LA SANITÀ IN CADUTA LIBERA

 

Nonostante la presenza di reparti che costituiscono delle vere e proprie eccellenze, con riconosciuta professionalità degli operatori, medici ed infermieri, l’Azienda San Giuseppe Moscati di Avellino, che secondo le intenzioni doveva essere una cittadella ospedaliera, si è di fatto ridotta ad una cattedrale di cemento che non riesce a soddisfare le esigenze di una vasta popolazione. Sempre più spesso, a causa dei lunghi tempi di attesa per numerosi servizi ambulatoriali, i cittadini sono costretti a fare ricorso a strutture private. Quanto tutto questo sia voluto non spetta a noi accertarlo. Attendere 12 mesi per un eco addome ci sembra un tempo non ragionevole, lo stesso vale per altre prestazioni che, se prenotate oggi saranno evase nel 2017. Le attese, ovviamente, variano a seconda delle prestazioni richieste: per un eco cuore 4mesi, per una radiografia si attendono fino a tre settimane, per una Tac (senza mezzo di contrasto) due mesi. Capitolo a parte e’ quello dei posti letto: i reparti sono pieni di pazienti e le attese nel Pronto Soccorso, in attesa di ricovero, arrivano anche a tre giorni. Insomma, così proprio non va! È vero che manca personale, ma non basteranno le prossime annunciate assunzioni. La Sanità pubblica ha subìto, negli anni, troppi tagli. È anche vero che su Avellino gravita un’utenza che proviene da un’area regionale molto vasta. La Sanità in Irpinia ha conosciuto gestioni davvero virtuose, forse anche troppo, lo stesso non si può dire per le strutture dell’area napoletana, caratterizzate da sprechi e disservizi. La scorsa settimana un 75enne di Brusciano, vittima di una caduta accidentale ha riportato la frattura della spalla, soccorso e portato d’urgenza all’ospedale di Nola ha cominciato una lunga maratona, girovagando per tredici giorni in cerca di un adeguato ricovero. L’anziano, sopravvissuto alla Malasanità, alla fine e’ stato trasportato in aereo a Torino, dove a breve subirà un delicato intervento chirurgico. Il caso ha fatto discutere i media e costretto le autorità ad aprire l’ennesima inchiesta.La verità è che con questa “assistenza” sanitaria, si può anche morire! A farne le spese sono,in particolare, le fasce deboli, ma in realtà e’ l’intera comunità che si vede sottrarre un servizio essenziale. Per non parlare delle prestazioni ambulatoriali il cui costo del Ticket risulta maggiore nella struttura pubblica ed inferiore se l’esame viene praticato presso un laboratorio privato. A queste condizioni è giusto chiedersi dove sia il vantaggio per il cittadino e dove sia andata a finire la Sanità Pubblica.

 

Mario Barbarisi

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