Manifestazioni cutanee da febbre Zika

 

 

Dall’inizio dell’anno “il centro per il controllo delle malattie” statunitense (il CDC), continuando a monitorare la progressione negli Stati Uniti delle malattie trasmesse dalle zanzare, ed in particolare la diffusione del virus Zika, ha emanato nuove regole per il contenimento di questa febbre virale. Nel 2016, la malattia da Zika è diventata una condizione da denunciare obbligatoriamente sia a livello locale che nazionale e tutti gli operatori sanitari (anche gli infermieri) sono incoraggiati a segnalare casi sospetti ai dipartimenti d’igiene sanitaria, per facilitare la diagnosi e riconoscere le nuove zone di diffusione della malattia. La febbre Zika non è contagiosa tra persona a persona per via aerea (fino ad ora), quindi non è necessario isolare il paziente infetto. Per quanto sappiamo, fino ad oggi la malattia è causata dal virus che si trasmette in primo luogo attraverso la puntura di una zanzara della specie Aedes. Il virus Zika può essere isolato in fluidi biologici come latte materno, l’urina, sperma e saliva. Ciò non significa, tuttavia, che questi fluidi siano necessariamente fonti di contaminazione. Per quanto sappiamo, fino ad oggi l’allattamento e i rapporti sessuali (tranne un solo caso accertato) non comportano la trasmissione dell’infezione.
Le zanzare della specie Aedes aegypti si infettano con il virus Zika ogni volta che mordono una persona o una scimmia ammalata. Proprio come la dengue e la febbre gialla, la zanzara non diventa immediatamente un vettore del virus. Dopo essere stato ingerito dalla zanzara, il virus ha ancora bisogno di circa 10 giorni per moltiplicarsi e migrare dal sistema digestivo alle ghiandole salivari della Aedes. Solo da questo momento la zanzara diventa capace di trasmettere il virus durante la puntura.
I sintomi più comuni dovuti al virus sono febbre (38-38,5°C), eruzioni cutanee, dolori articolari e congiuntivite (occhi rossi). La malattia è generalmente mite, per questo motivo molte persone potrebbero non rendersi conto che sono stati infettati. Finisce per ammalarsi una persona su cinque di quelle infettate dal virus. Per le persone che si ammalano, la malattia è di solito lieve, con sintomi che durano da alcuni giorni ad una settimana. I sintomi iniziano tipicamente da 2 a 7 giorni dopo essere stati punti dalla zanzara infetta. I sintomi generalmente compaiono dopo un viaggio in una zona infetta e potrebbero essere confusi cono una rino-congiuntivite allergica. Il virus Zika è stato identificato nel 1947 in Uganda in una scimmia Rhesus, nel corso di una ricerca sulla febbre gialla. Fino a quel momento, il virus era sconosciuto e non ci sono state precedenti segnalazioni di casi di infezione nell’uomo. La prima descrizione della febbre Zika negli esseri umani si è avuta nel 1954 in Nigeria. Da allora, solo sporadici casi di questa febbre sono stati segnalati in paesi dell’Africa tropicale e Sud-Est asiatico.
Nel 2007 la prima grande epidemia Zika veniva descritta in Micronesia, nel Pacifico meridionale. Da allora, molte isole del Pacifico meridionale hanno mostrato frequenti casi di febbre Zika, che hanno attirato l’attenzione delle organizzazioni sanitarie internazionali preoccupate di una possibile diffusione del virus in diversi paesi tra Oceania e Asia. Inaspettatamente, il virus Zika è riapparso in Brasile nel maggio 2015, a Bahia, probabilmente portato dagli spettatori della Coppa del Mondo del 2014.
Da quell’evento sportivo si è osservato un aumento di focolai di malattia in varie parti del mondo e, di recente, anche in Italia.
Dal punto di vista del dermatologo, nel decorso della malattia, si possono osservare macule, in aree circoscritte (guance e mani) o manifestazioni cutanee, sotto forma di un rash maculopapulare, generalizzate. Quando localizzate, le piccole macchie possono confluire e fondersi, formando grandi macchie rosse.
L’eruzione cutanea diffusa da febbre Zika parte a partire dal viso e poi si diffonde al collo, tronco e agli arti. Alcune persone lamentano un intenso prurito. Entro 2 o 3 giorni, l’eruzione comincia a migliorare e scompare entro 1 settimana.
Una delle possibili complicanze della febbre Zika, è lo sviluppo di sindrome di Guillain-Barré, una complicazione di origine neurologica che causa la perdita progressiva e temporaneo della forza muscolare.
Il 28 novembre 2015, il Ministero della Salute del Brasile ha comunicato l’esistenza di una relazione tra febbre Zika e casi di feti con microcefalia, una malformazione neurologica nella quale la dimensione della testa del feto è inferiore a quella che dovrebbe essere per l’età gestazionale.
Questa segnalazione è apparsa subito sorprendente, in quanto la febbre Zika è comune in diversi paesi dell’Asia e in Africa, ma in queste zone questo tipo di malformazione non era mai stata descritta. I casi nel nord-est del Brasile sono i primi ad essere caratterizzati da danni fetali. A quanto pare, il rischio di microcefalia è maggiore se le donne incinte contraggono la febbre Zika nei primi tre mesi di gravidanza (primo trimestre), che è il momento della gravidanza in cui si forma il feto. Il rischio sembra esserci anche, ma in misura minore, quando il virus viene acquisito nel 2 ° trimestre di gravidanza. Dal 3 ° trimestre, il rischio di microcefalia è basso perché il feto è completamente formato.
Le persone che sono state infettate dal virus Zika sviluppano una reattività immunitaria contro la malattia. Ma ancora non sappiamo se questa difesa immunologica duri per tutta la vita. Dato che fino ad oggi non si dispone di un vaccino l’unico mezzo di prevenzione è evitare la puntura delle zanzare, che pungono anche di giorno, adoperando camice a maniche lunghe, zanzariere e repellenti.

Per saperne di più:
http://www.cdc.gov/zika/

 
Raffaele Iandoli
raffaeleiandoli.ilponte@gmail.com

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