Giustizia e Misericordia
Il numero del Ponte della scorsa settimana ha trattato, con completezza, due temi interessanti: l’intervista al Direttore della Caritas ed il resoconto dell’intervento del vescovo Di Donna al Seminario di Formazione degli operatori della Caritas avellinese.
Contribuire a far conoscere le iniziative che la Chiesa di Avellino propone alla nostra comunità è un obiettivo primario del giornale! Perciò, quelli che vorranno aiutarci a diffondere “le buone notizie” saranno sempre graditi. Ad un patto, che si tenga conto del fatto che anche il nostro impegno è “volontariato” e che per dialogare bisogna essere in due: che parlano, si confrontano ed aiutano gli altri a conoscerci meglio! L’auspicio è che vi siano altre associazioni, cooperative sociali, iniziative no-profit che vogliano raccontarsi agli altri, per migliorare il loro rapporto con la comunità.
La lezione di S.E. Monsignor Di Donna merita un discorso a parte: per la specificità degli argomenti trattati e per la forza delle questioni e delle soluzioni proposte.
Il discorso sul rapporto tra Misericordia e Giustizia dovrebbe farci molto riflettere!
Perché, a volte, crediamo che il compito dei cattolici, rispetto al tema della povertà, debba limitarsi alla supplenza, nei confronti delle Istituzioni. Perché molti di noi non sono veramente convinti di quello che diceva Helder Camara (che Papa Francesco ha condiviso spesso): “quando aiuto i poveri tutti mi applaudono e vogliono che io aiuti i poveri, quando, però, mi chiedo perché ci sono i poveri mi chiamano comunista”!
Mi sono sempre chiesto come mai un Paese cattolico come il nostro abbia potuto approvare una legge come la cosiddetta Bossi-Fini! Come mai non solo la gerarchia ma tutto il popolo cristiano non abbia eretto barricate o non sia sceso in piazza (organizzando un “Migrant day”), rispetto a quella legge. Ma c’è di più: oggi, rispetto a questo problema, come ci poniamo, da singoli e come comunità?
Ecco, se penso al “quasi deserto” registrato dalla sollecitazione di Papa Francesco ad accogliere i migranti, mi viene lo sconforto!
Perché, ognuno di noi, prima di parlare dei “doveri” degli altri dovrebbe misurarsi con la propria coscienza, per evitare fariseismi. Perché, quello dei migranti somiglia al problema della droga: tutti ne parlano con dovizia di argomentazioni fino a che la questione tocca gli altri, salvo a ritrovarsi in serie difficoltà se e quando la questione ci tocca da vicino!
Credo che solo una “coscienza formata” possa aiutarci a non commettere errori! Per questo i ragionamenti di Mons. Di Donna (diffusi dal nostro giornale) assumono un’importanza essenziale nell’affrontare la questione anche nella nostra comunità. Perciò è giusto riparlarne!
Perché potrebbero servire a migliorare il nostro atteggiamento nei confronti della questione della povertà e delle emigrazioni epocali che segnano il secolo appena iniziato. Per trovare le risposte personali e per condividere quelle che dovremmo avere il coraggio e la forza di chiedere alla Politica, come una precondizione per poter ambire al nostro consenso !
Mi piacerebbe scoprire e raccontare le iniziative più interessanti che le nostre comunità, i gruppi, le associazioni e le parrocchie hanno assunto in quest’anno giubilare per mettere in pratica le sollecitazioni del Santo Padre rispetto alle Opere di Misericordia, materiale e spirituale, cui siamo chiamati tutti, individualmente ed insieme agli altri,
Così come sarebbe bello conoscere quello che si fa per coniugare insieme i due sostantivi di cui ci ha parlato Mons. Di Donna: Misericordia e Giustizia, soprattutto nel nostro Sud: “il Concilio Vaticano II ammonisce a non offrire come dono di carità ciò che invece è dovuto come Giustizia… perché nella nostra cultura meridionale noi scambiamo spesso i diritti come favori e dobbiamo dire anche grazie, quando è invece un diritto che ci spetta…!” (cfr relazione Di Donna)
Ed ancora, mi piacerebbe tantissimo che nelle nostre Chiese, nelle omelie di Quaresima o negli approfondimenti dei gruppi e delle associazioni, qualcuno affrontasse e spiegasse, al Popolo di Dio, il concetto (di Don Tonino Bello, richiamato da Mons. Di Donna) del “samaritano della prima ora”: cioè di quelle persone (e di quelle Istituzioni) che dovrebbero preoccuparsi di arrivare, come samaritani, nella strada dove c’è il povero (l’emarginato, il migrante..), “un’ora prima che l’aggressione sia consumata…”!
In altre parole, dovremmo impegnarci affinché sia condivisa da tutti la necessità che la “compassione del cervello” (tipica della Giustizia) venga prima della Misericordia (la compassione del cuore), sicché la Politica si impegni a trovare le risposte giuste, ben “prima” che le persone possano trovarsi nelle condizioni di grave bisogno. Penso, è ovvio, alla politica “buona”, le cui opere vorremmo raccontare sempre, e non a quella “brutta” che, dispiace dirlo, talvolta, approfitta persino delle miserie del mondo per arricchire pochi malfattori!
Proviamo a riflettere ed a trarre le opportune conseguenze, tutti, politici e cittadini, cattolici e non !
michelecriscuoli.ilponte@gmail.com