TORNA IL VIRUS EBOLA?
TORNA IL VIRUS EBOLA?
Dopo circa nove mesi che era stata dichiarata guarita, dopo le cure ricevute al London Hospital di Londra, dove era stata ricoverata in isolamento, l’infermiera inglese Pauline Cafferkey, ha visto improvvisamente ripresentarsi i sintomi dell’ ebola ed ora versa in gravi condizioni. I medici hanno dichiarato che la paziente, dopo un peggioramento, è stata trasferita al Queen Elizabeth University Hospital di Glasgow, per complicazioni.
E’ una ricaduta? In ogni caso, vuol dire che il virus non era mai stato eliminato del tutto, che si era nascosto e che ha avuto la capacità di diventare nuovamente attivo e di riprodursi. Eppure da circa un anno il virus mortale non era più identificabile nei liquidi biologici della paziente, l’infermiera aveva ripreso le normali attività quotidiane.
Il caso fa discutere l’intera comunità medico-scientifica perché si rende necessario monitorare almeno una parte dei circa 18mila pazienti che hanno contratto la malattia in passato e che potrebbero diventare elementi di contagio, anche se guariti.
Ma come mai il virus ha una resistenza così forte?
Facciamo un passo indietro:
Cos’è e quando si è presentato per la prima volta il virus Ebola?
La malattia da virus Ebola (Evd), già nota come febbre emorragica da virus Ebola, è una malattia grave e potenzialmente fatale.
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), virus ad Rna del genere Ebola fanno parte della famiglia dei Filoviridae (filovirus). A questa famiglia appartengono anche il genere Marburgvirus e il genere Cuevavirus.
Sono stati identificati cinque diverse specie di virus ebola:
- Bundibugyo ebolavirus (Bdbv)
- Zaire ebolavirus (Ebov)
- Reston ebolavirus (Restv)
- Sudan ebolavirus (Sudv)
- Taї Forest ebolavirus (Tafv).
Solo Bdbv, Ebov e Sudv sono stati associati a grandi epidemie da Evd in Africa.
Per maggiori informazioni leggi la pagina EpiCentro dedicata agli aspetti epidemiologici di Evd (in Italia, nel mondo), la cronologia delle epidemie da Evd dal 1976 al 2012 e le mappe prodotte dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Leggi anche le pagine dedicate ad Evd dell’Oms e dell’Ecdc.
Trasmissione
L’introduzione del virus Ebola in comunità umane avviene attraverso il contatto con sangue, secrezioni, organi o altri fluidi corporei di animali infetti. In Africa è stata documentata l’infezione a seguito di contatto con scimpanzé, gorilla, pipistrelli della frutta (Pteropodidae), scimmie, antilopi e porcospini trovati malati o morti nella foresta pluviale (Fonte Oms).
La trasmissione avviene per contatto interumano diretto con organi, sangue e altri fluidi biologici (es saliva, urina, vomito) di soggetti infetti (vivi o morti) e indiretto con ambienti contaminati da tali fluidi.
In Africa, dove si sono verificate le epidemie più gravi, le cerimonie di sepoltura e il diretto contatto con il cadavere dei defunti hanno probabilmente avuto un ruolo non trascurabile nella diffusione della malattia.
È documentata anche la trasmissione nosocomiale per contatto diretto tra personale sanitario e pazienti affetti da Evd.
I risultati preliminari di uno studio, pubblicato il 14 ottobre 2015 sul New England Medical Journal, hanno dimostrato che, in alcuni casi, uomini sopravvissuti alla malattia da virus Ebola (Evd) causata da Ebov possono produrre liquido seminale che risulta positivo al virus tramite Real time polymerase chain reaction (Rt-Pcr) almeno fino a 9 mesi dopo l’infezione acuta. Questo studio, condotto in Sierra Leone congiuntamente dal Ministero della Salute della Sierra Leone, dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dal Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) americano, rivaluta la possibile persistenza del virus Ebola nei fluidi biologici di soggetti sopravvissuti all’infezione. Al momento non è noto per quanto tempo il virus possa persistere nel liquido seminale. Questo studio, una volta completato, valuterà i tempi di clearance del virus Ebola dal liquido seminale e valuterà la persistenza del virus in altri liquidi biologici di uomini e donne sopravvissuti all’infezione. Sebbene la persistenza virale nel liquido seminale suggerisca la possibilità di una trasmissione per via sessuale del virus Ebola, l’assenza di nuovi casi di Evd per 300 giorni in comunità della Sierra Leone con un numero elevato di sopravvissuti all’infezione, sembra indicare che questo sia un evento raro. Per maggiori informazioni leggi il comunicato dell’Oms “Persistent virus in people recovering from Ebola virus disease” e l’articolo sul New England Medical Journal “Ebola RNA Persistence in Semen of Ebola Virus Disease Survivors — Preliminary Report”.
Infezioni asintomatiche sono state documentate in uomini adulti in buona salute a contatto con scimmie o maiali infetti da Restv, suggerendo che Restv potrebbe essere meno patogeno per l’uomo rispetto ad altre specie di ebolavirus. Non è noto tuttavia se ciò sia applicabile a tutti i gruppi di popolazione (inclusi immunodepressi, persone affette da patologie croniche, bambini, donne in gravidanza).
Sintomi della malattia e decorso clinico
L’infezione ha un decorso acuto e non è descritto lo stato di portatore. I soggetti affetti da Evd sono contagiosi fino a quando il virus è presente nel sangue e nelle secrezioni biologiche. E’ documentata la persistenza di ebolavirus nel liquido spermatico fino a 61 giorni dopo l’esordio clinico di Evd (Fonte Oms).
L’incubazione può andare da 2 a 21 giorni, a cui fa seguito generalmente un esordio acuto caratterizzato da febbre, astenia, mialgie, artralgie e cefalea. Con il progredire della patologia possono comparire astenia profonda, anoressia, diarrea (acquosa talvolta con presenza di muco e sangue), nausea e vomito. Questa prima fase prodromica può durare fino a 10 giorni.
La malattia evolve con la comparsa di segni e sintomi ascrivibili a danni in diversi organi e apparati. Oltre a segni di prostrazione, possono essere presenti segni e sintomi di alterazioni nella funzione epatica e renale, respiratoria, gastrointestinale, del sistema nervoso centrale (cefalea, confusione), vascolare (iniezione congiuntivale/faringea), cutaneo (esantema maculo papuloso).
I fenomeni emorragici, sia cutanei che viscerali, compaiono in oltre la metà dei pazienti affetti da Evd, in genere dopo una settimana dall’esordio. Si può trattare di sanguinamenti a carico del tratto gastrointestinale (ematemesi e melena), petecchie, epistassi, ematuria, emorragie sottocongiuntivali e gengivali, meno-metrorragie. Alcuni pazienti presentano emorragie estese e coagulazione intravasale disseminata (Cid). Nella fase terminale della Evd il quadro clinico è caratterizzato da tachipnea, anuria, shock ipovolemico, sindrome da insufficienza multi-organo.
La letalità, a seconda della specie di ebolavirus, varia dal 25% al 90%.
Per maggiori informazioni consultare le pagine dedicate ad Evd dell’Oms e dell’Ecdc, e le domande e risposte e la scheda informativa sul virus Ebola prodotti dal Ministero della Salute italiano.