Trapassato remoto
Trapassato remoto
Il trapassato remoto è una forma verbale che indica fatti che si sono svolti poco prima di un momento indicato dal passato remoto. Il congiuntivo trapassato (o congiuntivo piuccheperfetto) è una forma verbale usata per descrivere un fatto visto come non reale o non obiettivo, che si distingue per l’anteriorità temporale rispetto ad un momento passato e viene spesso utilizzata nella formazione del periodo ipotetico dell’irrealtà con riferimento al passato
Questi ricordi di grammatica mi sono stati di aiuto mentre pensavo ad alcune vicende della politica nostrana che mi sforzavo di capire.
Mi riferisco alla decisione dell’ex governatore (ed ex primo cittadino di Napoli) Bassolino di volersi candidare alle primarie per la designazione del candidato sindaco nella città dove ha governato per quasi un ventennio.
Mi spiego. Se qualcuno, dopo i risultati delle prossime elezioni napoletane, dovesse dire: “Se avessimo candidato sindaco Bassolino avremmo vinto ed avremmo fatto la cosa migliore per Napoli”, questo sarebbe un efficace esempio di congiuntivo trapassato, la forma corretta per spiegare un fatto o una vicenda vista come “irreale” e certamente non obiettiva né veritiera!
Oggi, qualcuno potrebbe mai immaginare che i democratici debbono necessariamente “ritornare al passato” (meglio al trapassato remoto) per provare a vincere a Napoli? Qualcuno crede che i napoletani abbiano già dimenticato il disastro dell’esperienza bassoliniana alla guida della Regione? Ed infine, qualcuno è veramente convinto che un politico come Bassolino, che ha fatto solo quel “mestiere” da quando portava i calzoncini corti, possa incarnare i sogni di riscatto del popolo partenopeo e soprattutto dei giovani napoletani?
Mi chiedo: quale è la “nostalgia” che strugge l’animo di un politico come Bassolino? La nostalgia del servizio o quella del potere? Cosa lo angoscia di più: l’impossibilità di essere al centro delle decisioni più importanti della sua città o la difficoltà a rendersi utile ai suoi concittadini?
La risposta (che vale per Bassolino ma che può essere applicata a “tutti gli ex” che rischiano la depressione per effetto della rinuncia forzata alla politica attiva) è semplice, addirittura ovvia. A costoro manca solo il potere, perché se veramente volessero mettersi al servizio delle loro comunità avrebbero cento modalità, cento occasioni e cento possibilità per farlo! A cominciare, ad esempio, dal riflettere sugli errori commessi: provando a raccontarli, caso mai, in un libro di memorie (che possa essere utile ai giovani che vogliono accostarsi alla politica). Per passare, poi, ad esercitare quell’autorevolezza morale (mi riferisco a quei politici, e sono pochi, che se la sono guadagnata sul campo) necessaria per convincere gli allievi a non ripetere i loro stessi errori e ad interpretare il ruolo del politico solo ed esclusivamente al servizio del bene comune! Infine, potrebbero (quelli che hanno ancora energie da spendere) impegnarsi in altri campi e settori della vita sociale che producono benefici ed utilità soprattutto a favore delle persone svantaggiate ed emarginate delle nostre comunità!
Ce ne sarebbero di cose da fare, anche per rimediare, in parte, ai guai commessi! Purtroppo, è difficile che costoro possano coinvolgersi in un “nuova” vita che li ringiovanirebbe e li aiuterebbe a riscoprire il meglio di sé! A volte, nemmeno una malattia importante (che metterebbe in ginocchio chiunque) riesce a distoglierli dalla fame di potere e di successo anziché convincerli alla “diaconia” anche laica a favore della comunità!
Molto probabilmente è anche colpa nostra: perché raramente sappiamo premiare quelli che spendono la propria vita al servizio degli altri e perché, invece, più facilmente ci piace omaggiare i potenti di turno (a prescindere dall’aver ricevuto dei benefici) solo perché potremmo avere bisogno del loro aiuto o solo perché ci piace sentirci amici di costoro!
Perciò questa politica ha fatto (e fa) i guai che conosciamo: distruggendo il senso di comunità, disprezzando l’amore per l’onestà, la correttezza e la sobrietà delle persone, allontanando quelli che avrebbero potuto mettere, gratuitamente, le loro capacità e le loro intelligenze al servizio di tutti!
Tornando a Bassolino ed al suo passato, molto remoto, di esponente delle corrente ingraiana del vecchio PCI, mi piacerebbe chiedergli: è veramente convinto di non aver mai tradito, quando è stato sindaco e governatore, i valori e gli ideali del PCI incarnati dal leader della sua corrente? Ed ancora, in che modo la questione morale del compagno Berlinguer ha ispirato la sua esperienza di amministratore? Infine, quante volte ha denunciato i tentativi di corruzione della sua persona, se mai posti in essere da quei soggetti che amano ammaliare i potenti : quelli di cui sono pieni i fascicoli delle vicende giudiziarie del nostro Paese e che raramente sono scoperti grazie a politici onesti ?
Se vuole, potremmo anche organizzare una pubblica riflessione, su questi temi, nella nostra città: potrebbe venire a farci una lezione, da solo o, se gli è più comodo, anche insieme ad altri politici della nostra provincia, ove mai costoro vivessero le sue stesse difficoltà! Sarebbe già un bel modo per cominciare a “fare altro”, senza fare altri danni … !!