L’ESTRATTO DI AGLIO PER L’IPERTENSIONE
C’è un piatto tra i più semplici della cucina italiana che ha un successo che va oltre i confini della Campania e dell’Italia: “spaghetti aglio, olio e peperoncino”. E’ una pietanza estremamente semplice ma buona per tutte le stagioni, per tutti i gusti, per le cene a casa e per le cene nella locanda che propone solo alimenti semplici, genuini e rustici. Va di moda anche utilizzarlo dopo la frutta, quando la quantità del cibo non ha perfettamente “riempito” lo stomaco. In pratica: basta uno spicchio d’aglio ed il sapore di un piatto diventa particolare. Davvero un condimento super: con l’andar degli anni l’aglio si è trasformato da semplice condimento a sostanza terapeutica, al di là dei suoi impieghi nelle varie tradizioni popolari. Il “nostro” Allium sativum (per dirla con la botanica) nasce in Asia, nella Siberia Meridionale, ma dopo ha avuto uno sviluppo di assoluto valore mondiale con grande diffusione nel Bacino del Mediterraneo, anche grazie all’uso massiccio per secoli da parte degli antichi Egizi. L’odore particolare deriva dai numerosi composti organici dello zolfo, ci cui è ricco ( la alluliina e solfuro di diallile). In Italia si coltivano più di dieci tipi e quelli più noti sono il “piacentino bianco”, il “rosso”, parecchio ubiquitario ed infatti si trova nelle zone di Sulmona, Trapani e Viterbo. Quella laziale è la produzione che si riallaccia direttamente alle mense degli imperatori romani, quasi a voler sottolineare il loro gusto. Tra gli italici agli il più delicato è il tipo “caraglio”, coltivato in provincia di Cuneo. A proposito di produzione vera e propria, nel mondo l’aglio “tira” moltissimo, basti pensare, anche se i dati in nostro possesso si riferiscono all’anno 2010, che si producono fino a 18 milioni di tonnellate e la Cina con i suoi 13 milioni e mezzo è la leader indiscussa tra i Paesi produttori. L’aglio è “nato” (nel senso delle abitudini culinarie) per essere utilizzato come condimento, ma oggi lo si usa anche come ingrediente di diverse salse. Si consuma in tutti modi: crudo, cotto, fresco, secco, intero, a fette, tritato ed in polvere. In medicina è usato perché contiene una serie importante di vitamine (A, B e C), fenosteroli ed altre sostanze impiegate in terapie empiriche. La più importante di queste è certamente il bisolfuro di allile, che è una sostanza ad azione antibatterica e balsamica. A proposito di azioni simil-farmaceutiche si deve ricordare che l’aglio è un buon antipertensivo, un antielmintico, un antiossidante, un antiaggregante piastrinico ed in vitro –per adesso- antitumorale. Oggi non si può più fare a meno del nostro simpatico ingrediente soprattutto nelle terapie “naturali”, in special modo per gli accumuli di grassi (i famosi “cuscinetti”), la cellulite e la ritenzione idrica. Per bruciare l’adipe, ultimissima novità, si deve mangiare l’aglio crudo, uva e pane nero. Non è la prima volta che parliamo di aglio e delle sue qualità, ma oggi il livello scientifico delle ricerche ci porta a fare un passo in avanti. Un recente studio di Ried, Travica e Sadi ci illustra come è stato possibile ridurre la pressione arteriosa centrale e periferica e la rigidità arteriosa in soggetti ipertesi che non riuscivano a tenere sotto controllo la propria patologia. E’ stato osservato in 88 pazienti, tutti ipertesi, che una supplementazione di aglio nella dieta dava risultati confortanti di miglioramento delle proprie condizioni. E’ il primo studio clinico randomizzato effettuato con placebo ed in doppio cieco ed è durato 3 mesi, con l’uso quotidiano di spicchi di aglio (1,2 grammi) contenenti la s-allilcisteina per un primo gruppo e per un secondo solo placebo. Si sono valutati i parametri emodinamici centrali, oltre a colesterolo, omocisteina, aggregazione piastrinica ed i markers dell’infiammazione. La pressione arteriosa si è ridotta significativamente in tutti i soggetti del gruppo a cui veniva somministrato l’aglio, in parte solo per la sistolica ( o massima) ed in parte anche per la pressione diastolica (o minima). E’ diminuita di pari passo anche la pressione arteriosa centrale, la velocità dell’onda sfigmica al polso e la rigidità delle arterie. Si sono ridotti i valori di colesterolemia, colesterolo LDL e le apolipoproteine. La tollerabilità della sostanza è stata eccezionale e si sono anche fatti i riscontri nei pazienti che assumevano antiaggreganti ed anticoagulanti e non è stato documentato l’aumento del rischio di sanguinamento. Attualmente ci sono in itinere altri studi per valutare l’associazione con altri farmaci e con altri anti-ipertensivi. Per concludere vorremmo ricordare che l’aglio, soprattutto crudo, necessita di un qualcosa che “ripulisca” l’alito. Non ci sono problemi, dipende di dove ci troviamo, perché è necessario trovare al più presto solo una fogliolina di menta o di salvia, un chicco di caffè o un semino di anice che serviranno a nascondere l’antipatica situazione.
Gianpaolo Palumbo
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