I rischi per la Democrazia
Giorni fa, mentre si parlava delle prossime elezioni amministrative uno dei presenti sentenziò: “Immaginate che bello se a Roma arrivassero al ballottaggio Marchini e la Virginia Raggi, la candidata 5Stelle!”. Era entusiasta che un’idea del genere potesse realizzarsi!
Certo, sarebbe l’ennesima sconfitta per la classe dirigente dei partiti, che continua ad essere implacabilmente peggiore di ogni pur brutta immaginazione! Non solo per la difficoltà a proporre candidati affidabili o ad utilizzare lo strumento delle primarie per favorire la partecipazione dei cittadini.
Il più grande peccato di questi politici resta quello di aver distrutto la fiducia dei cittadini nella democrazia! Perché, nessuno è più convinto che da costoro possa venire un contributo al bene comune. Nessuno crede più alle promesse che alcuni di loro si ostinano a ripetere. E nessuno, a farla breve, “comprerebbe un’auto usata” da uno solo tra loro, perché tutti sanno bene quale tranello li aspetta!
Siamo entrati in una fase della storia politica del nostro Paese inimmaginabile fino a qualche tempo fa. I partiti come strumento di partecipazione e mediazione politica (luogo di formazione delle classi dirigenti e laboratorio di idee per risolvere i problemi della comunità) sono stati sostituiti dai “comitati elettorali” dei leaders, che riescono ad ottenerne la guida, dopo aver sconfitto non solo i loro avversari interni ma anche le (poche) buone prassi che avevano permesso ai cittadini di essere al centro dei processi decisionali.
Rispetto ad un cambiamento così imponente della concezione della Politica alcuni continuano a credere che la “democrazia” possa ancora avere il sopravvento e che la dialettica, le discussioni, il confronto delle idee possano ancora creare le condizioni per una partecipazione libera e gratuita alla vita democratica. Non è così! Può apparire drammatico, ma non è così! Basta guardarsi attorno (partendo da alcune vicende della nostra comunità a quelle più importanti che toccano la Costituzione) per intuire i rischi che stiamo correndo!
Anni fa un referendum popolare registrò (con una percentuale altissima) la volontà di impedire la privatizzazione dell’acqua. Sono state fatte leggi dello Stato (e regionali) che hanno provato a disciplinare quello che è stato definito “il ciclo integrato delle acque”, introducendo il principio della cura primaria del rapporto tra il ciclo tecnologico (captazione, potabilizzazione, distribuzione, scarico, depurazione…) ed il ciclo naturale (fiumi, alvei, pioggia…).
Tuttavia, ciò che la scienza aveva suggerito e la “buona” politica aveva provato a regolare è rimasto lettera morta, soprattutto nella nostra provincia! I consigli di amministrazione dell’Alto Calore hanno continuato ad occuparsi della “gestione del potere” finalizzato alla raccolta dei consensi. Sono state create inventate nuove poltrone per i politici ma il “processo virtuoso” che permettesse la corretta disciplina del sistema integrato delle acque è ben lontano dall’esser avviato. I sindaci (di ogni colore) che rappresentano i cittadini (proprietari delle condotte) hanno brillato nel far crescere i debiti ed i partiti (che avrebbero dovuto garantire la soluzione dei problemi) hanno mantenuto in vita i consigli di amministrazione solo per soddisfare i loro appetiti!
Oggi, i co-autori del misfatto sono pronti a tradire sé stessi ed i cittadini: le leggi che essi hanno approvato (e che in altre realtà funzionano) e gli elettori che votarono al referendum. Sono pronti, cioè, a dichiarare il fallimento di “quella” politica che li vede, ancora per poco, protagonisti nelle nostre comunità! Ci stanno vendendo ai privati, anche se hanno paura che i cittadini potrebbero prenderli a calci nel sedere, non solo in senso figurato…!
L’altra questione, che tocca il futuro democratico del nostro Paese, è il tema del Referendum Costituzionale sulle riforme volute da Renzi.
Dovremmo impegnarci a costruire anche nella nostra provincia un Comitato per bocciare la riforma voluta dal PD e dal suo leader. Non come scelta di conservazione dell’esistente (cioè come volontà di mantenere in vita il sistema dominato dalla mala politica che ha distrutto i sogni degli italiani) ma come unico baluardo rispetto al tentativo (oramai nemmeno tanto nascosto) di limitare e ridurre gli spazi di democrazia e di libertà nel nostro Paese.
Dobbiamo riflettere a lungo! Dobbiamo interrogarci sull’opportunità di affidare nelle mani dell’esecutivo il massimo di potere possibile (senza i contrappesi che i Padri Costituenti vollero, sapientemente, inventare). Dobbiamo confrontarci, con onestà, sulla nuova legge elettorale che potrebbe permettere ad oligarchie di nominati (del tutto inaffidabili) di guidare il Paese! Dobbiamo avere consapevolezza che se qualcosa non ha funzionato nei meccanismi istituzionali ciò è dipeso dagli uomini e non dalle regole. Perciò ne parleremo ancora!
“Il futuro non è più quello di una volta”, scriveva Paul Valery. Il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti potrebbe essere peggiore della pur brutta realtà in cui versa la vita democratica della nostra provincia e del nostro Paese. Per questo, non possiamo far finta di niente o nascondere la testa nella sabbia!
michelecriscuoli.ilponte@gmail.com