certo rosee. Abbiamo utilizzato un titolo roboante ma che riassume il comunicato dell’Osservatorio della Salute delle regioni italiane coordinato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Il miglioramento degli stili di vita c’è stato eccome. Prima di tutto si fuma di meno – come avviene costantemente dall’anno 2001 – infatti anche nel 2015, rispetto al 2014, è diminuito il numero dei fumatori e quello delle sigarette fumate ogni giorno. Agganciamo a questo dato quello di un altro brutto vizio, soprattutto al Nord: l’alcool. E’ diminuita, infatti, inaspettatamente, la quota dei bevitori dell’1%. Per quanto riguarda il fumo, la nostra regione ha un triste primato tra la popolazione dai 14 anni a salire: si fuma nella percentuale del 22,1% (comunque in diminuzione rispetto al 2010 ed anni seguenti) contro la media nazionale del 19,5%. Buone notizie anche nel campo dell’obesità infantile, soprattutto nella fascia di età tra gli 8 e i 9 anni: si scende dal 12% al 9,8%, mentre il semplice sovrappeso cala dal 23,2% al 20,9%. Altro ottimo dato statistico è quello che riguarda i praticanti attività sportiva, i quali sono passati dal 19,1 del 2001 al 23% del 2014. Di contro, i soggetti sedentari sono calati da 24milioni e 300mila (41,2%) a 23milioni e 500mila (39,9%). Tutti questi dati favorevoli non devono assolutamente far pensare che non si debba fare più prevenzione né limitare i comportamenti a rischio. Tutto ciò è sbagliato, anzi ci sono degli arretramenti da sottolineare. Tali arretramenti, soprattutto perché riguardano lo stile di vita, sono gravi: si è ridotta dal 5,3% al 4,9% la popolazione che consuma ortaggi, frutta e verdura fino a 4 porzioni al giorno. Altra criticità riguarda gli adulti obesi, che sono passati dal 5,8 al 10,2 % ed i sovrappeso dal 33,9 al 36,3%. Altra negatività riguarda la prevenzione, con la cattiva abitudine degli italiani a raggiungere l’obiettivo minimo delle vaccinazioni di tipo obbligatorio, con valori del 94%, quando si doveva arrivare al massimo possibile: vaccinare tutta la popolazione. Altra fascia di popolazione a rischio sono gli anziani, e proprio tra di loro ci sono le massime astensioni quando si tratta di antinfluenzale. Per ridurre le morti e le ospedalizzazioni causate da sindromi influenzali si doveva arrivare almeno all’80% ed a stento, invece, si è giunti quasi al 50%. Gli esperti suggeriscono che il numero aumentato di morti rispetto agli anni precedenti sia legato alla non vaccinazione della popolazione, soprattutto quella anziana. Sono 54mila in decessi in più del 2015, rispetto all’anno precedente. Questo valore può essere dovuto al numero sempre maggiore di anziani, ma anche alle complicanze dell’influenza, per cui un’alta percentuale di questi decessi va a carico della mancata prevenzione. A questo punto va anche sottolineato che la nostra società invecchia in maniera costante: una persona su 5 ha più di 65 anni e nel 2050 ne troveremo una su tre. Purtroppo in questo caso l’oncologia non fa certo sconti, visto che ci troviamo di fronte a 300mila nuovi casi di tumore all’anno con il 64% di questi ammalati che sono ultra sessantacinquenni. Con questi indici di cancro viene spontaneo dire che esso appartiene alla sfera geriatrica, ma il soggetto anziano non ha solo il cancro, è già affetto da altre patologie, quasi sempre croniche, per cui assume un numero rilevante di medicinali, quando non si dà il caso che non sia autosufficiente. Vien facile ricordare l’esempio dei farmaci antitumorali, che per la maggior parte sono cardiotossici, per cui gli anziani debbono spesso non ricorrere a cure opportune per la propria patologia tumorale, con tutte le conseguenze di cattiva prognosi. Non è solo il numero dei soggetti anziani ad aumentare, aumenta anche quello dei soggetti cosiddetti “grandi vecchi” oltre gli 84 anni e gli ultracentenari, diventato un vero e proprio boom. Una nota negativa anche per l’uso dei farmaci in generale ed in particolare per l’incremento del consumo degli antidepressivi, con 40 dosi giornaliere ogni 1.000 abitanti. Altro numero in aumento è quello dei suicidi che è un dramma per gli uomini in età avanzata. Non penso che miglioreremo ulteriormente le percentuali che abbiamo indicato nelle varie caselle che abbiamo di volta in volta elencato, ma sicuramente ci saranno altre battute di arresto. Questo perché la spesa sanitaria pro-capite nel nostro Paese sarà ancora più bassa, perché tende a diminuire il tetto delle spese in Sanità mantenute nei livelli dell’anno precedente. Lo Stato sempre più tende a risparmiare sulla Sanità, persistendo il blocco di assunzione del personale e contenendo i consumi sanitari, che potranno produrre risparmi, ma a scapito della qualità dell’assistenza e della mancanza di funzionamento del territorio, che fa in modo da riversare ogni tipo di problematica nei Pronto Soccorso degli ospedali. Dall’altra lato dell’assistenza sanitaria ci sono le Asl che, per risparmiare, dovranno giocoforza mettere a rischio l’erogazione di tanti servizi essenziali. L’efficienza economica in Sanità significa scarsa efficacia del sistema sanitario. Se a questa pecca sempre maggiore aggiungiamo la mancanza di screening e di campagne di vaccinazione di massa, si capisce come gli italiani devono mettere la testa a posto con le proprie abitudini. Visto e considerato che avere una buona Sanità sarà sempre più difficile, dobbiamo essere noi in grado di mantenerci quanto più è possibile lontani dalle malattie grazie a stili di vita consoni (muoversi di più, fumare di meno, mangiare più frutta e verdura) oltre a vaccinarsi quando serve. Nel concludere, dato che tra pochi anni ci sarà dato lo scettro di popolazione più longeva al mondo, vorremmo ribadire il concetto che è vero che lo Stato non investe in strategie preventive nel campo della Salute Pubblica, ma è anche vero che gli italiani sono ancora disattenti verso se stessi, perché continuano a non utilizzare o ad utilizzare molto poco, prima di invecchiare inesorabilmente, quegli stili di vita che abbiamo ricordato prima e che ci permettono di proteggerci dalle malattie, soprattutto quelle evitabili.