IN PRIMA PAGINA di Mario Barbarisi

 

Viviamo giorni di profondo turbamento:l’aumento della disoccupazione e della povertà, la battaglia per la difesa delle risorse idriche e più in generale del territorio, l’avvicinarsi del Referendum sulle trivellazioni e poi c’è la triste vicenda del blitz all’ASL, per i fannulloni e gli assenteisti. Con quest’ultima vicenda abbiamo “guadagnato” le prime pagine di tutti i telegiornali: per una settimana intera la stampa nazionale è tornata a parlare di Avellino, la città che tutti sembravano aver dimenticato. Peccato che gli “onori” della cronaca, questa volta riguardavano il caso dei cosiddetti furbetti del cartellino: quindi, non per un buon esempio! Secondo gli inquirenti, all’ASL c’era chi timbrava ed andava via, in alcuni casi c’era addirittura chi timbrava per molti. Insomma sarebbe stato meglio non finirci sulla scena mediatica nazionale, certamente non per questi gravi fatti. Sono lontani i tempi in cui Avellino veniva citata dai media per la politica e per la cultura. Ciò che fa più male, nell’attuale vicenda, sono le dichiarazioni pronunciate dal Procuratore della Repubblica di Avellino Rosario Cantelmo, il quale, in conferenza stampa ha affermato: “C’è un ceto borghese medio alto che si prende gioco delle regole in questa città. Se ne infischia, le dileggia e offende”.
Sono bastate poco più di 48 ore e tutti i titoli, accompagnati dagli articoli redatti, sono andati in soffitta, ovvero nel dimenticatoio. Resiste solo qualche Talk show che mira ad alzare gli indici di ascolto, perché mostrare i furbetti fa notizia! Mi dispiace signor Procuratore ma noi a tutto questo diciamo no: noi non ci stiamo! Non ci stiamo come informazione, non ci stiamo come cittadini, e sappiamo di essere in buona compagnia. Abbiamo sempre raccontato tutto, senza mai nascondere fatti e circostanze: la ricerca della verità è il motto di questa testata e crediamo che l’agire corretto appartiene alla maggioranza degli avellinesi.
Quante denunce in passato sono cadute nel vuoto? Quante segnalazioni coraggiose di cittadini onesti non hanno trovato seguito?
Per queste ragioni non possiamo accettare di buon grado quella frase che, di fatto, lede la parte onesta e perbene della città. Preferiamo che si operino distinzioni per i comportamenti assunti e non per l’appartenenza ad un determinato “ceto”. Se quanto ha affermato il Procuratore Cantelmo può considerarsi al pari di una sveglia, lo stimolo per un sussulto d’orgoglio, allora che il trillo giunga forte alle orecchie e alle coscienze di tutti ed interroghi anche le categorie professionali, i vertici delle Istituzioni, sul da farsi! Perché siamo, evidentemente, al cospetto di una vera e propria emergenza educativa, la stessa emergenza che con lungimiranza vide i vescovi italiani inserire il tema dell’educazione negli orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020. (34° CONVEGNO DIOCESANO DEI CATECHISTI COLOGNA VENETA- Settembre 2010)
Già nel Gennaio del 2008 Papa Benedetto XVI scriveva: “Abbiamo tutti a cuore il bene delle persone che amiamo, in particolare dei nostri bambini, adolescenti e giovani. Sappiamo infatti che da loro dipende il futuro di questa nostra città. Non possiamo dunque non essere solleciti per la formazione delle nuove generazioni, per la loro capacità di orientarsi nella vita e di discernere il bene dal male, per la loro salute non soltanto fisica ma anche morale. Educare però non è mai stato facile, e oggi sembra diventare sempre più difficile. Lo sanno bene i genitori, gli insegnanti, i sacerdoti e tutti coloro che hanno dirette responsabilità educative. Si parla perciò di una grande “emergenza educativa”, confermata dagli insuccessi a cui troppo spesso vanno incontro i nostri sforzi per formare persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare un senso alla propria vita. Viene spontaneo, allora, incolpare le nuove generazioni, come se i bambini che nascono oggi fossero diversi da quelli che nascevano nel passato. Si parla inoltre di una “frattura fra le generazioni”, che certamente esiste e pesa, ma che è l’effetto, piuttosto che la causa, della mancata trasmissione di certezze e di valori”. (LETTERA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI SUL COMPITO URGENTE DELL’EDUCAZIONE-Gennaio 2008). Se questa terra è oggi paragonabile ad un deserto di valori, ricordando simbolicamente il luogo delle tentazioni, dobbiamo avere il coraggio di opporre resistenza al male che tende a prevalere, occorre ripartire dalle buone pratiche e lavorare con impegno per rilanciare un nuovo modello di classe dirigente.
“Nessuno rubi la speranza”, ha ribadito, più volte, Papa Francesco. Nessuno impedisca di sognare e di immaginare che le cose possono cambiare davvero, nonostante le innumerevoli difficoltà. Dovremmo evitare che l’impegno profuso dalla “magistratura coraggiosa” possa restare ancorato alla sola funzione di repressione, importante ma non sufficiente a creare le condizioni del miglioramento. E’ necessaria un’azione decisa, un impegno straordinario che parta dalla cultura e dalle agenzie educative per eccellenza: famiglia e scuola (cfr “Centesimus Annus).
La Santa Pasqua faccia risorgere tutti a vita nuova e permetta di riscoprire un nuovo e migliore modo di intendere le cose: per costruire il futuro cominciamo dal presente.
Auguri di Buona Pasqua.

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