UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI SALERNO “ISOLA FELICE DEL SUD ITALIA”
VIAGGIO NEL MODERNO ATENEO, PER CONOSCERE LA PRIMA REALTA’ UNIVERSITARIA DEL SUD
Nel piccolo Comune di Fisciano, sito a circa 300 m s.l.m., sorge quella che può essere definita, a tutti gli effetti, “l’Isola accademica felice del Sud Italia”, ovvero l’Università degli Studi di Salerno. L’Ateneo, sorto nel 1969 con l’istituzione della Facoltà di Lettere e Filosofia, è ad oggi, secondo una classifica redatta dal prestigioso giornale di Economia “Il Sole 24 Ore”, la prima Università statale del Sud Italia, al ventiseiesimo posto in graduatoria nel panorama nazionale. La classifica, che tiene conto di dodici indicatori relativi a didattica e ricerca, fotografa in pieno lo “stato di grazia” dell’Università salernitana, divenuta ormai, già da qualche anno, vero e proprio punto di riferimento per migliaia di ragazzi in cerca di istruzione e di un futuro migliori. Al di là del numero totale degli iscritti (ben 35.010, secondo le statistiche del 2014), ciò che più colpisce di “UNISA” è la varietà e moltitudine dei corsi di laurea, triennale e magistrale ( e quindi delle Facoltà) proposti al pubblico. L’offerta didattica, infatti, spazia dalle materie scientifiche a quelle umanistiche, fino ad arrivare a quelle sanitarie, cercando di soddisfare ogni minima richiesta da parte dei prossimi immatricolati. Il corso di laurea, strutturato secondo un piano di studio triennale, che in breve presenteremo, è quello in “Scienze della Comunicazione”, attivato in Ateneo nei primi anni ’80. Secondo le statistiche pubblicate sul sito del MIUR(Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) nel 2013-2014, tale Facoltà vede iscritti 297 maschi e 406 femmine, a testimonianza di una quasi parità tra i sessi nella scelta di questo percorso, nonostante i restanti indirizzi umanistici siano invece maggiormente frequentati da ragazze. La quasi equivalenza maschi-femmine è dovuta maggiormente al fatto che, negli anni, “Scienze della Comunicazione” è sempre stata vista come un’opportunità da tutti quei ragazzi con la speranza di diventare futuri giornalisti, firme note della carta stampata e che hanno guardato e guardano tuttora a tale Facoltà con grande interesse ed ammirazione; oggi, però, anche a causa dell’enorme competizione in ambito giornalistico, che rende sempre più tortuosa la strada verso il successo dei nuovi Enzo Biagi o Gianni Mura , occorre sapere che questo percorso di studi si presenta come un viatico capace di offrire sbocchi e alternative occupazionali vari e variegati. Sono sempre più, infatti, gli studenti che si cimentano in questa Facoltà con il sogno nel cassetto di avvicinarsi al mondo del cinema e dello spettacolo, di diventare grandi registi o personaggi di spicco e di interesse pubblico, come non mancano, anzi sono in forte crescita, gli allievi che pensano ad un avvenire nel mondo della pubblicità e del marketing, due ambiti particolarmente battuti dai comunicatori del domani. Per lo studente che decide di iscriversi a questa Facoltà presso UNISA, c’è in primis l’obbligo di superare un test a numero chiuso, che solitamente si svolge nelle prime settimane di settembre; la prova d’ingresso prevede 60 domande a risposta multipla, divise in 3 sezioni principali: competenze di lingua italiana, competenze logico-matematiche e competenze di lingua inglese, competenze di cultura generale. Sono circa 200 i ragazzi che hanno accesso, ogni anno, a questo corso di laurea; questi, una volta superato il primo scoglio, hanno la possibilità di scegliere tra tre indirizzi di studio: “Linguaggi e Comunicazione Audiovisiva”, ”Editoria e Comunicazione” e “Comunicazione d’impresa e Comunicazione pubblica”. I tre indirizzi, seppur presentino un gran numero di esami corrispondenti, differiscono in alcuni casi; in particolare, il primo e il secondo indirizzo, pur spaziando tra discipline varie, danno maggiore importanza allo studio della sociologia (in primis della sociologia della comunicazione), all’approfondimento dello studio riguardante i media e la relazione uomo-media; il terzo indirizzo, invece, predilige l’aspetto economico della comunicazione, focalizzando maggiormente l’attenzione su materie come economia e marketing, che possano essere trampolino di lancio per il comunicatore all’interno di un’impresa e di qualsiasi organizzazione sia pubblica che privata.
L’indirizzo da me scelto 3 anni fa è stato quello relativo alla comunicazione audiovisiva, che mi ha permesso di comprendere l’iter della comunicazione, la sua evoluzione nel tempo e dunque il passaggio dall’analogico al digitale, fino ad arrivare al 3D; fondamentale, a tal proposito, è stato lo studio di materie come Semiotica, con un accurato approfondimento riguardante quei segni e quei gesti da cui tutto parte ancor prima della parola, come significativo è stato anche l’approcciarsi a discipline come Sociologia della Comunicazione o Sociologia dei processi culturali; materie queste ultime che hanno permesso lo sviluppo del pensiero moderno e delle teorie sulla cui base sono state erette le fondamenta della società odierna e del suo complesso funzionamento.
Non nego di essere uno di quelli che inizialmente guardava, erroneamente, a “Scienze della Comunicazione” come ad un surrogato del giornalismo; nel momento in cui scelsi tale Facoltà, anche a causa della cattiva informazione in mio possesso, avevo un’idea totalmente sbagliata di cosa potesse riservarmi questo percorso di studi; fortunatamente, grazie al tempo, ho compreso invece quanto questa Facoltà sia capace di andare oltre e ho finito per interessarmi maggiormente alle materie “economiche” piuttosto che a quelle sociologiche, forse anche a causa di un maggior bisogno di praticità, aldilà della tanta teoria studiata. Ecco, questa è , a mio avviso, una delle più grandi pecche del mio percorso di studi, ma, in generale, anche del sistema universitario italiano, se messo a confronto con quelli di altre realtà europee, dove spesso è proprio il “lavoro sul campo” ad avere la meglio sullo studio della teoria, che è senza ombra di dubbio fondamentale, ma non ha valore assoluto se non affiancato dalla giusta esperienza. Quell’esperienza, tanto ricercata oggi nel mondo del lavoro, ma solo minimamente posseduta dai giovani laureati italiani, sempre più in difficoltà nella ricerca della prima occupazione.
DAVIDE DE IASI (TIROCINANTE PRESSO LA REDAZIONE DE IL PONTE)
wolfdave93@hotmail.it