La lezione del referendum

 

Era facilmente prevedibile: la partecipazione degli italiani al referendum  sulle trivelle non ha raggiunto il quorum previsto!. Negli ultimi giorni, ad un amico che dal suo blog invitava tutti a votare ho replicato: “voterò perché è un “vizio” che non voglio perdere, ma fossi in te comincerei a concentrarmi per il referendum sulla riforma costituzionale del prossimo ottobre”.
Vorrei provare a spiegare il perché di quella sollecitazione!
Mi chiedo: i sondaggi degli ultimi mesi non descrivevano, già, uno scollamento senza precedenti nella storia repubblicana tra cittadini e politica? E poi, qualcuno potrebbe ancora sostenere che i partiti sono capaci di raccogliere la fiducia ed il consenso degli italiani? Ed infine, non è certificato che un “non partito”, un movimento costituito da cittadini quasi sconosciuti, è  diventato la prima forza politica, pur senza disporre di ingenti risorse economiche in campagna elettorale e senza contare sull’appoggio dei mezzi di comunicazione o sul  “potere aggregante” del governo delle comunità locali?
Ora, se i sondaggi danno il Movimento 5Stelle al 30% dei voti, pur restando lontani da questa opzione tanti elettori, stanchi del sistema politico ma non ancor convinti dalle loro promesse di cambiamento, e se il partito degli astenuti “cronici” è in crescita da decenni, qualcuno poteva mai illudersi che si sarebbe raggiunto il quorum per il voto su un quesito scritto male ed insufficientemente comunicato al popolo sovrano?
Non possiamo, infine, tacere sul fatto che il referendum era stato proposto da alcune regioni e dai partiti che le guidano: i cittadini (ed i movimenti) sono stati coinvolti solo nelle battute finali.
Per fortuna, l’esperienza insegna che non tutto va buttato a mare: anche l’esito negativo di un risultato scontato! Anzi, la lezione può servire ad evitare gli stessi errori nel prossimo futuro.
Innanzitutto è giusto riflettere sulla posizione del Presidente del Consiglio. Come era prevedibile, Renzi non ha resistito alla voglia di “intestarsi” la vittoria: come tutti quelli che puntano su slogan ed immagine, non poteva perdere l’occasione. Non solo, ma pur rischiando di essere assimilato a Craxi e Berlusconi (i politici più odiati dalla sinistra), il suo invito al non voto è stato dichiarato proprio per affascinare l’elettorato moderato che non ama l’istituto referendario!
Un’altra valutazione deve essere fatta in merito al deficit di comunicazione: se anche il referendum sulle riforme costituzionali dovesse registrare la stessa qualità e quantità di informazione dei cittadini, l’ipotesi di una sconfitta sarebbe più che probabile. Perciò,  immaginando quali potranno essere le “batterie” del potere giornalistico e televisivo che il governo metterà in campo a favore della riforma, c’è da essere seriamente preoccupati!
Un rischio ancora più evidente riguarda la “babele delle posizioni” contrarie alla riforma approvata. Perché questo strano “trasversalismo” potrebbe non solo confondere le idee di elettori poco informati, ma addirittura convincerli a promuovere le scelte del governo che apparirebbero, per contro, chiare e non contraddittorie! In altre parole, se a difendere la Costituzione vi saranno gli stessi politici che hanno “abusato” delle regole democratiche per distruggere la politica “buona” e per imporre un sistema corruttivo delle regole volute dai Padri Costituenti a difesa della democrazia, sarebbe certo il rischio  di falsificazione della realtà!
Perciò, dovrà essere chiaro a tutti che la Politica (come la vorrebbero quelli che non vogliono il presunto efficientismo parlamentare a discapito della dialettica democratica) è, soprattutto, passione civile, spirito di servizio, abolizione di privilegi e di prebende ingiustificate e lotta senza quartiere alla  mafia ed alla corruzione delle coscienze!
Su queste pre-condizioni (che non sono semplici slogan) si potrà anche dialogare con tutti: persino con gli esponenti delle forze politiche che hanno concorso a distruggere la fiducia dei cittadini! Purché sappiano riconoscere gli errori commessi e non vogliano servirsi del referendum solo per liberarsi di uno scomodo avversario politico!
Deve essere chiaro, infatti, che la decisione di Renzi di presentare la consultazione come un referendum sulla sua persona rischia di diventare un elemento di valutazione equivoco e contraddittorio: introdotto, ad arte, dal leader del PD, per distrarre l’attenzione degli elettori sulle questioni ben più importanti che toccano l’impianto democratico delle nostre Istituzioni!
Bisognerà evitare la trappola di chi presenta il referendum costituzionale come un plebiscito a favore o contro il governo! Il voto referendario non dovrà, nemmeno lontanamente, “apparire” come un giudizio su chi, occasionalmente, guida le sorti del Paese: perché se ci facessimo orientare da quelle motivazioni il dibattito scadrebbe al livello, più basso, degli interessi che guidano le scelte dei partiti (il peggio, cioè,  della “vecchia” politica, da tempo in odio alla maggioranza dei cittadini).
Dovrà essere chiaro, invece, che il referendum riguarda il futuro  della democrazia e della libertà nel nostro Paese! Per la loro difesa e contro ogni avventura plebiscitaria dovremo impegnarci a convincere quante più persone possibile ad esprimere, con un voto contrario e ben motivato,  la loro utile e preziosa scelta!
michelecriscuoli.ilponte@gmail.com

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