Le fasi lunari e la medicina
Le fasi lunari e la medicina
Nella descrizione delle alterazioni indotte dalle malattie, il più delle volte sono adoperati termini figurati che prendono spunto dalla natura. In questi casi anche la terminologia medica risente dell’influenza delle fasi del nostro satellite.
“Viso a Luna piena” è il termine tecnico con il quale si indicano le modifiche che il viso dei pazienti subisce dopo una protratta terapia con il cortisone, ed è un esempio di quanto l’aspetto delle fasi lunari abbia influenzato la terminologia medica.
Anche in dermatologia l’aspetto delle fasi lunari è stato utilizzato come modello per la descrizione degli aspetti particolari che le manifestazioni cutanee possono assumere.
In un antico trattato di dermatologia, nel capitolo dedicato alle malattie esantematiche, si legge:
“Piccole macchie a mo’ di Luna crescente, sotto cui appaiono per la maggior parte le macchie del morbillo”.
Il rapporto tra la Luna e la dermatologia è legato anche al colore che alcune malattie della pelle possono assumere. Mentre con il nome di “macchie di Sole” sono indicate quelle malattie della pelle caratterizzate da lesioni scure (dal marrone al nero), con il termine di “macchie di Luna” sono state indicate quelle malattie caratterizzate dalla comparsa di lesioni bianche sulla cute.
Nel primo caso il Sole ha un reale ruolo patogenetico, nel secondo la luce del nostro satellite non ha alcuna responsabilità nella comparsa della malattia, ma è nominata solo per la similitudine del colore.
Le macchie chiare della pelle sono dovute all’assenza, o al cattivo funzionamento, di un tipo particolare di cellule cutanee chiamate melanociti. La quantità di tali cellule nella cute è geneticamente controllata.
Di conseguenza, alcune volte le macchie chiare sulla pelle saranno dovute a cause genetiche, in altri casi si presenteranno come conseguenza di un danno cutaneo acquisito nel corso della vita.
Le macchie chiare sulla cute possono essere presenti già alla nascita, e in passato erano indicate nel gergo comune con il termine di “voglie”, un disturbo genetico dello sviluppo dei melanociti che non ha alcuna relazione con il fatto che la madre abbia guardato la Luna, o dormito sotto la luce dei suoi raggi, né con quanto aveva desiderato mangiare.
Le malattie acquisite della pelle, generalmente caratterizzate da un gran numero di “macchie di Luna”, sono ad esempio quelle discromie post infettive che seguono dermopatie quali le micosi. Molto comuni sono le macchie bianche rotondeggianti o falciformi che compaiono sulla schiena, il torace e le spalle di persone affette dalla pitiriasi versicolor acromizzante, il comune fungo di mare. In questi casi, il micete produce una sostanza chimica che blocca il passaggio della melanina, il pigmento che rende abbronzata la pelle, dal melanocita che la produce alle altre cellule della pelle che la devono assorbire per proteggersi dai raggi ultravioletti e il colore naturale del gruppo etnico cui si appartiene.
In altri casi, le macchie di Luna sono dovute a cause genetiche, come nel caso dell’albinismo e della vitiligine.
La vitiligine è una malattia sia geneticamente determinata che legata a fattori ambientali. Viene definita come a etiologia sconosciuta, ma sono state elaborate diverse teorie per stabilire perché compare.
Può presentarsi a qualsiasi età della vita, con macchie bianche spesso disposte in modo simmetrico sul corpo, molto più chiare della pelle circostante, che possono progressivamente estendersi fino a interessare tutta la cute.
Una terapia sicura di questa malattia non è stata ancora scoperta. La fototerapia è uno dei metodi più efficaci di cui disponiamo: si fonda sulla capacità dei raggi ultravioletti di stimolare il funzionamento dei melanociti. Viene eseguita adoperando particolari lampade che emettono radiazioni non ionizzanti di lunghezza d’onda stabilita. La PUVA (psoraleni più UV-A) è la metodica tradizionale che si avvale di lampade che emettono raggi ultravioletti A e prevede l’assunzione di particolari farmaci per via orale. Personalmente, preferisco adoperare la metodica detta “UVB a banda stretta”.
Con questo metodo si possono adoperare esclusivamente una frazione degli ultravioletti B (UVB-NB) senza dover assumere farmaci particolari, gli psoraleni, che vengono adoperati per rendere le cellule della pelle maggiormente sensibili ai raggi ultravioletti A, ma che possono provocare anche effetti collaterali sistemici.
Con questo metodo si curano le “macchie di Luna” proprio con i raggi che provocano la comparsa delle “macchie di Sole”. La natura cerca sempre di raggiungere e mantenere quell’equilibrio che le malattie tentano di distruggere.
Per saperne di più:
– P. Rayer, “Trattato Teorico e Pratico dei Mali della Pelle”. Paolo e Andrea Molina, 1830.
– Macchie di Luna sulla pelle in “Viversani e belli” del 23 aprile 2004.
– “Pelle come la Luna”. VanityFair.it
Raffaele Iandoli
raffaeleiandoli.ilponte@gmail.com