“CORRUZIONE E COLLUSIONE NEGLI APPALTI PUBBLICI: ASPETTI TECNICI ETICI E GIURIDICI. IL RUOLO DELL’ INFORMAZIONE.”

 

 

Venerdì 18 Marzo, presso l’Aula Magna del Tribunale di Avellino, si è svolto il Convegno, organizzato congiuntamente dall’Ordine degli Avvocati di Avellino, da questo settimanale, dall’A.C.E.P. (Associazione Campana Economi e Provveditori della Sanità) e dall’Ordine dei Giornalisti della Campania.

Erano presenti l’Avvocato Fabio Benigni, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Avellino; l’Avvocato Raffaele Petrosino, Vicepresidente A.C.E.P.; il Professor Giuseppe Ferraro, Ordinario di Filosofia Morale ed Etica dell’Ambiente presso l’Università degli Studi “Federico II” di Napoli; l’Avvocato Professor Andrea Di Lieto, Associato di Diritto Processuale Amministrativo dell’Università degli Studi di Salerno; il Dottor Giovanni Minardi, Presidente Onorario dell’A.C.E.P.; il Dottor Gianni Colucci, giornalista de Il Mattino nonché Segretario Regionale dell’Ordine dei Giornalisti; il Dottor Vincenzo D’Onofrio, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Avellino.

Ha moderato il Direttore di questo settimanale, Dottor Mario Barbarisi, Consigliere Nazionale della FISC (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), il quale ha esordito affermando che “Per i giornalisti questo è un momento particolarmente “ricco”, nel senso che ci sono molte informazioni da raccontare…come cittadini, tuttavia, dovremmo porci il problema di che cosa occorrerebbe fare per avere “meno notizie da raccontare” in questo senso…queste sono sicuramente tematiche interessanti e di attualità, come diceva l’Avvocato Benigni, e lo faremo ascoltando le relazioni dell’Avvocato Raffaele Petrosino, vice pres. ACEP, il quale relazionerà in merito alla collusione negli appalti pubblici, del Professor Giuseppe Ferraro, Ordinario di Filosofia Morale ed Etica dell’Ambiente presso l’Università degli Studi “Federico II” di Napoli, che relazionerà sugli aspetti etici della collusione e della corruzione; dell’Avvocato Professor Andrea Di Lieto, Associato di Diritto Processuale Amministrativo dell’Università degli Studi di Salerno, la cui relazione sarà: “Aspettando il nuovo codice degli appalti pubblici. La direttiva 24/2014 dell’Unione Europea”; le conclusioni saranno invece affidate al Dottor Vincenzo D’Onofrio, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Avellino. Chiamiamo adesso per i saluti iniziali il collega, nonché Segretario Regionale dell’Ordine dei Giornalisti, Gianni Colucci, il quale ha fortemente voluto questo evento…

Gianni Colucci:

L’iniziativa è molto significativa e coglie nel segno, organizzata al momento giusto…il giornalismo moderno non può raccontare gli avvenimenti seguendo solo le “veline” della Questura, ma deve “gerarchizzare” l’ordine degli eventi, dandone anche una lettura “interpretativa” degli stessi, mantenendosi nell’ambito proprio della professione…leggevo poco fa, prima di venire qua, di un magistrato che rivendica, in un’altra parte d’Italia, il suo impegno a favore dei “No TAV” e spesso finisce sui giornali per questa sua posizione che è, diciamo così, “fuori dal coro”…come se un magistrato non possa avere una sua posizione “netta” riguardo un tema di cui si dibatte tanto in Italia…a dire il vero ci sono anche tanti scrittori, romanzieri, che provengono dalla magistratura…concludo citando il Professor Bauman, che parla di società “liquida”, ne parla anche quando si parla di magistratura, di giustizia, siamo in una condizione strana in cui è “liquido” finanche il giudizio che noi diamo dei codici, delle leggi, in cui non v’è certezza…in un Paese moderno, democratico, in cui c’è la scuola, la sanità, le vaccinazioni per tutti, si pagano le tasse, se ci si trova in una situazione di “liquidità”, di incertezza, significa che qualche passo in più bisogna farlo…

Dott.Barbarisi:

Ringraziamo Gianni Colucci e parliamo col Dottor Giovanni Minardi, Presidente Onorario dell’ACEP.

Dottor Giovanni Minardi:

Buonasera a tutti, sostituisco il Dottor Paolillo per impegni improvvisi, vorrei fare una piccola presentazione dell’ACEP: è un associazione di provveditori ed economi della Campania, federata a livello nazionale, fondata nel 1970, per formare e informare i nostri iscritti sulla complessità degli appalti, adesso ci sarà un relatore che si occuperà della direttiva e del nuovo codice degli appalti, parte dall’Europa una direttiva di 90 articoli, noi abbiamo avuto il potere già la volta scorsa di farne 256 più altri 258 di regolamenti, quindi complessivamente un sacco di articoli a cui si aggiungono determinazioni: è complesso, ecco perché facciamo formazione e informazione: perché vogliamo superare gli inghippi di chi sta in trincea, il provveditore economo sta in trincea, è quello che deve combattere e battersi con tutti, sia con chi fa la richiesta di acquisto, il medico e l’infermiere, che con l’operatore economico che partecipa alla procedura, quindi sta nel mezzo, ed è disarmato, l’associazione intende armarlo, portandolo alla formazione e informazione continua, perché c’è un’evoluzione spaventosa, già il codice che adesso è sostituito ha avuto la bellezza, dal 2006 fino a pochi giorni fa di 82 norme di legge che l’hanno modificato, quindi vi lascio intendere che si tratta di un movimento continuo, un codice che si muove continuamente, qui siamo nel tribunale e lo possiamo dire, non è più un codice…la sanità è nell’occhio del ciclone però è un giocattolo da tenere con cura perché oltre a occuparsi della nostra salute, non fa solo sanità, fa anche economia, lavoro, e a livello nazionale si parla di 30 miliardi di euro che vengono spesi negli appalti, quindi non c’era bisogno di fare una legge anti-corruzione, bisogna pretendere il rispetto delle regole da parte di tutti, perché fare una legge anti-corruzione significa ammettere che c’è corruzione…negli appalti, se tu segui la procedura sei coperto…mi ha colpito il ruolo dell’informazione, che è il tema di questa serata…è importante il ruolo dell’informazione e oggi abbiamo una legge, la legge sulla trasparenza, che dà il potere a tutti noi cittadini di verificare chi amministra la cosa pubblica attraverso gli atti che è tenuto a pubblicare online…ecco, lancio una provocazione ai giornalisti presenti in sala…anziché aspettare, come dice il vostro dirigente prima, le veline da parte dell’autorità, avete il potere di andare a cercarvi le notizie, fare un giornalismo d’inchiesta: è l’unico antidoto per combattere la corruzione, perché, sfortunatamente, il nostro è un Paese molto corrotto, e questo sta uccidendo l’economia e, specialmente, sta togliendo il futuro ai giovani, e questo è grave…il nostro domani sta morendo…stiamo attenti ad applicare le regole e a pretendere che siano applicate con correttezza e un alto senso di giustizia, e venite incontro a chi sta in trincea, perché è difficile dirigere una procedura di appalto, è difficilissimo…non si sa che scelta fare, a volte si pensa di scegliere la meno peggio, perché poi abbiamo pure leggi complicate, in cui una dice l’opposto dell’altra, a volte ti trovi che non sai cosa fare, e la nuova direttiva, con la centralizzazione degli acquisti se noi come Campania come regione del Sud non ci prepariamo in questo soccombiamo come abbiamo fatto finora…io dico che la nostra regione Campania ha avuto un dissesto per 800 milioni di euro…c’è un sistema che prevede il riparto delle quote del fondo del sistema sanitario nazionale, con questo sistema la nostra regione in 7 anni ha avuto assegnati 2,5 miliardi in meno rispetto alle altre regioni del Nord…adesso li stanno restituendo con i costi standard…l’avete sentita anche voi questa storia che una siringa al Sud costa di più ma nessuno ha fatto la riflessione di quanta è la differenza…ammonta a pochi centesimi…e quanti milioni di siringhe bisogna consumare in più per arrivare a milioni di euro di riparto? Hanno introdotto i costi standard che, se non ci prepariamo, avremo un’altra scottatura come l’abbiamo avuta sul finanziamento dello Stato…quindi, ben venga l’informazione…

Avv.Petrosino:

Prima di entrare nel concetto di collusione, credo sia opportuno dare qualche cifra riferita al contesto economico sul quale vanno a incidere fenomeni distorsivi come la collusione e naturalmente la corruzione…innanzitutto cominciamo dalla dimensione europea, da fonti della commissione europea è stato reso noto che nell’anno 2011 la spesa totale per le opere pubbliche, beni e servizi, nell’ambito dell’Unione Europea è stata di 2406 miliardi di euro, vale a dire il 20% del prodotto interno lordo dei Paesi aderenti all’euro…nel 2014 è stata fatta una stima dei risparmi che sono stati ottenuti dall’unificazione della normativa, l’appalto deve avere questa normativa comune e sono stati stimati tra i 6 e i 35 miliardi di euro e si stima ancora che quando sarà completato il processo di unificazione della normativa ci sarà un risparmio di 66 miliardi di euro…già questo rappresenta la ricchezza circolante, ciò che producono gli appalti pubblici…in realtà, calandoci nella nostra realtà nazionale, da un rapporto dell’ANAC di qualche giorno fa relativo al secondo quadrimestre del 2015 vede la somma delle risorse economiche impiegate negli appalti pubblici crescere ulteriormente e dai rapporti ANAC riferiti ai primi 8 mesi del 2015 che si riferiscono chiaramente alle procedure di gara superiori ai 40mila euro fino ad agosto 2015 sostanzialmente sono state indette procedure di gara per una cifra di circa 74 miliardi di euro…quindi fatto questo breve accenno al contesto economico su cui si innestano questi fenomeni distorsivi entriamo brevemente nella concezione della collusione, di cosa parliamo quando parliamo di collusione…in economia, quindi in un contesto economico generale la collusione è l’accordo tra un certo numero di imprese per definire strategie di prezzo e di prodotto in modo di rendere il loro profitto collettivo più elevato rispetto a quanto sarebbe in assenza della pratica collusiva…figli della collusione sono i cartelli, è una conseguenza quasi immediata, e i cartelli in economia presentano caratteri di instabilità, vuol dire che ciascun partecipante al cartello è incentivato a deviare dal cartello medesimo, in gergo si dice “scartellare” e succede che il partecipante al cartello si svincola aumentando, immettendo più prodotti sul mercato abbassando i prezzi, guadagnando a scapito degli altri …negli appalti pubblici i cartelli presentano caratteristiche diverse…la collusione si verifica allorquando i partecipanti ad una procedura di gara si accordano per pilotare le loro offerte in modo da far lievitare per l’amministrazione acquirente il prezzo di aggiudicazione…in questo modo si configura una condotta anticoncorrenziale il cui effetto è quello di generare maggiori costi a fronte generalmente di una riduzione della qualità…negli appalti pubblici i cartelli si presentano in modo abbastanza diverso: sono molto più stabili, questo significa che la deviazione dall’accordo è tenuta immediatamente sott’occhio dai partecipanti al cartello e la stessa incentivazione alla deviazione dall’accordo è quasi inesistente…le imprese che colludono nell’ambito degli appalti pubblici sanno che, se deviano da questo accordo, ricevono un beneficio effimero, limitato soltanto a quella medesima gara perché poi sanno che chi devia sostanzialmente verrà punito nelle gare successive…in tema di collusione hanno avuto una vasta eco e sono sicuramente un elemento di efficacia per identificare le caratteristiche principali dei fenomeni collusivi le linee guida emanate dall’OCSE nel 1999, linee guida nella lotta contro le turbative d’asta negli appalti pubblici, seguite poi nell’anno 2013 dal vademecum emanato dall’Autorità Garante della concorrenza e del mercato, un vademecum per le stazioni appaltanti…le linee guida che abbiamo appena citato hanno individuato in linea di massima le caratteristiche del fenomeno collusivo…si parla quindi di offerte di comodo, di mancata presentazione di offerte o di rotazione delle offerte. Le offerte di comodo dette anche offerte di cortesia sono quelle offerte la cui mission è quella di dare una parvenza di concorrenza, in realtà sono caratterizzate dal fatto che o sono sicuramente inferiori o superiori a quella deputata poi ad aggiudicarsi l’appalto, o si presentano sproporzionate rispetto a quella che poi sarà vincitrice oppure pretendono delle condizioni assolutamente inaccettabili…altra modalità per cui si può realizzare la turbativa d’asta è la mancata presentazione delle offerte: in questo caso i partecipanti al cartello, all’accordo collusivo decidono di non presentare offerte o addirittura di presentare offerte e di ritirarle poi all’ultimo momento in modo da far vincere l’offerta che è stata designata nell’ambito dell’accordo collusivo…altro sistema ancora è il sistema della rotazione delle offerte: le imprese che partecipano all’accordo collusivo partecipano alla gara d’appalto alternandosi nel presentare l’offerta che sarà poi quella designata a vincere l’appalto…un’ultima modalità è quella della spartizione del mercato; comporta che gli aderenti al cartello o si dividono i committenti o le zone geografiche. Chi volesse avere un esempio di una tipica ipotesi di spartizione del mercato può riscontrarla nelle ultime delibere dell’autorità garante della concorrenza e del mercato del dicembre 2015 con la quale appunto l’autorità ha erogato sanzioni per 110 milioni di euro fra le imprese che hanno formato cartello in una gara centralizzata bandita da CONSUD nell’anno 2012; dopo accurate indagini si è scoperto che 4 dei maggiori partecipanti avevano formato un cartello per spartirsi i lotti geograficamente individuati che andavano dal Centro al Nord; il Sud era stato un po’ scartato, non fosse altro perché in base a calcoli di convenienza nelle regioni del sud c’era un numero maggiore di LSU da assumere per cui queste ditte hanno ritenuto poco conveniente formare il cartello per le regioni meridionali,,,ci sono poi alcune condizioni che possono favorire la collusione: innanzitutto un numero ridotto di imprese, e questa è una circostanza che agevola la formazione dei cartelli, le gare ripetitive, la mancanza di valide alternative ad un prodotto o ad un servizio e la scarsità di cambiamenti tecnologici.

Entrando nel merito di una procedura di gara, quali sono i segnali che possono farci pensare ad un accordo collusivo? Ci sono dei segnali che dovremmo tenere in debito conto: un tipico esempio è quando aprendo una busta si riscontrano dei comuni errori di battitura, la stessa grafia, il riferimento a domande di altri partecipanti alla gara, lo stesso errore di calcolo, le cifre decimali che si distanziano di 10 unità alla volta; questo è un sistema che utilizzano i partecipanti al cartello per affermare che stanno rispettando l’accordo; vi è poi la consegna da parte di un unico soggetto di più offerte…una precauzione è quella di acquisire sul mercato di riferimento delle informazioni, definire i capitolati di gara in modo semplice e chiaro, adottare particolari cautele nel fornire le informazioni ai concorrenti…il fenomeno collusivo non è immune da sanzioni sia sul piano penale che su quello amministrativo…sul piano penale citiamo per tutti l’art. 53 c.p. che si riferisce alla turbata libertà degli incanti e relativamente alle sanzioni amministrative citiamo l’art.15 della legge 287 del 1990 che riguarda le norme per la tutela della concorrenza e del mercato, legge che poi ha istituito l’autorità garante per la concorrenza ed il mercato. La turbata libertà degli incanti si verifica quando chiunque, con violenza o minaccia, oppure con doni o promesse o usando altri mezzi fraudolenti impedisce o turba la gara dei pubblici incanti o licitazioni, questo reato ha natura plurioffensiva perché l’oggetto della tutela penale è non solo la libertà di concorrere agli appalti ma anche la libertà di influenzarne l’esito secondo la libera concorrenza…è un reato di pericolo, perché si configura anche quando il danno sia solo potenziale perché ciò che conta alla fine non è tanto l’esito che si è prefigurato chi commette l’illecito quanto il fatto che la procedura di gara sia stata turbata e praticamente il comportamento illecito sia stato idoneo ad influenzare in qualche modo l’andamento della gara…secondo la giurisprudenza penale per collusione deve intendersi qualunque rapporto clandestino intercorrente tra i soggetti privati in qualsiasi modo interessati a una procedura di gara…dalla collusione discendono sostanzialmente 2 comportamenti: uno è l’impedimento della gara, chi potrebbe ad esempio interesse ad impedire una gara d’appalto? Magari un attuale fornitore il quale ha interesse a continuare a garantire, ad erogare un servizio a favore dell’amministrazione oppure potrebbe avere interesse a permanere nella situazione attuale e quindi a fare in modo che la stazione appaltante non metta in piedi e non porti a conclusione una nuova procedura d’appalto…si parla poi di turbamento non necessariamente di impedimento, nel caso di influenza della condotta collusiva sul regolare svolgimento della procedura di gara, indipendentemente dal fatto che questa influenza raggiunga o meno l’esito che si era prefigurato chi ha messo in essere la condotta illecita; infine citiamo l’art.15 della legge 287 del 1990: è prevista l’applicazione di una sanzione fino al 10% dell’ammontare calcolato sul fatturato realizzato nell’anno precedente alla notificazione della diffida…anche qui nell’applicazione della sanzione amministrativa troviamo l’art.11 della legge 389 del 1981, cioè l’applicazione della sanzione è graduata rispetto ad una serie di condizioni…si tiene conto innanzitutto della gravità dell’infrazione commessa, dell’opera svolta per l’eliminazione totale o parziale delle conseguenze connesse all’infrazione e poi alle condizioni degli operatori economici.

 

Relazione del Prof. Ferraro

Aspetti etici della collusione e della corruzione

 

L’etica è un po’ come quel medico che viene chiamato al capezzale dell’ammalato quando è già morto, arriva in qualche modo sempre in ritardo e si chiede all’etica di registrare in qualche modo una memoria per il futuro, per l’avvenire.
L’etica dell’ambiente si basa su un principio elementare e primo, cioè garantire alle generazioni future le condizioni di vita di quelle presenti. Il problema è che il futuro non c’è, ci troviamo di fronte alla condizione di un’etica senza futuro e allora, come si può capire, non è tanto che l’etica deve offrire dei suggerimenti, ma è l’etica stessa che deve riflettere su di sé, cioè sulle sue procedure, sui suoi meccanismi, sulle sue voci, e chiarirsi: ma etica, a questo punto, che cos’è? A che punto è arrivata la storia dell’etica, ovvero che significa un atteggiamento etico in una condizione come quella che stiamo vivendo? Che non è più rivolta al futuro, alle generazioni che verranno, al futuro che non c’è, perché dobbiamo riflettere su un’etica senza futuro, cioè su un’etica dell’esistente, su un’etica applicata al presente.
L’etica è in qualche modo vicina alla ragione penale, cioè nel senso che la ragione penale ha la sua funzione non nel colpire ciò che è stato fatto, ma perché ciò che è stato fatto non venga fatto in futuro, quello è il principio, però noi siamo di fronte alla questione di presentare un’etica del presente, un’etica dell’immediato, e allora indubbiamente viene subito da riflettere: ma l’etica si applica su un piano pubblico, su un piano sociale? Cioè, l’etica è di per sé sociale, si distingue, si è distinta dalla morale, storicamente, perché la morale è qualcosa di individuale, di personale, mentre invece l’etica è qualcosa che riguarda il pubblico, lo Stato, l’Istituzione, questa è una separazione che vacilla e che dobbiamo abbandonare, cioè non è più possibile separare il personale e l’istituzionale, se volete, quello che riguarda il sociale, il pubblico, e quello che riguarda il privato, qui io sollevo una questione che puntualmente viene sollevata e puntualmente viene aggirata.
Se voi pensate che “colludere” è un termine latino che vuol dire “giocare insieme”, ma noi siamo “giocati”, è quell’ “insieme” che è inquietante, perché sia la collusione che la corruzione fanno riferimento ad un’associazione, cioè il “con”, e non ci dobbiamo più di tanto inquietare del fatto che in questo Paese continuiamo a parlare costantemente di collusione tra mafia e politica, perché la questione è proprio sull’ambito sociale…allora vedete, a me viene di dare delle indicazioni, più che dare un’esposizione dell’etica oggi…noi stiamo vivendo in una condizione di democrazia a consenso informato…ci dicono tutte le informazioni, ma su decisioni già prese o su fatti già acquisiti…noi siamo semplicemente informati…è una democrazia a consenso informato senza partecipazione…noi le cose le sappiamo, ma non possiamo farci niente, cioè, mai come in questo momento la crisi della ragione, del sapere, su cui si è fondata l’Europa, è entrata in crisi, perché sapere non è più potere…il potere si è separato dal sapere, sono 2 cose completamente distinte, cioè non basta sapere, perché tu sai e non puoi, allora il potere si muove su un’altra sfera, cioè su una sfera che non riguarda il sapere, ma noi sappiamo che il sapere è formativo, è quello pubblico, è quello culturale…beh, non c’entra più niente, ecco, non ha più potere, allora questa è una condizione che posso chiamare democrazia a consenso informato….è quello che si diceva quando si parlava del giornalista e del cittadino…tutto sommato siamo tutti molto più giornalisti e molto meno cittadini…cioè abbiamo meno quest’elemento di partecipazione, sappiamo tante cose, giusto ieri al radio giornale si parlava di ciò che è accaduto all’ASL di Avellino, ma che possiamo, di fronte a questi avvenimenti? La domanda che si poneva in conclusione l’Avvocato Petrosino, che ci ha presentato un quadro importante di cose che dobbiamo sapere, ma su cui dovremmo esercitare un potere…e allora il potere si dà in una sorte di collusione buona, cioè mettere insieme, giocare insieme su livelli di più competenze di sapere per opporre freno a questa situazione, e c’è pure un altro aspetto che è importante: noi siamo alla fine dello Stato Nazione, siamo alla fine della sovranità dello Stato, quella che è finita è l’economia politica, oggi c’è l’economia aziendale…è finito il rapporto tra economia e politica, Aristotele diceva che l’etica è la scienza della politica, cioè bisognava portare la politica a livello del sapere, l’etica doveva essere l’espressione di una politica aperta alla conoscenza…in questo senso, noi siamo sempre più soli, dobbiamo essere noi ad andarci a prendere le informazioni…quello che è veramente in crisi sono i legami sociali, non abbiamo più legami fra di noi, i legami sono collusivi, i sentimenti sono corrotti…gli appalti sono l’espressione di un mutato rapporto tra pubblico e privato…nel momento in cui io faccio un decreto contro la corruzione, l’ho già legittimata…la corruzione può essere compresa nel calcolo economico…la corruzione, come fenomeno sociale e di costume, non è dissimile dalle tante obbrobriose gesta omicide che possiamo leggere nelle cronache, io non la voglio distinguere, la prospettiva dovrebbe essere un’educazione sentimentale allo stare insieme, un’educazione ai legami sociali, perché questo ci manca, non c’è più un’Istituzione che li tiene, su questo vi invito a leggere la pagina 6 de Il Ponte, dove Michele Criscuoli fa tutto un ragionamento disperato sul fatto che la politica ha perduto la sua funzione di rappresentanza di soggetti sociali, si è resa autonoma e non è più pubblica nel senso di responsabilità istituzionale…il mio amico Benasayag scrive che viviamo nell’epoca delle passioni tristi…a me piace dire che noi, piuttosto, stiamo vivendo nell’epoca del benessere infelice…tutte le prospettive alternative muovono verso un’economia della felicità perché vogliono incontrare esattamente l’etica, voi sapete che il fine dell’etica è la felicità e il fine dell’economia è il benessere…l’etica nasce come espressione di un’economia che coniughi il benessere con la felicità…quello che colpisce è che la corruzione e la collusione si applicano su quei soggetti sociali più deboli…su quei flussi di denaro che riguardano i soggetti sociali più deboli…è veramente raccapricciante che i soldi della corruzione si fanno su chi i soldi non ce l’ha…non si fanno arrivare dove devono arrivare…lo prendo come emblema, perché è chiaro che non è solo questo…però quando voi vedete che le cose più terribili riguardano i campi di migranti, la disabilità, ciò è indice di un estremo sentire che poi riguarda anche altre cose…si tratta di un calcolo economico…l’etica riguarda il diritto non scritto, pensate ad esempio all’eutanasia, non ci potrà mai essere la sentenza di un giudice che dice sì oppure no…l’unica persona che può prendere una decisione è la persona che ama di più, ad esempio il padre per la figlia…l’etica si muove tra la giurisprudenza e la storia, l’etica chiederà sempre al diritto una scrittura successiva…il dramma dell’etica è che ci sono ragioni senza diritti e diritti senza ragioni…io la chiamerei la “farmacia” dei diritti…è un diritto che insegue, un diritto che viene dopo…è un “ministro del mistero”, l’Autorità contro la corruzione…storicamente l’etica si è formata in Grecia nello stesso periodo in cui si è affermata la tragedia…la tragedia riguardava la casa, era la revisione di tutta una cultura di carattere religioso…se succede qualcosa di terribile per la strada soltanto per la casa è una tragedia…soltanto in casa ti chiedi perché è capitato proprio a noi…loro ragionavano in questi termini: noi ci dobbiamo liberare da ciò che è un destino fatale degli dèi…non diamogli più la colpa, cerchiamo di ragionare bene sui rapporti di famiglia…infatti il personaggio principale della tragedia è Antigone, quella ragazza che interrompe la genìa di Edipo, Antigone non è un nome esistente, significa colei che interrompe la genìa…la tragedia avviene in famiglia, riguarda la casa, l’etica invece riguarda la città, la polis, le persone che stanno insieme…la tragedia riguarda il fratello, la sorella…l’etica riguarda l’amico, che è come un fratello, ma non è un fratello…un fratello può essere amico, un amico non può essere fratello…con l’etica la virtù diventa l’amicizia, la “filìa”, che è la virtù che rende tutte le altre tali…l’etica deve poter riguardare ognuno di noi…

 

 

Relazione Prof.Di Lieto

 

La legge di riferimento è la Legge 28 gennaio 2005 numero 11, è quella che ha delegato il Governo ad emanare con Decreto Legislativo un testo che riguardasse l’attuazione sia della Direttiva 2014/25, sia della 2014/26, e queste 3 normative dovrebbero essere frutto di un Decreto Legislativo da emanare entro il 18 aprile del 2016 e il 15 marzo il Governo ha mandato alle Commissioni delle Camere e al Consiglio di Stato per il parere il testo su quello che è il nucleo forte della normativa…credo che difficilmente sarà approvato entro il 18 aprile però c’è un secondo termine previsto dal legislatore…il Governo ha detto che ce la farà, però se non dovesse farcela c’è un secondo termine che è il 31 luglio.

Secondo studi europei, le più forti criticità in materia di appalti si sono verificate su alcuni profili in particolare: capitolati su misura per favorire determinate imprese, 52%; abuso delle procedure negoziali, 50%; conflitto d’interesse nella valutazione delle offerte, 54%; offerte concordate, 45%; criteri di selezione o di valutazione poco chiari, 55%; partecipazione di offerenti nella struttura del capitolato, 52%; abuso della pubblicazione d’urgenza per evitare gare competitive, 53%; modifica dei termini contrattuali dopo la stipula del contratto di appalto, 38%.

La percentuale delle procedure negoziate rispetto a quelle aperte è maggiore in
Italia rispetto ai Paesi europei, in particolare in Italia la corruzione risulterebbe particolarmente lucrativa nella fase successiva all’aggiudicazione, soprattutto in sede di controllo della qualità o di completamento dei contratti di opere e fornitura di servizi.

Per evitare i problemi verificatisi con Tangentopoli, l’allora Ministro dei Lavori Pubblici Di Pietro disse che era da preferire l’offerta con il prezzo più basso e non quella migliorativa, che presentava le criticità maggiori, così come presentava forti criticità l’offerta che prevedeva le varianti in corso d’opera…il nuovo Codice sostanzialmente permette maggiormente l’accesso a soluzioni extragiudiziali, come l’Arbitrato ad esempio…Uno degli strumenti che hanno rafforzato la corruzione è il numero elevato di leggi, non il contrario…come dicevano i latini: “plurimae leges, maxima iniuria”.

 

 

Relazione Dott.D’Onofrio

 

Questo è il Paese in cui, qualche anno fa, uno dei ministri della Repubblica invitava gli imprenditori, dando uno schiaffo a tutti i cittadini, a convivere con la mafia, ed era un ministro che aveva quote di maggioranza in imprese che erano impegnate in lavori pubblici…tutto questo fa capire perché l’Italia è percepita come uno dei Paesi a più alto indice di corruzione, ma quella che naturalmente è la percezione non è sufficiente, perché un Paese può essere percepito come corrotto ma in realtà non lo è…ci sono altre classifiche che ci dicono che l’Italia non solo è a più alto indice di corruzione tra i Paesi europei, forse è inferiore soltanto alla Romania, ma è anche a più alto indice di corruzione effettiva, in questo siamo terzultimi in Europa…sono dati che sono fondati su criteri di valutazione diversi.

L’indice di percezione è un indice etico, sono delle regole condivise e ho la sensazione, per quanto mi riguarda ho la certezza personale, che questa regola del farsi i fatti propri sia una regola tipica italiana e viene percepita anche dagli altri Paesi europei, dove ho l’impressione che la regola sia completamente opposta, che è quella dell’affidamento, è la regola secondo la quale ognuno rispetta il proprio nell’assoluta certezza che gli altri rispettano ciò che devono fare…è la regola che seguono i medici in sala operatoria: il chirurgo non deve pensare se l’anestesista sta seguendo le proprie regole di comportamento, lo deve dare per scontato, si deve concentrare sull’operazione…in Italia invece no! Piercamillo Davigo, che faceva parte, insieme a Di Pietro del pool di magistrati di Mani Pulite, diceva che loro non hanno sconfitto i corrotti, hanno semplicemente selezionato la specie, così che si creassero degli anticorpi dove l’insetticida non riusciva più a uccidere le mosche…si è capovolto il rapporto tra corrotto e corruttore…non c’è più economia politica, diceva il professore, c’è economia aziendale , che è un dato che corrisponde perfettamente al dato processuale…prima era il politico o l’amministratore a tenere in mano il sacco col denaro…oggi si verifica l’esatto contrario: è l’imprenditore che viene visto dal pubblico funzionario come veicolo di risalita politica e quindi alcuni imprenditori vengono scelti, vengono favoriti, dando in cambio non più denaro liquido, anche denaro liquido, ma soprattutto gradi e punti per risalire nella scala delle aspettative politiche.

E’ stato quello che è venuto fuori in un grosso processo a Napoli, che ha visto coinvolta l’intera Giunta Comunale con uno dei più grossi imprenditori…al di là dell’esito processuale, stiamo parlando di regole etiche, cioè l’imprenditore viene visto come veicolo di innalzamento politico che per questo doveva essere favorito nell’aggiudicazione degli appalti…un Paese che ha bisogno di combattere la corruzione con norme sanzionatorie è un Paese incivile e quello delle sanzioni è un facile alibi per non combattere la corruzione…se non si ha l’idea del sistema, è facile lo spot della lotta alla corruzione…è recente la legge che ha innalzato i limiti sanzionatori del reato di corruzione, però innalzare le sanzioni di un reato senza incidere poi sull’intera struttura, che quella sanzione deve irrogare, significa di fatto fare un lavoro contrario, e mi spiego: se insieme all’innalzamento della sanzione non si innalza anche, tanto per fare un esempio, il limite della prescrizione o peggio si abbassa, in un sistema giudiziario in cui dalla metà degli anni 90 non si aumenta il numero degli amministrativi che devono far sì che quella sentenza arrivi in giudicato, significa che si fa lo spot della lotta alla corruzione ma di fatto si sta favorendo la corruzione…perché qual è il danno peggiore in questo Paese, e lo diceva Borsellino in quei 52 giorni che lo separavano dalla morte di Falcone? Che in Italia il giudizio derivante dal processo si va ad accavallare al giudizio etico…Borsellino riportava un esempio molto pratico a dei ragazzi del liceo: “la settimana scorsa ho dovuto processare un sindaco di un Comune vicino Trapani, era un sindaco che andava in giro col mafioso capozona e lo riceveva anche nel suo ufficio mentre i cittadini li faceva attendere fuori, che assegnava appalti ad un’impresa notoriamente legata a quel capozona…io l’ho processato, ma il sindaco è stato assolto”…da quest’assoluzione che cosa ne è venuto fuori a livello informativo? Che quel sindaco è una persona per bene, ecco la sovrapposizione…ma il nostro ordinamento non si spinge fino a tanto, esprime soltanto un giudizio giuridico, mentre che il sindaco fosse una persona per bene è un giudizio etico, morale…e quindi, innalzare le sanzioni di un reato senza strutturare l’intero sistema rischia che all’esito dei processi il proscioglimento per prescrizione diviene la medaglia della persona per bene…noi, in questo Paese, per 20 anni abbiamo convissuto con una delle nostre più alte cariche che ha fatto aggio su questa dicotomia e nemmeno per caso si trattava di uno dei più grossi imprenditori di questo Paese e che si trattava di uno dei più grossi monopolisti nel settore dell’informazione: ecco l’intreccio straordinario tra 3 giudizi: giuridico, etico, informativo…allora, e mi riaggancio all’utilità di un’autorità anti corruzione, al di là della persona che andrà a ricoprire un incarico così prestigioso dal punto di vista della funzione e molto gravoso dal punto di vista dell’attuazione pratica, che cosa si crea? Per molte imprese la corruzione fa parte dei costi di produzione, perché da quel costo traggono maggiori benefici e quindi molte imprese avevano un conto corrente riservato alla corruzione…se un imprenditore volesse agire nella parvenza della legalità potrebbe inondare di carte l’Autorità anti corruzione, nella certezza che quest’ultima non gli risponderà, e quindi, ciò porterebbe a pensare che, non avendo ricevuto risposta, l’appalto sarebbe da considerarsi lecito…”sono stato assolto, sono una persona per bene…Cantone non mi ha detto niente, e allora l’appalto è lecito”…una cosa posso dire, nella mia esperienza di magistrato, a proposito di sentenze sulla corruzione, è che quelle imprese, le carte le avevano a posto, si può dire che l’unica cosa che avevano a posto erano proprio le carte…ma cosa può controllare Cantone, che non ha poteri di intercettazione, non ha potere di controllo diretto sui cantieri? Gli spot, in questo Paese, sono finalizzati ad offuscare le conoscenze, siamo una società non a consenso informato, siamo una società che sta crescendo, da oltre 20 anni a questa parte, ma a consenso disinformato, volutamente disinformato…la maggior parte dei pubblici funzionari, dall’accusa di corruzione si difende dicendo che hanno dovuto accelerare la procedura di aggiudicazione di una gara di appalto perché, altrimenti, si rischiava di perdere il finanziamento…diceva qualcuno che il complice della corruzione, spesso, è la nostra stessa indifferenza…il popolo che elegge i corrotti, non è vittima, è complice…

 

“IL RUOLO DELL’INFORMAZIONE. CORRUZIONE E COLLUSIONE NEGLI APPALTI”

RELAZIONE di Mario Barbarisi

(direttore del settimanale IL PONTE e Consigliere Nazionale FISC).

 

Mi limiterò ad alcune considerazioni sul tema della Corruzione,

Corruzione intesa come uno degli aspetti che includono il tema della Legalità, per comprendere meglio, nello specifico, IL RUOLO DELL’INFORMAZIONE.

Per comprendere in questo contesto il RUOLO DELL’INFORMAZIONE, partiamo da quattro (5) termini:

  • RISPETTO/RESPONSABILITA’
  • COLLABORAZIONE
  • FORMAZIONE
  • ATTUALITA’/TRASPARENZA
  • Il Rispetto inteso come forma comportamentale da rivolgere agli inquirenti e agli indagati.

Il giornalista è libero di esprimere il proprio pensiero, la libertà di stampa è,ricordiamolo, garantita dall’articolo 21 della Costituzione, ma quante volte abbiamo letto articoli su inchieste dove trasparivano dubbi e giudizi sull’operato della Magistratura?

Altrettanto grave è spingere “la penna” sulle persone che sono state oggetto di provvedimenti della Magistratura, a volte anche solo per l’avviso di garanzia.

Sul piano delle conseguenze vedremo dopo perché quest’azione, rischia di essere ben più grave, al pari di una condanna, una sentenza che non prevede la fine della pena, del dispiacere.

Rispetto non vuol dire omettere i fatti ma mantenere un equilibrio, limitarsi a ciò che risponde alla verità di quanto accaduto, dopo che ci siano state le opportune verifiche.

Leggiamo insieme un passaggio tratto dalla Carta dei Doveri del Giornalista:

“ Il Giornalista deve rispettare,coltivare e difendere il diritto all’informazione di tutti i cittadini; per questo ricerca e diffonde ogni notizia o informazione che ritenga di pubblico interesse, nel rispetto della verità e con la maggiore accuratezza possibile”.

Un compito, quindi, da svolgere con RESPONSABILITA’ e RISPETTO.

 

  • LA COLLABORAZIONE è da intendersi come azione di supporto alle Istituzioni: spesso accade che la necessità di acquisire notizie a tutti i costi generi una forma di involontario ostacolo, LA NOTIZIA precede i provvedimenti, magari si parla di fuga di informazioni, nella realtà si tratta, a volte, di sviluppi scontati in determinate inchieste, sviluppi che gli organi inquirenti non possono anticipare, perché chiamati a rispettare i tempi processuali, mentre un giornalista può assumere iniziative che anticipano, o sembrano anticipare, le inchieste.
  • LA FORMAZIONE, compito della Magistratura è la repressione dei reati:punire chi ha sbagliato, con una pena esemplare, il compito della stampa, della BUONA STAMPA, è quello di raccontare, ma il racconto diventa esso stesso diffusione della BUONA PRATICA: pubblicizzare l’azione della Magistratura vuol dire che al lettore giunge il messaggio “CHI SBAGLIA PAGA”, in maniera “subliminale”, meglio indiretta, giunge l’azione di educazione alla LEGALITA’ (Tema caro negli anni 90 alla FUCI, alla CEI ed ancora oggi attuale), perché la legalità è una conquista continua, è un valore assoluto ma non costituisce un dato scontato, solo nella città ideale si avranno zero crimini nella e contro la Pubblica Amministrazione, e più in generale nella società.

Ed ecco una distinzione operativa tra l’azione della Magistratura e il giornalismo, distinzione dalla quale emerge anche IL RUOLO DELL’INFORMAZIONE:

Un giudice con una sentenza lascia un segno forte nella persona condannata, lo stesso accade con un articolo su di un giornale, o un servizio televisivo.Ecco che riemerge con forza il concetto già richiamato prima di RESPONSABILITA’.

La sentenza di un Tribunale è frutto di un percorso lungo, in Italia anche molto lungo, al termine del quale viene emessa la decisione, la sentenza. Quanto è lungo il percorso dal quale nasce un articolo su di un giornale? I tempi sono molto ristretti, e gli effetti di un articolo possono risultare anch’essi devastanti. Ecco perché il giornalista, nella funzione svolta con professionalità, merita di essere ricordato per la sua importanza non come colui, o colei, che racconta i fatti, ma come chi sa discernere in un lasso di tempo estremamente ridotto, i fatti da raccontare da quelli che devono “decantare” per essere successivamente filtrati da una visione completa e rispondente alla verità.

  • ATTUALITA’, intesa come forma di comprensione del presente, di ciò che accade nella nostra quotidianità. Quest’azione è svolta dalla Magistratura ma è fotografata e raccontata dall’INFORMAZIONE che è chiamata a svolgere il compito con trasparenza, senza filtri speciali che,di fatto, renderebbero difficile comprendere la realtà. In questo percorso i “new media” sono di aiuto, la “rete”, specialmente si rivela uno strumento straordinario, in grado di fornire tutte le informazioni, in tempo reale, e senza confini. La rilettura della notizia, consentirà l’approfondimento e l’analisi dettagliata dei fatti e delle dichiarazioni.

Prendiamo spunto dall’ultima inchiesta che ha fatto e fa parlare di Avellino nei giornali e nei TG nazionali. La dichiarazione del Procuratore della Repubblica di Avellino.

Leggo testualmente: “C’è un ceto borghese medio alto che si prende gioco delle regole in questa città. Se ne infischia, le dileggia e offende”.

 

Il Procuratore Rosario Cantelmo ha pronunciato parole precise raccolte dal giornalista:

(Il Mattino pag.1 del 17 Marzo 2016)

Chi? Un ceto borghese medio alto (persone mediamente colte)

Cosa fa? Se ne infischia delle regole (disprezzo per la Legge).

La Magistratura, senza la Stampa, avrebbe condotto comunque l’operazione ASL, ma senza la stampa, nello specifico, non sarebbe stato possibile veicolare il messaggio del Procuratore, a cui ho fatto riferimento poc’anzi, e che consente di leggere l’attualità dal punto di vista di una ISTITUZIONE: senza la stampa verrebbe meno un ruolo specifico, la capacità di veicolare il messaggio, e risulterebbe assente l’EDUCAZIONE ALLA LEGALITA’ che può essere incarnata e svolta dalla Buona Stampa e dalla Cultura in genere perché forme riconosciute di crescita e di progresso umano e sociale.

 

 

MB

 

 

 

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